Osteria di Maccarese: Le coup de foudre

Foodclubberssab 5 giu 2021

Osteria di Maccarese

Via dei Pastori 26/A - 28, 00054 Maccarese (RM)
Tel: 06 3032 8324
Mail: osteriadimaccarese@gmail.com
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Antonio Maiorano ci racconta Osteria di Maccarese

L'Osteria di Maccarese, seduce e conduce in un percorso enogastronomico eccellente anche l'avventore che, seppur di corsa, sceglie di sedersi a tavola. Il "tempo piccolo" disponibile, determinato dalla presenza di commensali che avevano premura di ritornare a lavoro, non mi ha impedito però di cogliere l'essenza del buono e del bello che l'osteria serba. Una menzione particolare va alla carta dell'olio e dei vini che oltre a narrare, "nero su bianco", provenienza, annata e/o grado alcolemico, si lasciano scrutare e "accarezzare" nella sala interna del locale.

Entrata
Sala esterna

Una menzione particolare va alla carta dell'olio e dei vini che oltre a narrare, "nero su bianco", provenienza, annata e/o grado alcolemico, si lasciano scrutare e "accarezzare" nella sala interna del locale.

L'esposizione di Olio d'Oliva
Pane e olio, dettaglio

Le coup de foudre, l'amore a prima vista, è sbocciato all'esterno del locale. La vista dell'insegna Osteria, tipologia di locale sempre più rara e non solo nel Lazio, e la grafica muraria logorata dal tempo e da modelli di consumo non sempre condivisibili, mi hanno spinto a spegnare il "motore di ricerca" e a varcarne la soglia.

Sala
Dettaglio, Affettatrice

La grande sala interna, suddivisa in ambienti dagli arredi e dai salumi che pendevano giù dalla soffitta hanno alimentato e nutrito il mio desiderio di sedermi a tavola per dilatare il tempo del pasto.

Banco, dettaglio

Confesso che nella scelta delle pietanze mi sono orientato seguendo il logo Presidio Slow Food e provando a rispondere alla mia "fame di conoscenza" di prodotti o piatti a me ignoti. Per cui senza aggiungere altre considerazioni personali, racconto brevemente gli antipasti e i primi che ho scelto in questa occasione.

I vini

La burratina di Andria e alici di Menaica, su passata di pomodorini, origano e basilico è stata un boccone di freschezza e un esperienza di equilibrio tra gli ingredienti al piatto.

Il caciofiore di Columella (pecorino molle a latte crudo con caglio vegetale di cardo selvatico) e tarlo (infiorescenza dell'aglio rosso di Proceno) sono stati la vera scoperta.

In particolare, il tarlo ovvero l'infiorescenza dell'aglio ha ampliato il mio concetto di conserve sott'olio e confermato che in cucina "nulla si butta ma tutto si trasforma".

La Susianella di Viterbo (salame di fegato artigianale) ha rafforzato il mio convincimento per cui "meglio poco ma buono" e soprattutto "nuovo", nel senso di novità, scoperta gastronomica.

Passando ai primi piatti ho scelto, un primo in carta, il Fieno del Maccarese, contrassegnato dall'indicazione "specialità" che non posso che confermare; nel dettaglio, si tratta di una pasta all'uovo tagliata sottilissima al coltello e condita con ragù di quattro carni e pecorino.

L'altro primo, fuori menù, sono stati i tortelli artigianali farciti con ricotta di Torre in Pietra, burro fuso e tartufo.

Ma come spesso accade, e non solo nelle favole, sul momento più bello, quando la godibilità dell'esperienza e il senso di soddisfazione per l'appagante scoperta mi pervadevano, le lancette dell'orologio mi hanno riportato alla routine quotidiana

.Ad ogni modo, appena potrò ci tornerò; intanto tu che fai? Te la senti di completare il racconto che io ho lasciato a metà?

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