Occhio che non vede, cuore che non duole? Ipocrisia umana.
Vogliamo ritornare alla natura ma in realtà abbiamo una tremenda paura di essa. Paura della sua giustizia. Vediamo la selezione naturale come crudeltà, mentre è l'unico strumento possibile che garantisce e rende possibile l'evoluzione della specie umana e di ciò che la circonda.
Siamo figli di un tempo in cui la sofferenza viene vista come non necessaria, questo ci fa dimenticare che è proprio a renderci forti. La sofferenza è quella che ci accoglie fin dal primo istante in cui veniamo al mondo, nel momento di maggior gloria della vita quando vediamo per la prima volta la luce del mondo. Ci scandalizziamo alla vista di piatto con un volatile morto che comunica nella sua durezza tutto ciò che la natura impone e ogni giorno, tutto ciò che le nostre scelte alimentari generano quotidianamente nel silenzio e passiamo davanti a fabbriche di allevamenti intensivi senza batter ciglio perché SCEGLIAMO DI NON VEDERE. Lager che ci fanno sentire meglio perché soddisfano il nostro vero crimine di pensare che possiamo consumare tutta la carne o pesce che vogliamo in base ai nostri desideri ed egoismi. Siamo quelli che mangiano fino a vomitare mentre una buona parte del mondo muore di fame.
La prossima volta che vedete un piatto vero di uno chef che ha voluto rappresentare il trionfo della morte che genera vita, toglietevi le bende dagli occhi smettendo di essere ipocriti. Quando vedete un allevatore vero che sacrifica il proprio animale ricordatevi che voi non avrete mai la fortuna di provare l'amore e il rispetto che rappresenta quel gesto, che a differenza del nostro non si chiama assassinio, mentre siamo in fila al fast food mangiando pollo a cubetti o a comprare carne a poco prezzo per avere i soldi per i viaggi e il botulino. Perché anche nella vecchiaia non vediamo più la saggezza ma la morte e la fine di una vita in cui alla natura, abbiamo fatto perdere solo tempo.