Caiazzo e la pizza: i Pepe sono la famiglia numero 1
A Caiazzo si è sempre fatta la pizza".
Toh, guarda un po': come nel resto d'Italia e del mondo.
Abbiamo voluto chiamarle in ogni modo possibile per distinguerne origini, storicità e territorio ma farina e acqua, messe insieme e cotte su fuoco, esistono da sempre.
Vien da sé, dunque, che se si nominano i Pepe non c'è alcuna invenzione. Nemmeno guardando soltanto al territorio esclusivamente di Caiazzo.
"I" Pepe, sì, uso il plurale!
E non solo pensando ai fratelli Franco, Antonio e Massimiliano bensì tirando in ballo pure ben altre tre generazioni: (riferendoci ai suddetti fratelli) quella del nonno, Ciccio; quella del padre, Stefano; quella dei figli di Antonio e Franco ovvero rispettivamente i giovanissimi Gianmarco e Stefano (per citare i due rampolli pizzaioli),
Quattro generazioni, quattro epoche diverse che hanno visto, stanno vedendo e vedranno ancora i cambiamenti che si susseguono con la conseguente scelta di adattarsi ad essi seguendo due vie, principalmente: la corsa verso il tentativo di anticipazione di essi grazie alla sana curiosità incentivata dalla frequentazione del mondo fuori ed alla presenza di quest'ultimo ai propri tavoli; OPPURE la ferma consapevolezza di sentirsi al passo con la propria offerta, legata a tradizioni che ci si auspica tutti possano non mutare e per tenere viva la memoria affettiva e per tenere salda la memoria palatale.
La differenza maggiore tra Antica Osteria Pizzeria Pepe e Pepe in Grani è proprio questa.
E si muove sulle stesse corde dei rispettivi leader che le gestiscono: Nino e Massimo, nella pizzeria di famiglia che è essa stessa testimonianza di adattamenti - basti pensare che nonno Ciccio pur avendo inserito la pizza era più per "pane e vino" mentre con il subentrare di Stefano, negli anni 60, l'Osteria mette l'accento sul lato pizzeria.
Leggendo versioni e storie raccontate si possono cogliere - tra le righe - tutte le spiegazioni di cui necessitiamo per capire quanto ci potrebbe interessare essendo appassionati di food e delle novità che in esso ci esaltano; diverso è il discorso se siamo pettegoli e appassionati di soap opere sudamericane e Forum.
In 60 anni e più quasi nulla è cambiato nella pizzeria di famiglia, questo ci farà pensare sicuramente e immediatamente alle pizze storiche ed all'ambiente familiare ma potrebbe anche darci una opportunità di riflessione su quanto è venuto dopo con il distacco di Franco Pepe per dar vita a Pepe in Grani.
La voglia di dire e sapere e dare di più per/con la pizza, la necessità di evolversi che non vuol dire (come poi è stato dimostrato) staccarsi dalla famiglia o dal territorio o da quanto le due generazioni precedenti abbiano reso grande sono motori forti nella spinta di Franco Pepe a poter esprimere la propria idea e la propria identità in un prodotto ed una location che lo rappresentasse a pieno. Cosa che non vuol dire rinnegare le origini ma potergli dare la possibilità di diramarsi, ancora e ancora.
Sicuramente Franco non poteva sapere come sarebbe andata, ma solitamente ci sono delle cose che ci spingono a definire capace un imprenditore: investimenti, aggiornamenti e continuità. E non ci dovrebbe manco interessare se siano state ad opera del fattore Qulo oppure dell'intuito di uno/tanti o addirittura se abbiano creato fraintendimenti e dissapori familiari.
Se anche ci fossero (stati) dovremmo cancellarli dalle nostre chiacchiere!
A proposito di cancel culture,
il primo esempio sta nel fare il giochetto volontario di omettere spesso Franco dai meritevoli di aver fatto sì che il marchio Pepe sia divenuto sinonimo di pizza a Caiazzo; invece viene aggiunto solo dopo, come per parlare di una pizzeria “numero 2” cosa che contesto solo perché la scelta stessa delle parole e del linguaggio ha lo scopo di confondere furbamente il lettore sulla base della comunicazione che certi stessi autori mettono in circolo.
Possiamo ricordarci - e non dobbiamo manco andare troppo lontani con la memoria - che proprio queste stesse genti hanno proclamato Pepe in Grani a Caiazzo la pizzeria numero 1 per qualche anno di seguito. Un riconoscimento che sicuramente fa sempre piacere a chi lo riceve e che quindi è stato decantato dallo stesso Sig. Pepe in un loop di popolarità: Pepe parla della classifica e la classifica parla di Pepe; la figura di Pepe prende il largo nella gastronomia mondiale e la classifica fa da biglietto da visita.
Insomma, viaggiavano insieme.
Fino al momento in cui succede qualcosa che non ci è dato sapere e Pepe perde non solo il posto ma addirittura il podio, continuando a perdere di anno in anno sempre più posizioni, almeno con la stessa rapidità della notorietà che invece continua a salire.
Ah... scusate, non lo avevo specificato: parlavo del signor Pepe riferendomi a Franco!
Perché è lui che con Pepe in Grani è stato eletto migliore al mondo per tre anni di fila in una classifica che non vede la presenza di Antica Osteria Pizzeria Pepe - se non nella sezione Pizzerie Eccellenti, l'ennesimo sotterfugio per non tralasciare nessuno - ovvero la pizzeria numero 1 a Caiazzo sempre secondo le stesse persone.
[Intanto però non si fa parola del fatto che Gambero Rosso continui a premiare l'Antica Osteria Pizzeria Pepe con due spicchi, anche nell'edizione attuale.]
Tutta questa cercata confusione non suggerisce altro che una chiara misura della mancata percezione della realtà da parte degli autori di queste burlonate:
Pepe in Grani non nasce DA Antica Osteria Pizzeria Pepe, parliamo invece di una entità a parte, un progetto totalmente nuovo con una mira ed una funzione completamente diverse.
Onorabile il lavoro e la costanza dell'Antica Osteria Pizzeria Pepe ma credo non sia pensabile che prima del 2012 si potesse parlare di sinonimia con la pizza per l'alto casertano. Fuori da ogni dubbio è che si mettesse allora e si metta ancora oggi a tavola un ottimo prodotto, ottimo a tal punto da aver spinto Franco il disertore a lasciare DICHIARATAMENTE intatti i cavalli di battaglia del papà Stefano: dal ripieno con scarole (crude) alla margherita (quella classica) sono orgogliosamente tenute in carta onorando la memoria di un padre innovatore che quel locale di nonno Ciccio aveva scelto di farlo più suo – avendone la possibilità – e aveva deciso di spalancare le porte a quella che gli sembrava la scelta più avanguardistica nonché maggiormente remunerativa a livello imprenditoriale e personale.
Dunque, si potrebbe dire che davanti a quel forno rimasto invariato sia sicuramente nata la più buona margherita di Caiazzo e che forse non c'è bisogno di altre qualifiche in quanto tale.
Al di là della piazza, invece, tra i vicoletti è nata la margherita sbagliata che simboleggia pienamente quanto detto sopra sulle scelte di franco: qualcosa di proprio, di personale, di sovversivo e di sfrontato che mette in discussione la tradizione senza perderne in semplicità, che valorizza molto più che il singolo mettendo in moto una macchina assai più complessa di cui ad oggi tutto l'alto casertano raccoglie i frutti.
Una pizza che con la sua immagine dà spazio a tutto quello che cerchiamo di non raccontarci e cioè a quanto il mondo pizza abbia un prima ed un dopo Franco Pepe: quella stessa margherita sbagliata fa da copertina ad uno dei tre volumi di Modernist Pizza di Nathan Myhrvold che ha scelto di dare seguito a Modernist Cuisine e Modernist Bread con quella che è considerata la Bibbia della Pizza Mondiale da tantissimi (ve ne abbiamo parlato qui). Esattamente un anno fa, in merito all'uscita della puntata di Chef s Table Netflix con Franco Pepe ho scritto: "farla “sbagliata” non vuol dire non abbia un rovescio positivo".
Beh, confermo!
Ecco, appunto Netflix! Un colosso mondiale dello streaming giunge in un paesello sconosciuto pure ai campani stessi fino ai primi anni duemila:
questo è il grado di luce (altro che buco nero!) che Franco Pepe ha dato a Caiazzo ed alla famiglia Pepe. Tutta.
Quella genetica e quella di "appartenenza", dai suoi fratelli di sangue a quelli di territorio che, sulla sua scia, hanno potuto generare una nuova economia, un circolo virtuoso di rinascita (per chi non lo sapesse, dovrebbe conoscere il progetto Pizza Hub!) anche a livello di turismo se si pensa alla crescita del numero di strutture ricettive o al flusso di visitatori annuali che si è raddoppiato, cifra che addirittura raddoppia ancora se si guarda agli stranieri.
Ebbene, visto che giochiamo con i fatti non posso fare a meno di chiedermi:
in una realtà parallela staremmo parlando del locale in Piazza Porta Vetere a Caiazzo così come parliamo da anni di Pepe in Grani.
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