Pizza. E se Domino's facesse scacco matto?
La catena americana sta per aprire 800 pizzerie in italia
Cosimo Abbate consulente di impresa ed esperto marketing aziendale, è nato in una famiglia di pizzaioli da tre generazioni. Vive e lavora a Roma. Ci offre la sua collaborazione con una prima interessante e puntuale riflessione sul futuro della pizza a Napoli e in Italia.
di Cosimo Abbate
Viene fondata nel 1960 in America. Ha circa 200.000 dipendenti in tutto il mondo. È l’impresa di ristorazione internazionale specializzata nella vendita di pizza più famosa al mondo. E qualche giorno fa, “Domino’s pizza” ha annunciato di voler aprire oltre 800 pizzerie in Italia. La catena mondiale di pizzerie investe sul Belpaese.
Obiettivo? Raggiungere il 2% di quota di mercato entro il 2030 cioè servire circa 20 milioni di pizze all’anno. La Confederazione Nazionale dell’Artigianato e delle Piccola e Media Impresa infatti ha stimato in oltre un miliardo il numero di pizze consumate annualmente in Italia.
Non solo popolo di poeti e naviganti, ma soprattutto mangiatori di pizza, anzi #pizzalovers questi Italiani.
Eppure, se da un lato grandi multinazionali del food conquistano sempre più clienti grazie a modelli di business efficienti, marketing accattivante e prezzi più che competitivi, la buzzword del decennio che sta per iniziare sarà invece “autenticità”.
Glocal, fatto a mano e cultura dell’artigianato sono infatti parole chiave, che appartengono sempre più a un vocabolario mainstream che abbraccia quasi ogni aspetto della nostra vita. Dentro e soprattutto fuori dai social network.
Dal design alla moda, dall'arte al mondo del food ovviamente, tutto sembra vertere verso un desiderio crescente di veridicità, lontano da quell’approssimazione dettata dal voler apparire a tutti i costi che ha contraddistinto una contemporaneità troppo spesso alterata da ogm, fake news e filtri di Instagram.
In cucina ed in pizzeria ancora di più, dove oltre alla ricercatezza dei sapori ed alla tracciabilità dei prodotti (che gusto avrà la blockchain?), un’alimentazione sana, varia ed equilibrata è alla base di una vita in salute e contrapposta al cibo spazzatura.
Il mercato chiede, anzi pretende, sempre di più prodotti a chilometro zero, eccellenze eno-gastronomiche, prodotti DOC, DOP, IGT, STG, filiera corta ed un Made in Italy autentico, la cui tutela passa attraverso il contrasto del fenomeno dell’Italian Sounding e la lotta alla contraffazione.
La mission di tutti gli addetti del settore? Rendere più gustosa ed autentica l’esperienza degli Italiani a tavola.
Ma è davvero impossibile tenere testa a multinazionali così strutturate?
È una vera e propria partita a scacchi. La slice pizza (che tradotto dall’inglese significa pizza al taglio) contro la pizza a portafoglio (che in questo caso non ha bisogno di traduzioni). Fast food vs slow food. Due culture a confronto.
Cosimo Abbate nella pizzeria di famiglia I Maestri Pizzaiuoli a Napoli
Ingredienti semplici ma pregiati, quali passione, artigianalità e professionalità, posti “al servizio” del cliente (anche se troppo spesso recensisce su Tripadvisor ancora con il boccone tra i denti) e risposta all’invasione americana delle “pizze che sanno di cartone”.
Frutto dell’arte del pizzaiuolo napoletano, la pizza è non solo patrimonio dell’umanità, ma anche volano per l’economia. La nostra pizza infatti dovrebbe rappresentare un’eredità genuina per le generazioni future per vincere le sfide di un mercato sempre più globalizzato quanto standardizzato.
Cosimo Abbate Pizza expert & economic PhD