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Senza soldi non si cantano messe ma se ce li hai... il giallo si sbiadisce e fai Sanremo!

Festival di Sanremo, covid, canone RAi e... i commercianti pagano! Per chi ha danaro lo spettacolo continua

Senza soldi non si cantano messe ma se ce li hai... il giallo si sbiadisce e fai Sanremo!

Lo spettacolo deve continuare nonostante tutto e a pagare il costo di una kermesse così onerosa sono i tanti che hanno visto i loro incassi andare a zero e a cui non viene riconosciuto nessun abbuono.

Da oggi, lunedì, a Sanremo riaprono i ristoranti. Non so dire se sia per il ritorno in zona gialla o se quest'ultima sia arrivata in vista della settimana del Festival; sta di fatto che ci saranno i locali aperti fino alle 18 di modo che i cantanti e gli addetti ai lavori potranno pranzare nei ristoranti che sono soliti frequentare tra una prova e l’altra al teatro Ariston.

Fa piacere per chi avrà un vago sentore di ossigeno ma la domanda parte diretta:

Era necessario?

Non è che si poteva fare a meno, nonostante i numeri ed in una situazione così particolare, di portare avanti questa posizione?

Al netto delle considerazioni sanitarie, volendo essere equi, giusti, consapevoli e solidali, mi domando e vi domando:

Anziché spendere milioni di euro per uno spettacolo (piacevolissimo per l'amor di Dio) non necessario, non sarebbe stato il caso di utilizzare queste risorse per abolire il canone 2020 al settore alberghiero, che nonostante l'assenza di flussi, si sono visti recapitare fatture "CANONE RAI" fino a 7mila euro? (Eh si, si paga per numero di apparecchi che si accendino o no).

Sei un ristoratore in zona gialla? Ti attieni alle regole NAZIONALI ma se c'è Sanremo allora...

Intanto la conferma dell’apertura dei ristoranti a Sanremo arriva anche dall’assessore regionale Gianni Berrino, mentre echeggiano le parole del governatore Toti sulla presenza di varianti inglese e sudafricana nonché l'impennata dei contagi a ponente, causata anche dalla vicinanza con la Francia, quella stessa Francia vicina che ha scelto di rimandare il Festival di Cannes ad un momento più consono.

Dunque il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri insieme al presidente di Regione Giovanni Toti sono intervenuti per far chiarezza sul cambiamento di colore ad eccezione di Ventimiglia e di Sanremo che avranno restrizioni extra rispetto alla zona gialla. "Nel nostro territorio rimane in vigore l'ordinanza regionale di chiusura scuole fino al 7 marzo, determinata dall'alto numero di casi riscontrati nelle ultime due settimane e dal crescente tasso di incidenza del virus in età scolastica", ha detto il sindaco ricordando che permarrà il divieto di spostamento da e per il distretto ventimigliese, fatti salvi motivi di lavoro o di salute.

"Dobbiamo però essere molto realisti: benché Regione e Ministero abbiano decretato il rientro in fascia gialla, la circolazione del virus sul territorio rimane alta".

I dati comunque confermano i parametri della zona gialla ed il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, domenica sera, ha commentato così: "C'è una lieve pressione in crescita in tutti i nostri pronto soccorso, ma i numeri dei nostri ospedali sono calati per l'intera settimana, ci auguriamo che continuino. Le terapie intensive sono stabili. Riaprono bar, ristoranti e musei, rispettate con grande rigore le misure, è bene rispettare igiene delle mani, mascherina, con ancora maggiore attenzione perché intorno a noi ci sono regioni che sono andate in zona arancione e rossa, quindi siamo circondati da una grande fascia arancione. Stiamo andando meglio degli altri grazie anche alle precauzioni che stanno tenendo tutti quotidianamente".

A fronte di tutto ciò mi parte L'inclement-ite!

Una città in gabbia, tra strade deserte e atmosfera di preoccupazione più che di festa. Si calcola che gli introiti saranno solo il 5% di quanto si poteva incassare spostando il Festival di qualche mese, forse ad ottobre, quando l'effetto dei vaccini avrebbe potuto regalare meno tensione e meno restrizioni; sono occupati solo mille degli undici mila posti letti negli alberghi e nelle altre strutture ricettive; il numero di giornalisti accreditati: pare si aggiri sulla centinaia rispetto ai 1500 degli anni passati.

Insomma numeri che fanno presagire la catastrofe di questo ennesimo peccato di superficialità. E intanto è di ieri la notizia che ci siano altri due casi di positività tra lo staff di questo Sanremo, di questo Festival del puntiglio di Amadeus e della Rai.

Ed è solo uno degli esempi di quanto - come al solito - dove c'è moneta "non ce n'è coviddi", perché TV e calcio vanno avanti senza troppe esitazioni.

Come lo spieghiamo agli altri ristoratori del Belpaese che le regole non sono uguali per tutti?

Lo spettacolo dovrà pur andare avanti ma a quale costo? O meglio, con quale guadagno? Perché si tratta del classico fumo negli occhi: tutte le attività aperte e riaperte continueranno ad affrontare spese ed uscite senza poter risanare un bel niente in quanto si moltiplicano le restrizioni che mortificano cittadini e commercianti. E tutto per una manifestazione che si riduce ad una kermesse televisiva realizzata con soldi pubblici (e tra poco arriviamo anche a questo) e senza alcuna ricaduta sul territorio.

Senza soldi non si cantano messe ma se ce li hai... il giallo si sbiadisce e fai Sanremo!

Canone Rai salatissimo per le strutture alberghiere nonostante non abbiano (quasi) mai operato nel 2020.

Vale la pena sottolineare che tutte le attività e gli esercizi pubblici prevedono la presenza di un televisore (almeno uno): si va dai piccoli bar che hanno un unico apparecchio ad alberghi più grandi che predispongono il televisore in ogni stanza; ebbene per ognuno di questi dispositivi, tutte le attività commerciali hanno dovuto pagare il canone Rai pur non avendo usufruito del servizio (non c'è bisogno di cercare prove del perché) per più dei due terzi dell'anno.

Si tratta di cifre che vanno dalle poche decine di euro l’anno per chi in un esercizio pubblico possiede solo un apparecchio radio (circa 30 euro) a centinaia o migliaia di euro — fino a quasi 7mila — per chi invece nel proprio locale, che sia un bar, una pizzeria o un grande albergo, possieda almeno una televisione. La tassa sul possesso della tv non conosce pandemie, crisi economiche, zone rosse, arancioni o gialle.

La Fipe, federazione italiana legata a Confcommercio che raggruppa bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pasticcerie (oltre a tutte le imprese legate al turismo, complessivamente 300mila aziende), a metà gennaio ha incontrato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli per elencare tutte le difficoltà del settore che nel 2020 ha già visto la perdita di 6.900 imprese (e non è finita perché si stima che si arrivi a 60mila cessioni di attività) e "rinunciato" a 38 miliardi di euro di fatturato, dato che rischia di peggiorare la situazione anche nel 2021.

Il vicepresidente Fipe, Matteo Musacci ha spiegato: "Abbiamo chiesto un piano di ripartenza che potesse includere tutto, con nuovi ristori per far fronte ai pagamenti, incluso il canone Rai, speravamo in una proroga almeno, ma serviva un decreto ad hoc".

E allora... ah no, poi il governo è caduto. (Grazie Matteo!).

Invece Confturismo e Federalberghi chiedono che per il 2021 la tassa venga cancellata, visto che per le imprese del turismo (alberghi, agriturismi, residence, camping, villaggi turistici) va dai 407 euro l’anno ai 6.789 euro.

L’assemblea generale di Federalberghi ha approvato una petizione “per sollecitare il Governo italiano a intervenire con urgenza a tutela delle imprese e dei lavoratori del turismo prima che sia troppo tardi”.

Tra i principali interventi richiesti dagli albergatori. oltre a riconoscimento di ristori efficaci, proroga delle rate dei mutui e concessione di prestiti ventennali, sostegni, riduzioni e sgravi fiscali c'è proprio l'esonero per il 2021 dal pagamento delle imposte: in primis, IMU, TARI e canone RAI.

Alla fine il consiglio d’amministrazione della RAI ha differito al 31 marzo 2021, senza oneri aggiuntivi (come è umano lei), il termine per il rinnovo del canone di abbonamento radiotelevisivo speciale relativo all’anno 2021. Eppure qualcosa mi dice che non finisce qui se è questo il modo di utilizzare i contributi del popolo e dei commercianti.

Insomma, un festival che più che cantarle ce le suona, dove lo spettacolo deve andare avanti a prescindere dalle regole, dove le reali esigenze economiche dei contributori passano in secondo piano.... perché Sanremo è Sanremo.

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