I vini per la Pasqua augurandoci la pace
La Pasqua è la festività che celebra e invoca la pace e mai come quest’anno ci auguriamo possa regnare nei cuori dei popoli in guerra. Certo loro non saranno seduti intorno alla tavola imbandita a festa e a chiedersi quali vini abbinare a questo o a quello.
Siamo fortunati, pertanto cerchiamo di dare il giusto valore a questi momenti mistici e nel ritrovarci con le persone a noi care.
Le festività in Italia, viva Dio, sono scandite e celebrate da piatti storici che vogliamo ritrovare, che richiamano l’entrata della primavera nel caso della Pasqua, e quindi della vita tra i campi agricoli e in natura. Solo poter ammirare lo spettacolo della ripresa del ciclo biologico in forma di fiori, germogli, animaletti vari in amore, è una grande fortuna.
Così come dedicarsi alla scelta dei vini da abbinare alle diverse portate.
Si inizia il pranzo un po’ ovunque con i salumi, la ricotta salata e qualche formaggio locale – stappiamo in questo caso un Lambrusco, un vino pensato proprio per queste pietanze e per saldare la convivialità.
Anche nei pic nic fuori porta è la compagnia ideale: Lambrusco Reggiano Secco Pra di Bosso Storico di Casali, l’azienda si dedica da più di 100 anni al Lambrusco e riprende questa straordinaria tradizione emiliana dandole il valore che merita con questa etichetta che punta al massimo sulla qualità. Sa riportare finezza e profondità al vino, capace di rompere gli schemi legati alle tante banalità dette sul Lambrusco. Le uve sono allevate in collina e il blend è composto da 60% di salamino, 30% maestri (tipico vitigno di Parma) e 10% malbo gentile. Sottile e di notevole finezza sia nei profumi che all’assaggio, riporta il frutto della melagrana e del mirtillo scuro, leggiadro nel tocco floreale di geranio, poi rabarbaro e un sussurro di spezia pepata. Mantiene l’andamento sottile anche il sorso, espressivo e molto piacevole, succoso e masticabile, la precisione accentua la sua piacevolezza giocata sulla pienezza e sull’eleganza, la bollicina delicata e eterea conferisce sostegno alla beva insieme alla freschezza e alla discreta trama tannica.
Carciofi alla brace un altro momento goloso un po’ lungo tutto lo stivale.
Spesso il wine pairing è arduo in questo caso, ma basta non scegliere un vino spigoloso. ERA 79 Vesuvio Lacryma Christi 2020 di Tenuta Augustea, azienda storica alla quarta generazione ai piedi del vulcano. Un bianco vulcanico da uve caprettone in prevalenza e piccola percentuale di falanghina, che punta all’eleganza, con sentori delicati di fiori bianchi e susina, piccole erbe aromatiche, sorso leggiadro, sottile e fresco, ma non tagliente, solare in ogni sua espressione.
La prima portata importante è diversa nelle varie regioni, ma un po’ ovunque c’è un timballo di pasta, e da noi napoletani regna la minestra maritata con le piccole verdure di questa stagione.
Scegliamo un bel rosso leggiadro: possiamo pescare nei Campi Flegrei, altra terra vulcanica con una storia millenaria legata alle vigne e al vino. Qui incontriamo il Piedirosso, vitigno straordinario che offre bevute memorabili nei tempi lunghi.
Piedirosso dei Campi Flegrei Vigna Madre 2018, è l’essenza del piedirosso dei Campi Flegrei, esaltato da un misto di passione e competenza che messi insieme, in questa misura, rende straordinario il vino. Scuro nei profumi di mirtillo, more, intenso, richiama poi con eleganza la viola, il carrubo e pepe nero. Agile e scattante il sorso, succoso, meravigliosamente fresco, appena tannico, conduce un bel ritmo che sa coinvolgere lungamente.
La seconda portata prevede quasi sempre l’agnello, una antica usanza che non mi piace per nulla.
Ci vuole un rosso che abbia corpo e anche tannini che si facciano sentire e secondo me il regno di questa tipologia di bevuta è il Chainti.
Badia a Coltibuono rappresenta la memoria storica del territorio con i suoi oltre mille anni di attività agricola e vitivinicola. Una esperienza indimenticabile visitarla. L’azienda produce diverse etichette, e particolarmente buono e interessante è Sangioveto 2015: 100% sangiovese dalle vigne vecchie di almeno 30 anni, fermentato in tini di legno dove segue una lunga macerazione. Molto espressivo e coinvolgente sia al naso che all’assaggio, si delinea su toni scuri di mora, carrubo, pepe nero, poi caffè e cioccolato amaro. All’assaggio sa coinvolgere, austero nell’anima tannica, dinamico, piacevolissimo nella freschezza che induce a sorseggiarlo a lungo.
Il momento della dolce chiusura vede l’assaggio diffuso di colombe, mentre da noi a Napoli impera la pastiera che anno per anno conquista anche altri territori italiani e oltre, delicato il casatiello dolce non ce lo facciamo mancare.
L’Alto Adige ha dedicato la doc Moscato Giallo a questa tipologia di vini che, a differenza di quello che si pensa, nei luoghi freddi raggiungono sentori unici e bevute piacevolissime. Baronesse Moscato Giallo Passito Alto Adige di Nals Margreid ne è un’ottima interpretazione, solare e mediterraneo nei profumi di albicocca, agrume candito, miele e noce moscata, dinamico l’assaggio nel gioco di sapori ora dolci, poi freschi e sapidi.
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