L’ Aglianico incontra il Nebbiolo con le Donne del Vino
Otto assaggi notevoli nei diversi territori dove regnano sovrani il nebbiolo e l’aglianico hanno acceso l’entusiasmo di quanti hanno partecipato all’evento organizzato dall’associazione Donne del Vino della Campania, giovedì 26 maggio, presso Villa Eubea.
L’Aglianico incontra il Nebbiolo
è il tema di questo primo appuntamento incluso nel progetto Connection in Campania i vini delle Donne del Vino di tutta Italia, sviluppato su un ricco programma di eventi dedicati ai diversi territori di produzione italiani, partendo dal vitigno che li identifica. I primi quattro appuntamenti vedranno protagoniste, insieme alla Campania, le delegazioni di: Piemonte, Sicilia, Lazio e Veneto.
Durante la serata inaugurale l’incontro è stato moderato dalla sommelier Daniela Prisco e sono stati protagonisti i seguenti vini raccontati dalle rispettive produttrici:
- per il Piemonte:
- Albugnano 2019 Tenuta Tamburnin con Valeria Gaidano
- Roero Riserva Bric Paradiso 2017 Tenuta Carretta con Ivana Brignolo
- Barbaresco Bricco San Giuliano 2019 Pasquale Pelisserocon Ornella Pelissero
- Barolo Cerretta 2017 Ettore Germano con Elena Bonelli
- per la Campania:
- Sannio Aglianico 2018 Rosso Vermiglio con Maria Teresa de Gennaro
- Vigna Grande Cerzito Taurasi Ris 2017 Quintodecimo con Chiara Moio
- Opera Mia Taurasi 2015 Tenuta Cavalier Pepe con Milena Pepe
- Taurasi Ris Campore 2009 Terredora con Daniela Mastroberardino
L’intento di creare un incontro conviviale tra le otto signore in rosso era nei programmi di Valentina Carputo,
Valentina Carputo
presidente delle Donne del Vino della Campania, ed è stato raggiunto a pieni voti, anche se le aspettative verso le produttrici, i loro racconti e, soprattutto, i vini, sono andate molto oltre.
A Valeria Gaudano l’arduo compito di dare il la al meeting: è stata bravissima nel mantenere alta l’attenzione raccontando il territorio di Albugnano, la giovane doc nata nel 1997, nel cuore del Piemonte, a metà tra Asti e Torino, dove troviamo un nebbiolo di nicchia, con 45 ettari vitati e 25 produttori, di cui 16 nell’Associazione Albugnano 549. Albugnano è il comune capofila del territorio compreso nella doc, situato nel punto più alto del Monferrato, a 549 metri sul livello del mare. Il nebbiolo qui dà vini sottili e leggiadri, molto interessanti nella loro unicità.
Albugnano 2019 Tenuta Tamburnin,
Tenuta Tamburnin è una storica dimora del 1700 situata a Castelnuovo Don Bosco, nel basso Monferrato Astigiano. Sono 20 gli ettari di terreno, dei quali 9 a vigneto, 2 a noccioleto, ed il resto è composto dai boschi che caratterizzano la biodiversità della tenuta. Prima annata in commercio per questa famiglia di vignaioli è stata la 2004.
Albugnano 2019 Tenuta Tamburnin prodotto con nebbiolo in purezza, affinato 12 mesi in botte grande da 20 – 30 ha. L’eleganza è il fattore distintivo del vino, sfoggiata in tutti i suoi aspetti, nella lucentezza trasparente, al naso caratterizzato già in apertura dal profilo floreale nei toni della violetta e della rosa, ai quali seguono delicatamente frutti scuri del sottobosco, mora e fragoline, appena pepato. Piacevolissimo l’assaggio scorrevole e elegante, sottile con un bel ritmo gioioso segnato dai tannini serrati e fini, lungo sulla spinta della freschezza.
Tenuta Carretta,
raccontata dalla produttrice Ivana Brignolo, è sulle rocche del Roero. Azienda storica risalente al 1467, tra le cantine più antiche e interessanti d’Italia. Siamo a Piobesi d’Alba, nel sud del Piemonte, sulla sinistra orografica del fiume Tanaro, dove troviamo il centro aziendale con 35 ettari di vigneto. A sud del fiume si estendono le colline delle Langhe, precisamente la Bassa Langa, dove si estendono le altre vigne di proprietà, altri 35 ettari dove sono ubicate. Roero e Bassa Langa quindi affinano nelle cantine di Tenuta Carretta, ma in questa occasione Ivana ha portato in degustazione il Roero Riserva Bric Paradiso 2017, vino di altissimo spessore.
I Brignolo sono proprietari e produttori dal 1497, una pagina di storia vivente è la testimonianza di Ivana e del suo nebbiolo. Bric Paradiso è il nome della collina panoramica, dalla quale si gode di una veduta notevole. Un cru in questo caso, eccellente, con terreni sabbiosi e soffici, che donano finezza e profumi al vino.
Notevole il Roero Riserva Bric Paradiso 2017,
profondo e elegante, dalle spalle larghe, di grande personalità. Apre sui toni terrosi, ematici, poi di sottobosco con gelso e mora scura, appena balsamico, dal sorso scalpitante nella verve giovane, austero nell’andamento caratterizzato da tannini di gran razza e da una freschezza verticale.
Emozionata e sensibile Ornella Pelissero nel suo racconto. Con lei entriamo nel nebbiolo di Barbaresco.
Atro territorio che offre bevute memorabili. Proprio come il Barbaresco Bricco San Giuliano 2019 di questa piccola azienda. 8 ettari e 45 mila bottiglie, con sede a Neive. Sono cento le vendemmie alle spalle, la cantina risale al 1921 e la prima bottiglia di Barbaresco entra in commercio nel 1971. La Vigna San Giuliano dà il nome al vino, rappresenta una sottozona del Barbaresco, con viti di 25 anni su terreno marnoso calcareo.
Confesso che ho fatto fatica a fermarmi nel godere di questo vino. Già nei profumi delinea una personalità importante, di grande finezza, incuriosisce ad ogni sorso, ora profondo, ora elegante, poi regale nell’andamento e instancabile nel suo racconto felice. Ampio al naso con un profilo fruttato di ciliegia, contornato da sbuffi di rosa, anice stellato, delicatissime le spezie di pepe e tabacco. Sorso deciso, di grande spessore, dinamico nell’andamento, tannico, giovane nella freschezza e nell’entusiasmo. Da riempirsene la cantina.
Barolo Cerretta 2017 Ettore Germano.
C’è Elena Bonelli, nuora di Ettore, con il suo racconto emozionante e ricco di contenuti. Ettore è vignaiolo e innestatore, ha praticato personalmente la selezione massale delle piante che ha reintrodotto garantendo vigore e qualità alle vigne. Questo ci dice che abbiamo a che fare con una famiglia di vignaioli autentici, da quattro generazioni, che mantiene e nutre un legame profondissimo con i vigneti e il territorio. Sappiamo che il Barolo rappresenta uno dei terroir del vino italiano più rinomato, sia in Italia che all’estero, per la qualità dei vini, per la sua storia, per il lavoro attento e competente che l’insieme di produttori rivolge alla comunicazione di tale patrimonio. L’azienda è a Serralunga d’Alba, una delle zone più ricercate, con le vigne più antiche. Cerreta è la collina sulla quale si estendono i filari di Ettore Germano, le piante hanno una età media di 50 anni, su terreno prevalentemente calcareo, altitudine 350 – 400 metri.
Austero in tutti i suoi aspetti, e godibilissimo nella sua unicità. Prevale il frutto di ciliegia al naso, appena vegetale, minerale nei toni della grafite sui quali riprende leggerezza. Mostra un temperamento volitivo, austero, ancora giovane, profondo e di grande personalità.
#staytuned: al prossimo appuntamento di Wine Club vi racconterò dei vini da Aglianico della Campania.
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