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Cirò un territorio da bere a grandi sorsi e da visitare

Cirò Revolution rosè rosso gaglioppo Calabria

Cirò un territorio da bere a grandi sorsi e da visitare

Il territorio del Cirò è intriso di storia del vino che affonda le radici in tempi molto lontani, in quell’Enotria che i greci tanto amavano.

Un areale antico e fiero, soprattutto di incredibile bellezza compresa in una semi luna naturale, ben visibile nella sua forma dalle colline della ‘Ntagliata, scendendo dolcemente verso la costa del Capo di Alice, il punto di incontro, o di divisione, tra la zona nord e la zona sud della doc.

Cirò un territorio da bere a grandi sorsi e da visitare

Siamo nel regno del gaglioppo, il vitigno che domina la doc Cirò, l’intera area geografica si concentra in un unico corpo, 1.200 ettari di vigne estremamente belle. Per ridare spinta al comparto produttivo, un gruppo di goliardici vignaioli ha avviato la Cirò Revolution, un movimento di natura amichevole, ma anche una scuola di pensiero territoriale che vuole valorizzare il gaglioppo, saldare la conoscenza reale del terroir e, non ultima, ridare alla vigna la sua primaria importanza.

"Il motivo fondante" - mi racconta Cataldo Calabretta - " è condividere tra noi produttori la conoscenza reale, le esperienze, il messaggio collettivo del Cirò per poterlo raccontare con coerenza e entusiasmo in ogni bottiglia".

Cirò un territorio da bere a grandi sorsi e da visitare

La Cirò Revolution nasce in un momento storico significativo, era il 2010 e il consorzio di tutela aveva modificato il disciplinare di produzione introducendo la possibilità di aggiungere un 20% di altri vitigni nella vinificazione, internazionali, bordolesi, syrah, barbera. Sono dieci le aziende unitesi in questo progetto che fondamentalmente intende mantenere e preservare l’identità cirotana, unitamente alla cultura del gaglioppo.

Cirò un territorio da bere a grandi sorsi e da visitare

Dalla parte più alta delle colline, come ho detto, si può ammirare tutta la meravigliosa mezza luna del Cirò, un colpo d’occhio notevole, dove sono proprio le vigne a prevalere, accompagnate qua e là dalla presenza degli olivi, un’amicizia sine tempore, che caratterizza da sempre la storia delle civiltà mediterranee. Anche in questa stagione invernale i colori sono caldi e avvolgenti, la macchia mediterranea fa da sfondo al paesaggio dove la natura è imperante e si mostra in tutto il suo splendore. Il silenzio fa la sua parte importante, amplificando l’incanto di questo luogo dove la felice collaborazione tra l’uomo e la natura ha tratteggiato un vero e proprio capolavoro. Non si ha voglia di parlare, istintivamente si cerca di cogliere ogni particolare e di goderne il più possibile.

Cirò un territorio da bere a grandi sorsi e da visitare

Le bottiglie di Cirò doc prodotte in questa conca di grande fascino sono quattro milioni, ma se ne potrebbe raggiungere un numero doppio e ci auguriamo che questo accada. Stranamente, i vini di questo territorio sono più richiesti all’estero che in Italia, e, cosa più assurda, proprio il consumo dei calabresi è limitato. Eppure la naturale eleganza del Cirò, sia rosso che rosato, concede gran belle bevute, in piena sintonia con l’attuale cucina d’autore che tende alla leggerezza. In effetti l’impegno investito nella Cirò Revolution vuole anche risolvere questa lentezza e poca curiosità verso un areale che invece merita moltissimo.

La mia lista dei vini per il Natale pesca tra le cantine del Cirò, dal bianco, al rosato, al rosso:

Cirò un territorio da bere a grandi sorsi e da visitare
  • Caraconessa Melissa Bianco 2021 di Francesco Ferrigna,

Melissa è un piccolo borgo antico sul mare di Cirò e questa azienda è l’unica a vinificare le proprie uve gestendo l’intero processo di produzione. 5 ettari vicini al mare, il vino è prodotto in solo acciaio con il 90% di greco bianco e poca malvasia. Sa di alloro, di fiori bianchi, susina e cedro, tutti sentori che ritroviamo all’assaggio ricco e sapido.

  • Fren Calabria Bianco igt 2021di Francesco Fezzigna,

da uve zibibbo, malvasia e greco, macerate per sei giorni sulle bucce. Fren sta per Francesco e Enza, marito e moglie che di recente hanno vestito i panni di vignaioli, anche se le vigne sono di famiglia - conferitori pentiti. Quattro ettari a Umbriatico, comune all’estremità di confine del territorio del Cirò con appena una densità di 12 abitanti per chilometro quadrato. Siamo sul punto in cui il mare e la montagna cominciano a prendere direzioni diverse, nella pre Sila ricca di pascolo destinato alla vacca podolica. La vigna costeggia le sponde della fiumana Lipuda, vicinissima al mare, con suoli argillosi, ricchi di limo e ciottoli. Il vino si mostra aromatico al naso, sa di erbe mediterranee, di mandorla e salmastro, il sorso scalpita sulla spinta decisa della freschezza, scorrevole e veloce con chiusura appena amara.

MOLTO INTERESSANTI E CONVINCENTI I ROSATI DA GAGLIOPPO

  • Rosèmanno Cirò Rosato 2021 Az. Agr. Dell’Aquila.

Vignaioli Fivi, le vigne sono sulla costa di Cirò Marina, e precisamente in zona Rosèmanno. Producono esclusivamente vini da mono vitigno, gaglioppo per i rossi e i rosati, e greco bianco per i bianchi. Sei gli ettari vitati su suolo a medio impasto, argilloso e ricco di sabbia. Dal colore sembra un orange wine, una sola notte sulle bucce. Molto piacevole e naturalmente elegante sia nei profumi che all’assaggio. Ha temperamento mediterraneo e solare, ricorda il mandarino e le erbe aromatiche, grintoso e spigoloso, di piena energia il sorso.

  • Cirò Rosato 2021 Vigneti Vumbeca,

da uve gaglioppo in purezza. Gli ettari vitati sono sei, compresi tra i comuni di Cirò, Cirò Marina e Piana di Franze, le piante hanno circa 20 anni, poste su suolo argilloso calcareo – 16 mila le bottiglie complessivamente prodotte. Proprio un bel rosato dal colore appena ramato, tipico del gaglioppo in rosa. Sa di agrumi, di mandarino soprattutto, il frutto riporta il mirtillo e ricorda lievemente gli aghi di pino. Molto piacevole l’assaggio sinuoso, fresco verticale sulla spinta dell’acidità.

  • Cirò Rosato 2020 di Cerminara,

prima annata molto incoraggiante. Come da tradizione il 50% delle uve fa macerazione sulle bucce per 12 ore, l’altra parte è mosto fiore - nelle famiglie cirotane il rosato è sempre stato il vino di famiglia e della quotidianità, il rosso il vino delle feste e delle occasioni importanti.

Incarna in ogni aspetto la finezza propria del gaglioppo, elegante nei sentori floreali di violetta in apertura, poi buccia di arancia, il frutto vira sul mirtillo, su un tema mediterraneo costante e sussurrato di mirto, bocca succosa di piena freschezza, sottile e lungo.

  • Cirò Rosso Classico Riserva 2018 Cataldo Calabretta.

Cataldo vive felice tra le sue vigne e questo aspetto traspare dallo sguardo e dal tono della voce, fino ad arrivare al vino. Le uve di gaglioppo provengono dalla vigna di collina Donniciccio, il nome del torrente che la attraversa, è esposta a nord. Le viti sono allevate ad alberello e hanno una età che va dai venti ai quarant’anni - sono uno spettacolo unico da ammirare.

Cirò un territorio da bere a grandi sorsi e da visitare

Questa vigna dimora su suoli di argilla di marna e calcare, e conferisce struttura e austerità al suo Cirò. Tre settimane di macerazione sulle bucce, l’affinamento segue un tempo di 12 mesi in botte grande, 12 in vasca di cemento e 12 in bottiglia. C’è tutta l’austerità del gaglioppo di Cirò e la profondità esaltata dai vecchi alberelli.

Le note balsamiche e fruttate di ciliegia lo caratterizzano principalmente, delicata la nota di caffè. Il sorso delinea una personalità austera, e audace, con tannini decisi che vogliono tempo, il vino tutto è un investimento sui tempi lunghi, sull’attesa, con una premessa notevole.

  • Cirò Rosso Classico Mortilla 2020 Az. Agr. Dell’Aquila.

Le vigne sono sulla collina di Mortilla che dà il nome al vino, curate con devozione da Ciccio Adorisio, vignaiolo testimone prezioso della cultura cirotana. Macerazione in acciaio e affinamento in bottiglia. Diretto e austero, una lettura precisa e molto chiara del Cirò. Fruttato nei toni della ciliegia, scrocchiante, appena balsamico, all’assaggio riporta l’austerità propria del vitigno, con tannini serrati e bene interpretati, succoso e spinto nella freschezza, vuole tempo per distendersi.

Con i vignaioli della Ciró Revolution abbiamo voluto assaggiare i vini insieme al cibo, fondamentalmente sono pensati a questo scopo.

Cirò un territorio da bere a grandi sorsi e da visitare

Cucina cirotana allora, quella del ristorante Aquila D’Oro a Cirò, dove la signora Elisabetta Cariati cucina divinamente le ricette di famiglia e del territorio, forse ultima testimone di questo enorme patrimonio gastronomico e culturale.

Cirò un territorio da bere a grandi sorsi e da visitare
Cirò un territorio da bere a grandi sorsi e da visitare

Dagli antipasti, ai primi, secondi, contorni, liquori, dolci, tutto è stato preparato da Elisabetta seguendo da più di quarant’anni con rigore le preparazioni come la tradizione vuole, un dogma senza scorciatoie o scuse, una vera e propria missione che gratifica di molto il palato. Bravissima!

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