Rubrica spiritosa 3: Liquori a fine pasto, si o no?
Guida all’acquisto consapevole di amari e liquori. Falsi storici e come riconoscerli
di Francesco De Falco *
*Musicista, cantautore, insegnante e mastro distillatore-liquorista. ( De Falco Fabbrica Liquori)
Guida all’acquisto consapevole di amari e liquori: Falsi storici e come riconoscerli parte 1
Rinunciare ai piccoli piaceri per noi italiani è pressoché impossibile, così capita spesso di rifugiarsi in una coccola gastronomica consumando cibo non propriamente dietetico, e ahimè anche i liquori ricadono in questo novero.
Mossi dal desiderio di voler digerire un pranzo importante o di prolungare la cena appena conclusa con i nostri amici commensali, riponiamo negli amari la soluzione. Ma funziona davvero così?
Ecco svelata la prima “fake news”, infatti nonostante il mio conflitto di interessi da produttore, devo dire che consumare liquori a fine pasto non è proprio l’ideale, anche perché molti “amari” in realtà sono più dolci del dessert che avete appena mangiato. Oltre agli zuccheri presenti in diverse proporzioni in tutti i liquori e simili, anche l’alcool stesso durante la digestione, si trasforma in zuccheri.
Allora se il digestivo non è digestivo cos’è che ci da la tanto ricercata sensazione liberatoria quando siamo a pancia piena?
Potremmo pensare all’alcool che una volta ingerito sembra fuoco che bruci tutto ciò che incontra, ma è solo un’illusione. L’alcool si giustifica perché è un solvente, ovvero ha la capacità di tirar fuori dalle piante officinali ed erbe aromatiche in esso immerse le loro proprietà e sono proprio quest’ultime che portano beneficio alla nostra digestione e non solo. Stiamo parlando di chiodi di garofano, cannella, calamo aromatico, radici varie e tante altre presenti in natura e dalle mille proprietà utilizzate non a caso anche in ambito farmaceutico. Trasformandomi da produttore ad avvocato del diavolo potrei dire che abbinare queste immense qualità agli zuccheri potrebbe far perdere gran parte di questi benefici, ma come dicevo poco fa a noi italiani non piace rinunciare ai piccoli piaceri.
Infine, raccomandazione come un mantra, consiglio di leggere attentamente le etichette e scegliere prodotti senza aromi e coloranti artificiali ma che riportino la dicitura “infuso di erbe aromatiche, naturali, officinali” perché nella vita affinché tutto funzioni deve essere autentico.
Francesco De Falco classe ’85 musicista, cantautore, insegnante e mastro distillatore-liquorista.
La vita mi ha portato ad approcciare fin dall’adolescenza gli studi musicali presso i conservatori della mia Campania. La passione si è trasformata in lavoro e ad oggi insegno chitarra presso le scuole secondarie statali, non trascurando però il lato artistico di cantautore che pratico con lo pseudonimo, poco ricercato, di Cesco. Ho trascorso la metà dei miei anni coltivando il sogno di costruirmi uno spazio nell’ambiente musicale, cosa che continuo a fare, ma inconsapevolmente un viaggio in America ha fatto emerge qualcosa in me di noto ma che avevo sempre sottovalutato. Avevo notato negli States come le ultime generazioni avessero sviluppato nuove aziende partendo da lavori umili dei propri genitori emigrati dall’Italia. Da quel momento ho iniziato a pensare a mio nonno che in tempi della grande guerra distillava alcool e al suo vecchio baule impolverato in quella che era diventata poco più di una cantina.
Rientrato in patria ho messo in pratica l’ispirazione spolverando finalmente quel baule, al suo interno ho riscoperto la storia della mia famiglia. Da quel giorno ho fatto ricerche più approfondite tra archivi di Stato e Camera di Commercio; ho iniziato a studiare i vecchi appunti ed appassionarmi di tutto ciò che riguarda la liquoristica e distillazione. Tra libri tecnici e di legislazione, tirocini presso i pochi mastri distillatori che mi hanno accolto, è partito il sogno di riattivare la vecchia azienda di famiglia. Così dopo vari anni l’Antica Distilleria De Falco è tornata a vivere. Con cento anni alle spalle so per certo di essere alla quarta generazione di distillatori ma mi piace pensare che anche i miei antenati facessero questo bellissimo e particolare lavoro.