“Terroir”: nuovo slancio per i vini flegrei.

Romualdo Scotto Di Carloven 21 giu 2024

Ne è scorsa, di falanghina, sulla spiaggia di Miliscola, per la gioia di appassionati ed addetti ai lavori!

Complice “Terroir”, la bella manifestazione, quest’anno alla seconda edizione,

organizzata al “Turistico” di Bacoli da Marcello Santini, Felice Esposito, Giannantonio Scotto di Vetta e Floriana Schiano Moriello. Un focus importante sullo stato di salute dei vini flegrei. Ma anche una bella festa per tenere unita una comunità “ardente”, che negli ultimi trent’anni ha compiuto passi da gigante.

Lo dimostra la capacità di fare squadra in occasioni come questa, dedicando tempo ed energie al di là del proprio “particulare”. Una capacità assolutamente imprevedibile negli anni Novanta quando, grazie alla tenacia ed alla lungimiranza della famiglia Martusciello, ebbe inizio la storia della DOC Campi Flegrei.

Lo dimostra anche la esibizione “muscolare” di una selezione importante di falanghine flegree, oggetto della masterclass guidata da Antonella Amodio, Pino Savoia, Gerardo Vernazzaro e Giannantonio Scotto di Vetta. Un vero confronto tra campioni: dalla Falanghina 2006 di Agnanum alla Cruna DeLago 2013 de La Sibilla, dalla Falanghina 2014 di Cantine del Mare al Vigna Astroni 2014 Cantine Astroni.

Nei calici si ritrova la straordinaria potenza di un vitigno capace di esprimersi sui tempi lunghi, evolvendo e raccontando la storia del territorio flegreo. Nulla da invidiare ai più importanti bianchi da invecchiamento. Una scommessa ormai vinta.

Un vino importante, potente, lontano anni luce dal vinello di pronta beva, da aperitivo o da spaghetti a vongole, cui eravamo abituati trent’anni fa. Una vittoria dei Campi Flegrei. Che sono stati capaci, in campo enologico, di trasformare i propri limiti in veri punti di forza. La parcellizzazione della proprietà fondiaria e il numero eccessivo di varietà, considerati sino a qualche tempo fa una debolezza, si sono rivelati un serbatoio di biodiversità e di resistenza alle avversità. E stanno garantendo il successo ai vini flegrei.

Vini frutto di viti a piede franco, che rappresentano la tenace resistenza alla fillossera, capaci di reggere bene alla peronospera e di esprimersi in maniera complessa e articolata, proprio come è naturale in un territorio segnato dal mare e dai laghi, da un suolo vulcanico e da venti che garantiscono salubrità alle uve e ne arricchiscono il corredo aromatico.

Eppure, di falanghine flegree nelle carte dei ristoranti se ne vedono poche, anche negli stessi Campi Flegrei. Un problema non solo flegreo, peraltro, come notava il “Gambero Rosso” qualche giorno fa.

Sul tema, a “Terroir” la discussione è stata franca e serrata.

Di rilievo la proposta di puntare sulla identità territoriale, sulla tipicità dei vini flegrei. Più che parlare quindi di falanghina e piedirosso -vitigni presenti, seppur con cloni diversi, in altre aree- l’idea è quella di puntare sui Campi Flegrei, sulla loro straordinaria capacità di raccontare una storia millenaria, di racchiuderla in un paesaggio incantevole e di esprimerla attraverso vini che interpretano al meglio il “terroir”: salinità, mineralità, note sulfuree e balsamiche che li rendono inimitabili.

Il Disciplinare della DOC Campi Flegrei già prevede, d’altronde, la categoria “Campi Flegrei”, sia rosso che bianco. Probabilmente, come emerso a “Terroir”, l’uso di questa denominazione arricchirebbe la riconoscibilità dei vini flegrei. Il confronto con l’Etna bianco, non a caso proposto in degustazione insieme alle falanghine flegree, è al riguardo illuminante. Forse è la strada giusta ma la palla non può che passare a chi si occupa di marketing territoriale.

Nel frattempo, lasciamo che la falanghina scorra, come sulla spiaggia di Miliscola.

Proviamola nelle diverse declinazioni, merito di tante aziende virtuose, capaci di tipizzare fin alla più piccola particella di terreno vulcanico. E vediamo come evolve negli anni, approfittando della lungimiranza di quanti stanno conservando cantine capaci di raccontare la evoluzione di questi vini. Scopriremo un vino capace di ben figurare nelle carte dei migliori ristoranti d’Europa!

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