Wine club: Alfredo Raucci di Veritas Restaurant seleziona dieci etichette per brindare al nuovo anno.
In queste festività alquanto singolari che a memoria degli uomini al secolo viventi sembrano essere sensibilmente diverse da tutte quelle vissute finora, una costante di incertezza sul domani prossimo caratterizza l’intero anno che ci stiamo lasciando alle spalle.
Nonostante il periodo che ha viste limitate le nostre libertà lavorative, gli spostamenti, le nostre infinite degustazioni, tra cataloghi, sessioni d’assaggio, continue ricerche sui vini che possano lasciare il segno, emozionarci, facendoci per un attimo dimenticare quanto di triste stiamo vivendo, per chi ha voglia di salutare questo 2020 stappando qualcosa per cui valga la pena sentirsi vivi, vi proponiamo dieci etichette selezionate per brindare al nuovo anno e per accompagnare i piatti più tipici del periodo natalizio e del capodanno.
1) Metodo Classico Brut Dryas
2) Champagne Rosé de Macération brut Benoît-Lahaye
3) Obstinat 2017 Juan Rubiò
4) 33/33/33 2015 Vallisassoli
5) La Serra Blanc 2017 Herencia Altés
6) Terre Siciliane Rosato 2019 Bonavita
7) Schioppettino Sant’Elena 2017 Petrussa
8) Ognostro
9) Valpolicella Classico Superiore Camporenzo 2017 Monte Dall’Ora
10) Eleusi Villa Matilde
1) Metodo Classico Brut Dryas
Ci troviamo in Irpinia, e non potevo iniziare diversamente, dalla mia terra, dalla mia casa. Qui in quel di Montefredane Stefano Loffredo da una sferzata ed una ventata di novità alla produzione del classico Fiano Di Avellino DOCG, che la famiglia cura e produce da generazioni. Ci presenta sotto forma di Metodo Classico non dosato questa splendida versione di Fiano. Sorprende per freschezza, salinità e capacità evolutive.
Se siete legati ai piaceri della freschezza vi suggerisco la seconda edizione, la riconoscete per la dicitura nella retroetichetta delle annate 2016/2018, anno di inizio presa di spuma e successiva sboccatura.
Se invece preferite bevute con un pizzico di complessità in più, puntate sulla prima versione, in cui in etichetta è riportato solo l’anno di sboccatura 2016. Validissimo per un brindisi augurale, da aperitivo, ma anche a tutto pasto, fritture comprese.
2) Champagne Rosé de Macération brut Benoît-Lahaye
Ci spostiamo nella zona fredda della Montaigne de Reims, a Bouzy per l’esattezza.
Un magistrale champagne composto esclusivamente da uve di Pinot Noir da vigne con almeno 40 anni di età.
Un Rosé de Saignée, quindi leggermente macerato selle bucce da agricoltura biodinamica, dosato a 3 g/litro. Contraddistinto da un bellissimo colore rosa intenso, i piccoli frutti rossi, ciliegia e ribes in particolare accompagneranno l’olfatto e le sensazioni retrolfattive, all’assaggio bollicine finissime e leggere sensazioni tanniche completano il quadro. Provatelo sugli affettati del pranzo di Natale, sul Baccalà e il Capitone fritto, ma anche sugli struffoli o su un panettone alle albicocche del Vesuvio, magari la versione di Mascolo di Visciano (NA) son sicuro, vi sorprenderà.
3) Obstinat 2017 Juan Rubiò
Andiamo in Spagna, Catalogna, con un uva rara lo Xarel-lo, da un vigneto di poco meno di un ettaro, poche e preziose bottiglie prodotte da Juan Rubiò, esaltano questo frutto dalle spiccate acidità e carattere pirazinico, il vegetale e la freschezza, la bassissima gradazione alcolica, appena 11% e la sensazione di star bevendo un vino per niente convenzionale delineano questa esperienza. Da provare ancor prima del desinare vero e proprio, mentre si da una mano ad apparecchiare, rubando un’oliva, un pezzettino di polpo, un sorriso alla mamma.
4) 33/33/33 2015 Vallisassoli
L’estensione del vigneto anche qui è molto piccola, quasi un ettaro.
Unica vigna a certificazione Demeter in Campania che da vita a poco più di 2000 bottiglie per annata, dalle mani sapienti di Paolo Clemente, intellettuale del vino con la dicitura “Contadino” orgogliosamente riportata nella sua carta d’identità alla voce “Professione”.
Fiano, greco e coda di volpe, più che la volontà di blendare il 33/33/33 nasce come estemporanea fotografia di un microcosmo campano. Siamo a San Martino Valle Caudina (AV), terra di mezzo, porta d’Irpinia. Qui antiche carte geografiche riportano vigne presenti già in epoca medioevale. 2013 e 2015 le annate disponibili io ho un manifesto debole per la seconda. Formaggi, salumi, lo spaghetto con le vongole, due chiacchere con gli amici che non so se vedremo quest’anno ed il tempo di dire dov’è finito il vino? Lo berrete senza accorgervene.
5) La Serra Blanc 2017 Herencia Altés
Torniamo in Catalogna nella Terra Alta di Spagna, che sorprende per qualità e varietà produttiva dei suoi bianchi. Un vino, non più di moda, un bianco affiato in legno, eretico oggi ma per nulla banale. La Serra Blanc è il vino di punta della giovane azienda, prodotto con uve Grenacha Blancha che provengono da uno dei migliori vigneti aziendali, piantato dal 1954 nei terreni argillosi-calcarei di Gandesa.
Vino materico e fresco allo stesso tempo. Bassissime rese per ettaro, vigne vecchie e affinamento in botti di quercia austriaca ci donano sensazioni voluttuose che spaziano dai piacevoli richiami floreali a sensazioni più complesse di affumicato e spezie, le acidità restano sempre ben tese e facilitano il sorso. Da vigilia natalizia o cenone di fine anno, il mare il suo habitat.
6) Terre Siciliane Rosato 2019 Bonavita
Troppo spesso ci dimentichiamo dei rosati ma vi assicuro che quello prodotto da Bonavita non vi farà rimpiangere la scelta. Ne parlavo con l’amico Alfredo Buonanno che ne tesseva le lodi, avendo da poco visitato l’azienda, non me lo son fatto scappare e non fatelo nemmeno voi, vale molto di più di ogni singolo centesimo speso ed ha anche un ottimo rapporto qualità-prezzo. Siamo sulla punta siciliana di Messina, località Faro Sueriore.
Terreni tufacei, brezze marine, viti ad alberello di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Nocera contribuiscono a creare un vino magico, che sa di artigianalità, mare e vulcano. Da minestra maritata, polpette e salumi di natale e se avete sete al posto dell’acqua funziona alla grande.
7) Schioppettino di Prepotto S. Elena 2017 Petrussa
Ho conosciuto Paolo qualche anno fa, che venne in visita a Napoli per un focus sui vini friulani. L’incontro col suo Schioppettino di Prepotto fu folgorante, miglior assaggio dell’evento, per me e per molti dei colleghi presenti. A distanza di tre anni restava nella mente il nitido ricordo di quel vino, ed appena ebbi l’occasione, andai a trovarlo, a Prepotto appunto. Territorio ad est di Udine a due passi dalla Slovenia. Qui su terreni marnoso-argillosi lui ed il fratello Gianni conducono le vigne, che tra vitigni internazioli e friulani tipici, dedicano una buona fetta produttiva proprio allo Schioppettino, varietà resistente al soppianto col suo fratello d’oltralpe il pinot noir con cui sembra condividere alcuni tratti fondamentali. I grappoli sono spargoli, piccoli e le rese per pianta bassissime. Con maestria ne tirano fuori un rosso di corpo, eleganza e tenue trama tannica come pochi. Sartù di riso, macceroni al forno, cotechino con lenticchie il suo collocamento sulle tavole dei prossimi giorni.
8) Ognostro 2017 Marco Tinessa
Marco è un grande appassionato e conoscitore di vini, la Borgogna si può definire una sua meta costante. Negli anni ha tessuto rapporti con i più grandi vigneron d’Italia e d’oltralpe, sino ad arrivare a realizzare il suo ambizioso progetto di “Ognostro”.
Un Aglianico di Montemarano (AV), contemporaneo ed arcaico allo stesso tempo.
Contemporaneo perché ricalca, a pieno titolo, il percorso seguito da tanti produttori della “Nuova Era”, quindi l’annullamento della chimica di sintesi sia in vigna che in cantina, pochi e sapienti interventi durante le fasi di vinificazione rigorosamente in anfora.
Arcaico perché si rifà alla vecchia scuola del Taurasi, quella visione che valse al nostro rosso più importante l’appellativo di “Barolo del Sud”, col quale condivideva le tonalità cromatiche, le possibilità eterne di invecchiamento, ma un tratto caratteriale alquanto scontroso in fase di gioventù, oggi disperse al grido ed alla ricerca della concentrazione e della pronta beva. Poche bottiglie ancora in circolo, da stappare sui piatti più succulenti di questo Natale o da custodire gelosamente.
9) Valpolicella Classico Superiore Camporenzo 2017 Monte Dall’Ora
Conoscete di sicuro i Valpolicella, quei vinoni impenetrabili, spessi, imponenti.
Bene dimenticateli, qui siamo difronte ad un vino atipico nella sua veste, che sorprende per freschezza e facilità di beva, ottenuto dai classici vitigni veronesi; Corvina, Corvinone e Rondinella provenienti dal vigneto Camporenzo che si trova sulla collina di San Pietro in Cariano. Il colore è rosso rubino scarico, con profumi intesi di frutta matura e accenni speziati. In bocca è caldo, fresco, con tannini delicati e lungo finale fruttato.
Salumi, cotechino, ma da provare anche su portate come l’insalata di rinforzo od un secondo di pesce.
10) Eleusi Villa Matilde
Per concludere un degno pasto ed accompagnare i dolci di questo natale, struffoli, roccocò, panettoni e quant’altro non posso non pensare alla piacevolezza di questo vino. Costante presenza in ogni mia carta. Un passito da uve Falanghina provenienti dalla ridente e assolata costa casertana. Siamo sul crinale del vulcano spento di Roccamonfina, dove la famiglia Avallone coccola parte della sua attuale produzione. Un passito dai tratti lucenti, che non vi stancherà facilmente, la dolcezza è ben bilanciata da una acidità ancora presente, che queste uve appasite in pianta e poi sui graticci ancora conservano.
Corso Vittorio Emanuele 141 80121 Napoli, Campania
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