I 5 Passiti di Pantelleria imperdibili: vini dolci per Natale
Passito di pantelleria, vini dolci
C’è un’isola nel centro del centro del Mediterraneo, la bellissima Pantelleria, dove i vignaioli si sono specializzati nella produzione di vini passiti di eccellenza. Questa tradizione mette insieme due culture, quella cartaginese, che ha dominato a lungo questa terra, trasmettendo l’usanza di essiccare i frutti, e quella romana, o meglio italiana perché arriva piuttosto tardi, di vinificare l’uva.
Le condizioni climatiche e geologiche estreme di questa isola vulcanica hanno indotto gli uomini ad escogitare strategie ingegnose per praticare l’agricoltura, e quindi anche l’allevamento della vite. Da qui passano e si intrecciano tutti i venti, soffiano con più o meno ardore nelle diverse ore della giornata - è sempre il vento a dare il comando qualsiasi cosa si abbia in mente di fare. Non vi è acqua e piove poco durante l’anno, per cui la siccità è un altro ostacolo da dovere affrontare con intelligenza.
Scaturisce da qui la tattica di costringere ad un andamento basso, e quasi strisciante, tutto ciò che si coltiva. Il metodo d’allevamento della vite è antichissimo, l’alberello, una forma ideale per difendersi dal vento, dal caldo, alloggiato nella conca, la buca che trattiene l’umidità della notte preservandola come bene prezioso per rinfrancare le viti. Il metodo antico dell’alberello pantesco è stato riconosciuto Bene Culturale e Immateriale dall’Unesco, per i saperi antichi che porta con sé, per il suo essere in armonia con l’ambiente accontentandosi di produrre in condizioni di arido coltura.
I luoghi dove si estendono le vigne ad alberello sono di una bellezza profonda, che lascia senza fiato, tra valli verdeggianti accolte nelle caldare del vulcano, o lungo i crinali scoscesi e tratteggiati dagli scuri muretti a secco realizzati con pietra lavica.
In questo contesto di grande fascino prende vita il Passito di Pantelleria, un vero e proprio nettare della terra. E quale occasione migliore delle feste di Natale per stapparlo con i tanti dolci, nei momenti di condivisione o per regalarlo alle persone care?
Molti nomi dei luoghi, delle contrade dove le vigne si mostrano con fierezza, sono arabi.
5 "Passito di Pantelleria" imperdibili
Martingana
A Mueggen, l’altopiano maggiormente vocato per la viticoltura, ampio nello spazio e dominato dal Gibele che segna l’orizzonte, il grande vulcano, in via Khamma c’è il bellissimo dammuso del 1700 di Salvatore Murana, produttore di spicco i cui passiti sono poesia pura. Oltre al terroir, è il tempo l’elemento che rende così speciali i suoi vini: Martingana è una delle etichette più amate da chi cerca emozioni liquide.
Shamira Passito di Pantelleria
Nel cuore della contrada di Bukkuram, "Re di vigna" la traduzione dall’arabo, c’è la piccola cantina di Fabrizio Basile, vignaiolo appassionato, artigiano dei vini di Pantelleria alla terza generazione, ha saputo fare tesoro degli insegnamenti del padre e del nonno, consapevole del fatto che bisogna bene conoscere la natura estrema di questa terra per lavorarci in armonia e ottenere i risultati desiderati. Su questa sapienza nasce Shamira Passito di Pantelleria, pregevole e generoso in ogni suo aspetto.
Ben Rye
Ben Rye, figlio del vento in arabo, è un nome celebre, un vino con il quale non si sbaglia mai. Donnafugata ne ha fatto una eccellenza che racconta, e rappresenta, la lunga storia della famiglia Rallo nel nobile territorio di Marsala.
Passito di Pantelleria Pellegrino
Sempre da Marsala, luogo che ha scritto pagine importanti della storia italiana e del vino italiano, arrivano i Pellegrino, famiglia che preserva una delle più belle e antiche cantine dello stivale. Il loro Passito di Pantelleria si mostra delicato ed elegante, denso dei sentori mediterranei che riportano dolcemente all’isola del vento, bent el ryon per gli arabi che la dominarono.
Bukkuram Padre della Vigna
Bukkuram Padre della Vigna è un’altra etichetta di spicco che ci fa immediatamente pensare ad un nobile Passito di Pantelleria. Marco de Bartoli ci ha lavorato tanto perché questo accadesse e per mantenere nel tempo fedeltà al progetto. Come abbiamo già detto, Bukkuram è il nome della contrada dove gli arabi prediligevano allevare lo zibibbo e appassirlo al sole, non per vinificarlo, ma per godere tutto l’anno di quest’uva così gustosa. Viene prodotto solo nelle annate migliori con una resa molto bassa delle uve perché concentrino la forza e la straordinarietà di questa terra unica e bellissima.
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