il PRIMITIVO DI MANDURIA DAY in 5 assaggi tra mare e diavoli

Nello Gattiven 18 nov 2022

Se è vero che Primitivo deriva da “prematuro”, la combo AIS Lombardia e AIS Puglia ha preferito attendere l’agognato arrivo delle basse temperature per proporre una serata a base di fuoco e spezie provenienti dal tacco dello stivale.

Lunedì 14 novembre, presso il centralissimo Westin Palace di Milano, è andato in scena il Primitivo di Manduria Day.

Con una formazione in campo composta da ben 37 titolari presenti, in rappresentanza delle 64 Cantine e degli oltre 1800 viticoltori che compongono il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria Dop, si è andati alla ricerca di un territorio ormai ben consolidato sul fronte turismo di cui ne beneficia consapevolmente anche il comparto agroalimentare, vino compreso.

Ad oggi, il Primitivo di Manduria presenta il seguente bollettino: oltre 30 milioni di bottiglie per un fatturato di circa 195 milioni di euro. Eppure, per quanto cospicua possa risultare questa cifra, occorre sottolineare che la regione Puglia, per quanto sia fra le maggiori produttrici di vino in Italia, conserva un’ampia fetta destinata allo sfuso e al vino da tavola. Ergo: si può dare di più.

Ben note sono le ragioni che hanno reso la Puglia nei decenni precedenti “il serbatoio vitivinicolo d’Italia” e fortunatamente, ad accompagnare il cambio di rotta, si sta puntando tutto sulla storia e sulle peculiarità di questo vitigno che pare sia nato in Dalmazia prima di adagiarsi sulle coste salentine.

Quando parliamo di Primitivo di Manduria ci riferiamo infatti al territorio compreso tra i comuni della provincia di Taranto e Brindisi, dove la terra passa da rossa a sabbiosa a seconda della prossimità al mare. Non è poi difficile ritrovarlo rigoglioso nell’antica forma di allevamento ad alberello, in cui la vite poggia le sue radici su terreni che presentano scheletro ferroso con emergenze calcaree.

Facilmente riconoscibile per i suoi profumi in cui l’amarena e la prugna si mescolano al carattere speziato più o meno riconducibile all’affinamento in legno, la presentazione del 14 novembre ci ha anche fornito l’occasione di individuare alcuni esemplari “outsider” in cui lo studio, la reazione e il palato sono oggetto di ricerca al fine di produrre un Primitivo di Manduria che esalti territorio, enologia e identità aziendale:

CANTOLIO – 15,0 di mare

Annoverato nella sua gamma “Top wine”, è un Primitivo che non nasconde le sue origini a ridosso del mare, tra le terre magre in prossimità dello Jonio. I primi di agosto le sole mani raccolgono ciò che la pianta ha prodotto su rocce calcaree affioranti, fessurate, all’interno delle quali trova refrigerio dalla calura estiva. Con oltre 800 soci all’attivi e diverse linee di produzione, coniuga il concetto di unione e lavoro da sempre stigmatizzato al Sud. Troppo banale per essere ricondotto al “sapore di sale” di Gino Paoli, questo Primitivo aggiunge terra ed energia ai suoi 15 gradi di mare.

In una frase: Un pugno di sabbia - Nomadi

MASSERIA BORGO DEI TRULLI - Duna mirante

Un vino genuino, nato ad una distanza dal mare talmente ravvicinata che farebbe pensare ad un lido per viti in Salento. Senza l’aggiunta di solfiti e con l’utilizzo di lieviti indigeni per la fermentazione, sfrutta l’esperienza di piante di oltre 60-70 anni per lasciare poi i suoi frutti circa 1 settimana a contatto con la salsedine. Estrae inchiostro, emana energia, oltrepassando i 17 gradi di alcool in un abbraccio che vuole essere affettuoso, ma non violento.

In una frase: Il vecchio e il mare

VIGNETI DEL SALENTO – Leggenda (Limited release)

Versione surmatura del vino ed edizione limitata dell’etichetta, un prodotto su cui l’Azienda punta davvero tanto. Non vorrei essere il loro magazziniere durante lo stoccaggio di queste bottiglie, in quanto il peso è davvero notevole anche a vino terminato. Dopo la fermentazione malolattica in acciaio inox, affina in barrique di rovere americano e francese di primo e secondo passaggio per i successivi 12 mesi, anche se nel contrasto sweet-sour si contraddistingue con maggiore verve la componente zuccherina. Una bottiglia che a mio avviso, si vende da sola per la bellezza e l’eleganza del packaging, ma che forse vuole rivolgersi oltreoceano più che compiacere i palati nostrani, sempre più amanti delle freschezze e dei tratti austeri.

In una frase: Rodolfo Valentino

FELLINE – Sinfarosa

Lo zio d’America è tornato a Manduria a trovare i parenti. Lo fa chiaramente sfoggiando la sua fortuna maturata oltreconfine ma anche compiacendo l’antica tradizione locale, quella irremovibile. Nasce così su terreni rocciosi a tratti neri, il Primitivo “tu vuò fa l’americano” Sinfarosa mentre l’affinamento è per 6 mesi affidato a barriques di rovere francese e americano. Un bel mix che dona sensazioni balsamiche e suggella l’unione di due culture. Non un caso per quest’Azienda, in quanto Felline è una storica realtà pugliese promotrice del progetto "Accademia dei Racemi" in cui ci si pone l’obiettivo di migliorare le competenze e implementare gli studi in materia, incentivando un dialogo da e per la Puglia.

In una frase: Sylvester Stallone

AGRICOLA ERARIO – Diavolo rosso

Se facciamo un passo indietro, potremmo ricordare che il diavolo era per i greci un’entità soprannaturale che poteva essere a seconda dei casi, benevola o malevola nei confronti dell’uomo. Saranno state le influenze dei coloni ellenici o quei 17° gradi senza residuo zuccherino, ma qui il Diavolo veste Manduria! Piena maturazione delle uve, acciaio e vetro, questi i 3 passaggi che separano la piana di Manduria ai nostri calici. Selezione in vigna, studio e poche raccomandazioni, questo vino vuole unire alla potenza il controllo, come citava uno slogan Pirelli.

In una frase: Il Signor Diavolo – Pupi Avati

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