Ciro Oliva: "il rione sanità è la mia essenza"

Francesca Brunzosab 9 mag 2020

Ai piedi della collina, nella vallata a metà strada tra Capodimonte e il centro storico, ci si trova in una zona che - per quanto sia definita “una periferia nel centro della città” – resta l’essenza della vera Napoli: quella del Rione Sanità. È quella Napoli fatta di vicoli, di bassi, di mercati urlanti all’aperto, di arte mista a quotidianità, di poesia cantata, di storia (forse) dimenticata, di continuo fermento, di costante desidero di rivalsa non al fine di una speranza ma allo scopo di un cambiamento concreto senza staccarsi dalla propria identità.

Il Rione Sanità nell’antichità era una valle cimiteriale al di sotto della collina di Capodimonte, poi la città ingrandendosi ne fece un’area abitata da nobili famiglie e ricca borghesia. Durante il decennio francese del 1800, la costruzione di un enorme ponte al di sopra della vallata aiutò la crescita urbanistica della città ma inevitabilmente decretò l’isolamento del rione.

Eppure la zona ha sempre saputo rinascere proprio dalle sue profondità. Oggi nel Rione Sanità c’è voglia di crescita e di riscatto in una vitalità tutta napoletana. Dal 2009 è stata affidata al territorio la gestione delle Catacombe di Napoli e tutto si è accelerato: partecipazione, rinascita e opportunità di posti di lavoro. Lavoro che ha prodotto un incremento considerevole del turismo nel quartiere nonché una maggiore consapevolezza delle potenzialità del Rione anche da parte di chi qui ha da sempre attività.

Pasolini diceva che per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla e allora chi può capire di più di un ragazzo nato e cresciuto nel Rione Sanità, che va viaggiato ed ha imparato ma che alla fine sempre a Napoli, nel suo rione, è tornato?

Dal suo Concettina Ai Tre Santi, in via Arena della Sanità, una chiacchierata con Ciro Oliva.

Ciro è un classe ’92, che non è semplicemente cresciuto nella pizzeria di famiglia e nel rione sanità. Entrambe infatti sono la sua essenza. Ha iniziato a lavorare nella pizzeria di famiglia nel 2011, introducendo nel tempo elementi personali che sono andati ad affiancare le pizze classiche di un tempo. Da qualche anno è proprio Ciro a guidare la Pizzeria, curandone ideazione e sviluppo delle pizze. Ciro è attento alla valorizzazione della tradizione tramite l’utilizzo delle materie prime del suo territorio e allo stesso tempo punta sempre all’innovazione. La sua frase “radici nel futuro” la dice lunga.

È cosi che Ciro con spirito imprenditoriale ha voglia di ridare al Rione Sanità, a Napoli e alla Campania quel che merita, ha improntato il suo locale sull’idea che un cibo semplice come la pizza possa diventare complesso e simbolo di alta cucina italiana.

Com’è la tua pizza, Ciro?

La mia è una Pizza molto Made in Napoli con caratteristiche però molto contemporanee. È mio padre Antonio che si assicura che l’impasto sia sempre perfetto, leggero e digeribile. Io cerco di dare una impronta innovativa provando a portare da noi prima di tutto i miei stessi concittadini e poi tutto il mondo.

Come è cambiato Concettina Ai Tre Santi?

La pizzeria è attiva dal 1951, quando mia nonna faceva pizze fritte e le faceva a credito, quando mia nonna impastava in un “basso” e vendeva le pizze proprio fuori da esso. Poi è arrivata l’attività nella stessa sede in cui oggi siamo ancora, con la stessa passione, con lo stesso impegno profondo per rendere migliore questo quartiere e fare bene a tutta la mia gente che è la mia famiglia. Ma i tempi cambiano e a noi piace cambiare, cercare un nuovo contesto per la tradizione e quindi ci siamo evoluti: lo stesso basso in cui mia nonna friggeva, noi oggi lo abbiamo adibito a cantina con più di 130 etichette ed è in continua crescita tutto il nostro progetto.

È fuori dubbio che prima dell’amore per la pizza, viva in te uno struggente amore per il tuo rione.

Io sono innamorato di Napoli, del Rione Sanità, della mia gente, del mio popolo, della nostra cultura, del nostro modo di fare rete e di unirci sempre, in ogni circostanza. Ed è grazie a tutto questo che mi sento orgoglioso di aver portato personalità di spicco in ogni campo dell'arte nel mio posto!

Di fatti sono tantissime le iniziative a favore e in soccorso di quelli che sono i luoghi delle tue origini.

L’idea è quella di condividere in primis i valori, perché il cuore di Napoli è grande. Per cui dalla pizza sospesa alla pizza solidale ho sempre cercato di essere presente sul mio territorio al massimo -se non oltre- le mie possibilità. Da qui nasce anche l’idea che per tutto il mese di Maggio faremo Margherita e Marinara a due euro per il quartiere. In questo momento bisogna stare vicini a tutti, la moneta non sta girando e non ci possiamo dimenticare di chi ha da badare anche ad un solo euro.

Vale sempre quella tua famosa frase “tutti hanno diritto ad una pizza”, insomma.

La Pizza è un prodotto tanto popolare quanto unico. Nei quartieri pop come il nostro, da San Gaetano alla Pignasecca, si torna alla pizza per riuscire a sopperire all’intero pasto. Attenzione, una unica pizza e senza niente più. Provo a dire che dobbiamo considerarci fortunati a poter dare una mano. Girando per il mondo ho visto posti e popoli che ben prima di questa crisi mondiale non avevano cibo per andare avanti, ho visto la povertà e credo noi abbiamo il dovere di intervenire lì dove possiamo. Il momento attuale è sicuramente buio per l’emergenza sanitaria ma il lato economico è allo stesso modo da non sottovalutare.

Direi che sei molto presente sia dal lato economico che dal lato della sanità campana. Ho visto foto di alcune consegne "speciali".

Sì, cerchiamo di essere molto vicini alla sanità campana. Abbiamo consegnato pizze al Cotugno, al Monaldi ed al Santobono. Domenica le pizze saranno consegnate all’ospedale Pausilipon, in cui mancano tantissime attrezzature e sarà il nostro regalo per una giornata che possa strappare un po' di serenità in occasione della festa della mamma. Io penso che mai più di ora dobbiamo essere sensibili con tutti coloro che ci circondano, con tanta forza. Bisogna essere tutti amici, tutti fare rete.

Quanto cambieranno ancora la tua pizza e Concettina Ai Tre Santi in futuro, nel post coronavirus?

Io per ora non so immaginare cosa sarà il dopo covid-19, ma ti posso dire che adesso, il durante coronavirus sarà una situazione molto complicata. Il grande problema secondo me sarà quello della sala sia perché i camerieri dovranno accogliere e gestire i clienti con il cuore di sempre ma con una parvenza che ci metterà tempo a entrare in una visione di sicurezza per gli ospiti e poi perché ci si dovrà dividere con la delivery che prenderà punti in più, a mio parere, almeno nel primo periodo. Noi ovviamente ci stiamo attrezzando fin da ora con mascherine, guanti, termometri e cover da scarpe; idem per la sanificazione ma questa è una cosa che di nostro facevamo già.

Sulla pizza, in questo momento ti posso dire che la visione cambierà notevolmente perché in termini economici non sarà più possibile spingersi oltre una pizza, per cui credo servirà tornare un po' alla old school con topping e farciture che siano scarola, genovese, ragù, salsiccia e friarelli, insomma che possano sopperiscono all’intero fabbisogno anche per chi può permettersi di mangiare una volta al giorno.

Anche nella tua comunicazione è tutto così lineare, pulito, asettico.

Credo si sia troppo incentivato l’utilizzo social a scopo di vendita del prodotto. Per me è più un qualcosa di strettamente comunicativo e personale. Io ho avuto la fortuna di girare un po' tutto il mondo da Singapore a New York sempre con l’intento di “portare” le persone nel mio quartiere. Ho sempre avuto la vena internazionale ma sempre rapportata al mio territorio, sempre stay in Naples. Non mi sono mai allontanato dalla mia città e dal mio quartiere, sono un semplice e umile artigiano e guardo all’estero per crescere ma facendo sempre in modo che sia il mondo a venire da noi.

E invece il mondo del food quanto cambierà?

Nel mondo c’è stata una interruzione totale ed io credo anche sia un modo della natura per dirci che dobbiamo aiutare ed aiutarci. Bisogna stare con il popolo, funzionare per il popolo, perché è solo guardando ad esso che si può mirare ad un benessere di tutta la società. Dobbiamo tenere occhio per tutti perché nelle nostre pizzerie vengono persone di ogni ceto. Credo tutti dovranno fare un po' di conti con il fatto che siamo tutti uguali, siamo tutti sullo stesso piano.

Che Ciro Oliva sia il portatore sano di un movimento di rinascita culturale di un intero piccolo mondo?

Ciro si dice mosso da curiosità e confronto, sempre, che a mio parere lo portano ad essere un nuovo esempio di umanesimo che sfocia nell'umanità, proprio per questo nella bellezza. Sempre per dirla alla Pasolini "una bellezza che si vede perché è viva e quindi reale".

Grazie a Roberto Salomone per le foto.

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