Amaro Amara, l’inno alcolico all’arancia rossa di Sicilia

Marina Alaimogio 4 ago 2022

Quando ho sorseggiato per la prima volta l’Amaro Amara era del tutto sconosciuto. Ero seduta ad un piccolo bar vicino la porta di entrata alla bellissima Noto, l’imponente Porta Reale, in un orario di calma piena. Le strade erano quasi deserte e di fronte, sul palazzo barocco, c’era un falchetto che mi guardava incuriosito. Ne ho un fermo immagine vivissimo, sembrava la scena di un film intenta a proiettare il fascino esclusivo di certi luoghi lenti e affascinanti della Sicilia. Noto iniziava a rinascere dall’oblio nel quale era sprofondata per incuria, in seguito ai danni subiti nei tanti terremoti che hanno devastato la valle. Grazie ad una sinergia di menti illuminate si riappropriava del suo splendore e di una vitalità raggiante. Appena messo il naso nel bicchiere con l’Amaro Amara, servito on the rocks, mi convinsi che fosse un bere speciale, e il sorso confermava la genialità di chi aveva avuto l’intuito giusto.

Da lì a poco diventò un grande successo, la ricetta era quella giusta, sapeva esaltare l’oro rosso di Sicilia con rara sensibilità. Forse è il progetto che più di tutti rende merito a questo agrume straordinario, infinitamente generoso, meritevole di ben altro riscontro dai mercati che lo accolgono.

Frutto antico che si è magnificamente adattato alla zona orientale della Sicilia, intorno all’Etna, dove le escursioni giorno notte e i suoli vulcanici lo rendono così speciale nel sapore, quanto nel colore rosso ricco di antociani. La sua storia si incrocia con le incursioni arabe e le contaminazioni culturali continue, scambievoli, con questa civiltà. Furono loro a scoprirne le virtù di sapori e dei valori nutrizionali. La raccolta è a sua volta generosa, va da dicembre a maggio: le arance Tarocco sono raccolte dalla metà di dicembre fino alla metà del mese di maggio, la varietà Moro tra dicembre e febbraio, la Sanguinello, invece, va da febbraio ad aprile.

Il noto liquore siciliano nasce nel 2014, negli aranceti del giovane Eduardo Strano, colui che ha avuto l’idea geniale di produrlo così come lo conosciamo. Gli studi in economia e in marketing lo hanno aiutato moltissimo nella scelta di impostazione e strategia del progetto, unitamente alle lunghe passeggiate tra i giardini di arance rosse di famiglia condotte insieme al nonno.

Le arance rosse Sicilia igp per la produzione di Amara provengono dagli aranceti di proprietà a Misterbianco sull’Etna, in contrada San Martino. Il resto è già storia, considerando che la troviamo quasi in tutte le carte della media e alta ristorazione siciliana, spesso anche oltre, così come all’estero e sa essere protagonista del mondo della mixology – registra un incremento di vendite del 30% all’anno.

Seguici su facebook foodclub.it

Entra nel vivo della discussione sul nostro gruppo, un luogo libero dove professionisti della ristorazione, clienti e #foodlovers si confrontano sui temi del giorno: Join the #foodclubbers Be#foodclubber

Altri articoli