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La guerra (persa) al Granchio Blu

Granchio Blu, ovvero granchio nuotatore: tutto quello che c’è da sapere

La guerra (persa) al Granchio Blu

Il granchio blu… Se lo chiamate granchio nuotatore” potete scoprire, con enorme sorpresa, che in realtà c’è da tanto nelle nostre acque.

Le prime testimonianze risalgono addirittura a qualche anno dopo l’inizio del XX secolo, in piena epoca industriale, quando il traffico marittimo era caratterizzato da numerosissime rotte esotiche, senza alcun tipo di controllo.

Ma poco importa,

tanto adesso, grazie ai social e agli pseudo-divulgatori-scientifici-da-tiktok, anche la persona più lontana dal mare è riuscita ad assimilare, per osmosi e involontariamente, gran parte delle nozioni sul granchio nuotatore.

Quindi, per la buona pace di tutti, eviterò di ripetere le cose trite e ritrite che siamo stati tutti costretti a leggere in questo ultimo trimestre, o di fare un tristissimo “copia e incolla” di tantissimi miei colleghi; punto invece a farvi scoprire nella maniera più semplice i lati più sconosciuti di questo crostaceo simpatico come una cartella Equitalia.

Innanzitutto, da nuotatore si è nobilitato, diventando Blu.

La guerra (persa) al Granchio Blu

GRANCHIO BLU suona meglio di GRANCHIO NUOTATORE, vero?!

È una delle tante tecniche commerciali, quella di cambiar nome ad un prodotto ittico che nessuno si è mai cagato fino a poco tempo prima. Purtroppo nessuno era in grado di prevedere una sua prolificazione tanto veloce e quindi, il problema esposto già una decina di anni fa da alcune associazioni di categoria, è stato preso ampiamente sottogamba.

Da TUTTI!

Anche perché il Mediterraneo è ricco di esempi di specie aliene (=arrivate da altri Mari, non da Marte!) che si sono adattate, inizialmente minacciando la fauna locale e, successivamente, convivendo in un nuovo equilibrio.

E perché il granchio nuotatore fa tanto lo stronzo allora?

Le cause sono principalmente 3:

- il clima, che ha causato una variazione notevolmente della sua capacità riproduttiva;

- la mancanza di predatori naturali;

- le scarse risorse della pesca artigianale/lo scarso interesse della pesca industriale.

L’ innalzamento delle temperature del Mediterraneo ha modificato completamente le abitudini di questo parassita, ottimizzando e velocizzando notevolmente le sue capacità comportamentali e riproduttive.

Gli esemplari femmina, non solo sono in grado di auto-fecondarsi (ermafroditi) eliminando dunque un’ulteriore “selezione della specie” necessaria in natura per far soccombere i maschi più deboli, ma arrivano a deporre fino a 8.000.000 di uova per volta!

Motivo che spiega anche la grande e violenta voracità, esplosa a causa dell’ aumento spropositato della loro capacita riproduttiva, in alcuni casi quintuplicata, dovuta appunto al cambiamento climatico (acque più calde).

Capirete dunque che mangiare una decina di granchi alla volta, poche volte a settimana (facendo gli ottimisti!) non potrà mai rappresentare la soluzione al problema.

Soluzione che invece sarebbe molto semplice se lasciassimo fare alla natura, come succede in tutte le altre coste abitare dal granchio nuotatore (dall’Alaska al Sud America per intenderci).

Ma -hainoi- abbiamo squilibrato tutto l’ecosistema, dilaniando i grandi predatori, portando all’estinzione i grandi cetacei, mettendo in fuga i grandi mammiferi del mare e abituando i grandi uccelli marini a pescare dalle monnezze urbane o nei porti piuttosto che sulle coste.

Così, polpi, delfini, ibis reali, pesci gatto, murene, altre tipologie di crostacei che abitavano le nostre coste e quant’altro, si stanno giustamente rifiutando di collaborare con noi poiché occupati a sopravvivere proprio alla nostra violenza.

Rimane dunque solo l’uomo, come unico e misero predatore del granchio blu.

L’intensificazione dei mezzi, di risorse e di tempo necessario per la pesca al granchio nuotatore ha già fatto lievitare di 20 volte il suo prezzo originario, di qualche anno fa. Ma tutto normale, soprattutto perché adesso la questione è puramente economica e ambientale, con qualche pizzico di (in)sana propaganda politica, maestra a sollevare problemi e a lavarsene le mani.

Ciò nonostante, è una battaglia che siamo destinati a perdere se qualche creatura marina o del cielo non si decide ad aiutarci misericordiosamente.

La nostra misera flotta del Mediterraneo (capitanata da quella egiziana, la più numerose in termini di unità e spietata in termini di aggressività) non riuscirà mai a fronteggiare le femmine incinte di 8 milioni di figli, incazzate nere - come Trapattoni quando parla di Strunz - e affamate come energumeni.

L’altra speranza è riposta nella pesca industriale, ma ad oggi è ancora lontanissima a tale prodotto; inoltre, essendo il granchio nuotatore una specie costiera e la pesca a strascico vietata sotto costa (grazie a Dio), i due mondi rischiano di non incontrarsi mai.

Le campagne di denuncia/promozione del prodotto istituite da alcune regioni adriatiche hanno amplificato il problema, chiedendo alle persone di intensificare il loro consumo di granchio nuotatore/blu.

Le maggiori catene di supermercati si sono già mosse per offrire il prodotto nei banchi frigo.

La guerra (persa) al Granchio Blu

Il prezzo ormai oscilla intorno ai 10 euro/kg e, vista la bassa resa come tutti i crostacei (10% di polpa) e il gran tempo richiesto per la pulizia, resta difficilissima la sua gestione casalinga.

Al contrario, potrebbe essere un’ importante risorsa per la ristorazione, sia industriale che artigianale: ma il prezzo comunque fa decadere ogni tipologia di interesse, facendo virare i ristoratori su prodotti più conosciuti dalla clientela e meno complicati da gestire.

Eppure c’è un manipolo di artigiani che rifiuta di arrendersi, che resiste, in trincea, nonostante le raffiche di proiettili e i colpi di mortaio.

Coloro che lo usano da tempo in cucina per ottenere sughi, intingoli, brodi, polveri, polpe morbide, raccontandone orgogliosamente la storia, nonostante la sonora sconfitta che continuano a subire le nostre coste.

Ma guai a fermarsi.

Un giorno, magari, racconteremo questa storia ai nostri nipotini e potremo dire che noi c’eravamo.

Che noi eravamo maledettamente svantaggiati e sotto numero ma non ci siamo mai arresi. Che noi abbiamo fatto parte della RESISTENZA e che alla fine abbiamo vinto, salvaguardando le specie più deboli come le vongole, i granciporri, le granceole.

Mentre la stragrande maggioranza delle persone continuava a mangiare surimi e salmoni, fregandosene altamente del mare.

Come sempre.

E allora … EVVIVA LA RESISTENZA!

Ad ogni modo, attraverso seafood consulting potete richiedere due ricette per preparare a casa il vostro granchio blu:

  • Spaghettone Carla Latini, crema di granchio blu, tartare di dentice e feta all'origano
La guerra (persa) al Granchio Blu
  • Monfettini alla crema di granchio blu, guancia di pescatrice e lemon grass
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