Pillole di Riso ep. 4: Classificazione UE del Riso, normativa italiana e griglia varietale
Superficie a Riso coltivata in Italia per classificazione UE
Come abbiamo visto nell’ep.2, la superficie totale coltivata in Italia nel 2019 è stata di 220.027 ettari; con riferimento alla classificazione UE del Riso, i seguenti dati ne mostrano la ripartizione:
Superficie per gruppi classificati in UE:
- Riso Tondo: 53.945 ha
- Riso Medio: 8.044 ha
- Lungo A Parboiled: 38.812 ha
- Lungo A Risotto: 66.264 ha
- Lungo B: 52.962 ha
Per un TOTALE di 222.027 ha, le cui ripartizioni sono meglio visibili di seguito nel grafico a torta:
Tabella di classificazione UE
Per comprendere meglio questa classificazione è doveroso entrare più nel dettaglio riguardo al riso o meglio al "chicco". Secondo quanto sancito dalla Commissione UE identificata dal Reg. CEI1785/03, il "chicco" o "granello", è classificato come nel prospetto che segue:
Dalla tabella si evince che le tipologie di riso sono classificate in base alla loro lunghezza ed il rapporto fra lunghezza e larghezza, e più precisamente:
- per classificare un riso “Tondo” il chicco deve avere una lunghezza inferiore a 5,2 mm ed un rapporto lunghezza/larghezza inferiore a 3 mm. Esempi di risi Tondo sono l’Originario, il Sole CL od il Selenio che abbiamo visto essere quello più coltivato;
- per classificare un riso “Medio” il chicco deve avere una lunghezza compresa tra i 5,2 e 6,0 mm ed un rapporto lunghezza/larghezza inferiore a 3 mm. Esempi di risi Medio sono il Vialone Nano, il Maratelli od il Rosa Marchetti;
- per classificare un riso “Lungo A” il chicco deve avere una lunghezza superiore ai 6.0 mm ed un rapporto lunghezza/larghezza inferiore a 3 mm. Esempi di risi Lungo A sono il Carnaroli, l'Arborio od il Roma;
- per classificare un riso “Lungo B o Indica” il chicco deve avere una lunghezza superiore ai 6.0 mm ed un rapporto lunghezza/larghezza superiore a 3 (quindi chicco più affusolato). Esempio di riso Lungo B è il Basmati, mentre esempi di Lungo B italiani sono il Thaibonnet, l’Apollo od il Gange.
Nuova normativa italiana sul Riso italiano
La nuova normativa consta, sostanzialmente, di 3 decreti (2 legislativi ed uno interministeriale) che vanno a regolamentare le gestioni specifiche del Riso Italiano e più precisamente:
1) Decreto Legislativo 131/2017 redatto il 4/8/2017, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7/9/2017 ed entrato in vigore il 7/12/2017, che ha sancito le disposizioni concernenti il mercato interno del Riso circa l’apposizione, sulle confezioni, della dicitura “CLASSICO” a partire dal 1/9/2018.
Quindi dal giorno di entrata in vigore di tale Decreto, ossia come abbiamo visto il 7/12/2017, al 1/9/2018 si poteva ancora confezionare con entrambe le leggi ossia senza e con dicitura "CLASSICO". Le confezioni già immesse sul mercato restano valide fino al loro esaurimento.
2) Decreto Legislativo 145/2017 redatto il 15/9/2017, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7/10/2017 ed entrato in vigore il 5/4/2018, che disciplina dell’indicazione obbligatoria nell’etichetta della sede, dell’indirizzo della stessa, dell’indirizzo dello stabilimento di produzione o, se diverso, di confezionamento, ai sensi dell’art. 5 della legge del12 agosto 2016, n. 170 - Legge di delegazione europea 2015.
3) Decreto Interministeriale del 26/7/2017, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 16/8/2017 ed entrato in vigore il 12/2/2019, riguardante l’indicazione dell’origine in etichetta del riso. Trattasi di un’applicazione in via sperimentale fino al 31/12/2020 la quale dispone che le confezioni immesse in commercio prima dell'entrata in vigore restano valide anche se prodotte con le normative precedenti.
Col D.M. del 1/4/2020 (per effetto della pandemia), tale disposizione è stata prorogata fino al 31/12/2021.
Griglia delle varietà italiane 2020/2021
Oltre a quanto esposto sopra il D. Lgs.131/2017 ha legiferato una griglia delle varietà catalogate nel registro varietale italiano gestito dall'Ente Nazionale Risi. Sono state previste 6 varietà come da tabella che segue:
Andiamo più in dettaglio circa le norme di etichettatura delle confezioni di riso secondo l'ultimo decreto legislativo in materia (131/2017).
Dunque, quando andate al supermercato (se avete la possibilità di acquistare direttamente dal risicoltore tanto meglio), sulla confezione di riso trovate scritte le varietà classificate in griglia di cui sopra, quindi: Carnaroli, Arborio, Vialone Nano, S. Andrea, Roma, Baldo e non la cultivar botanica. All'interno di ogni varietà prevista in griglia però non è detto che ci sia la varietà che definiamo “capo-famiglia”, per intenderci, anzi, quasi mai. La confezione con etichetta Carnaroli, però, può contenere una delle sue cultivar catalogate nella famiglia stessa; quindi, potrebbero esserci le cultivar Caravaggio, Carnaval, Carnise, Karnak, Keope, Leonidas, così come possiamo trovare in una confezione di Arborio le cultivar Volano piuttosto che Telemaco e così via.
Ma ciò cosa sottintende o cosa sta a significare?
Beh, con riferimento al D. Lgs 131/2017, significa che queste cultivar possono essere vendute con la denominazione generica della varietà principale. Teniamo conto che non sono necessariamente inferiori qualitativamente rispetto alla varietà principale, in quanto si differenziano solamente per alcune minime variazioni come la lunghezza o la consistenza od altri descrittori morfologici.
Approfondiremo questo argomento in uno dei capitoli successivi quando affronteremo il discorso più specifico su ogni varietà.
Quanto esposto finora non vale a proposito della varietà Vialone Nano, in quanto nella griglia varietale è l’unica esistente non avendo altre cultivar.
In che caso possiamo essere certi di trovare la varietà esatta classificata in griglia?
La troviamo quando sulla confezione leggiamo l'aggiunta della dicitura “Classico” e quindi se sono riportate le diciture Carnaroli Classico, oppure Arborio Classico o Baldo Classico, ed altri; ciò significa che sicuramente nella confezione c'è la varietà precisa, ovvero che NON ci sono le cultivar similari ma quella autentica; ma anche quando acquistiamo una varietà con marchio Dop o Igp.
Tuttavia, per vendere una varietà con l’aggiunta della dicitura “Classico” od "Autentico" la stessa deve essere necessariamente proveniente da semente certificata e coltivata e prodotta col metodo classico oltre che con i disciplinari e tutti i controlli del caso previsti. Anche questa tematica la approfondiremo più avanti,
Un'altra considerazione importante è da farsi per altre varietà come per esempio il riso Maratelli, il riso Acquerello, il Gloria, iI Rosa Marchetti od anche gli aromatici come Venere, Hermes, Artemide, Nerone: queste varietà possono essere vendute con loro nome specifico in quanto non rientrano in questa griglia varietale, ma sono comunque inserite nel registro varietale dell'Ente Risi con la loro denominazione precisa.
Questa legge prevede anche la possibilità che alcune varietà possano essere miscelate all'interno della stessa confezione purché appartenenti allo stesso gruppo merceologico (ossia quindi o Tondo, o Medio, o Lungo A, o Lungo B) e solo se non fanno parte di uno dei 6 gruppi in griglia.
Per quanto riguarda invece le varietà a marchio DOP ed IGP, questa legge non funziona in quanto è prevalente la legge europea che regolamenta entrambe.
Faccio un esempio: se in una IGP Delta del Po, invece che la varietà classica tipo Arborio viene maggiormente coltivata e commercializzata la sua cultivar Volano, la confezione deve riportare la specificità, quindi in questo caso: Riso Volano IGP Delta del Po.
Pillola di curiosità: riguardo alla registrazione varietale, si può anche iscrivere una varietà italiana in un altro paese della UE, ad esempio in Bulgaria, e poi la si può vendere nel territorio della Ue, ma non nei paesi extraeuropei.
Alla prossima Pillola di Riso!
Correlati:
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