VERDICCHIO CASTELLI DI JESI CL SUP PICUS VIRIDIS 2022 PRIMA ANNATA DI LA CANOSA NEL CUORE DEI PARCHI SIBILLINI
Presentazione e assaggio prima annata del Verdicchio Castello di Jesi Classico Superiore Picus Viridis 2022.
in copertina Riccardo Réina con la figlia Alberica
La Canosa Srl Società Agricola
Contrada San Pietro, 6 Fraz. Castel di Croce – Rotella (Ap)
Tel: + 39 0736/374556
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Il mondo del vino è particolarmente affascinante proprio per la sua diversità e per la capacità di essere un naturale catalizzatore di fattore umano – ovvero, riesce abilmente a creare in tempi brevi una catena di reazioni positive.
Ci sono produttori che sanno mantenere un giusto rapporto tra la passione per la viticoltura e essere, allo stesso tempo, dei bravi imprenditori, una miscela esplosiva alla quale consegue crescita e sviluppo per il territorio.
In questa tipologia rientra sicuramente Riccardo Réina, proprietario della bellissima azienda La Canosa, nel cuore dei Parchi Sibillini, nelle Marche.
Oggi affiancato dalla figlia Alberica che ha assorbito la grande passione per il mondo del vino, introducendo una visione giovane e dinamica nei tanti progetti in cantiere, assicurando quindi un futuro florido e promettente all’azienda di famiglia.
Tra le novità in corso d’opera, di questi giorni è la presentazione della prima annata del Verdicchio Castello di Jesi Classico Superiore Picus Viridis 2022.
I Reina si sono letteralmente innamorati di questo territorio, del suo vino bianco così virtuoso e intraprendente nell’evoluzione. La presentazione del nuovo progetto, e quindi del vino, ha avuto luogo a Roma, presso l’elegantissimo ristorante Al Ceppo, dove la proprietà propone una cucina che richiama le proprie origini marchigiane.La scelta di comunicare il lavoro e la storia enologia escludendo la formalità, bensì riuniti a tavola, in pochi, per favorire l’intimità e la partecipazione, è sicuramente vincente, consente di entrare nel cuore della narrazione e dei vini, che rimangono comunque protagonisti di ogni passaggio.
Ai 110 ettari di proprietà sulle colline del Piceno, così si aggiungono i 13 ettari di Verdicchio acquistati di recente nell’alta valle dell’Esino, dando forma ad un unico corpo di filari, con piante dai 15 ai 20 anni – l’enologo che ha seguito questa prima uscita del Verdicchio è Emiliano Falsini.
Picus Virdis è il nome del Verdicchio,
in latino il picchio verde, ritenuto indicatore biologico dell’equilibrio di un territorio, totem dell’antico popolo Piceno, rimasto attualmente simbolo delle Marche, icona sulla sua bandiera.
Assaggio del vino
Mostra il vigore del Verdicchio dei castelli di Jesi, della zona storica di produzione, rimandando tutta la sua complessità, unita all’ardire di volere sfidare il tempo. Si mostra giovane nei tratti esuberanti, li ritroviamo soprattutto nel sorso che scalcia energicamente. Già piacevolissimo comunque, fresco nei profumi di mandarino, di sasso di mare, elegante nella nota di biancospino e salvia. Si concede al sorso con pienezza, ricco e ancora austero per la spinta della freschezza che vuole il suo tempo per esprimersi al meglio, lungamente salino e fedele all’idea di verdicchio da lunga evoluzione.
La sede madre de La Canosa si trova a Rotella,
prende il proprio nome dal vicino borgo Poggio Canoso, uno dei quattro castelli di Rotella, edificato tra il XII e il XIII secolo dai monaci farfensi (poi benedettini) nel cuore della Val Tesino, alle spalle del Monte dell’Ascensione. Poggio perché arroccato su di un poggio roccioso, Canoso dal latino canus, invecchiato, per il calcare biancastro, o dalla sua forma di cane accucciato riprodotto nello stemma. Si estende per centodieci ettari, quaranta dei quali sono dedicati a vigneti per la produzione sia di vini tipici del territorio, sia dal respiro più internazionale, sfruttando al meglio le diverse esposizioni, le differenti altitudini che vanno dai 350 ai 550 metri e beneficiando della preziosa e possente escursione termica tra le ore diurne e quelle notturne durante tutti i 12 mesi dell’anno.
Conosciamo l’azienda anche, e soprattutto, per essere stata tra le primissime a studiare il metodo migliore di vinificazione della Passerina, vitigno minore a bacca bianca, storico delle Marche, qui in produzione dal 2011. Il segreto, oltre che in un’uva di eccellente qualità, sta nell’uso del freddo che permette al vino di preservare i profumi primari di fiori bianchi della passerina, e tutto il suo corredo di aromi delicatissimo, così come l’espressione del sorso. Degustata in questa occasione, nell’annata 2022, ha confermato il grande impegno di Riccardo Reina nel volere offrire il meglio del piccolo vitigno nella Val Tesino. Molto interessanti le diverse interpretazioni che vanno dalle bollicine, al fermo Servator Offida Passerina DOCG 2022.
Completamente diverso il Pecorino, Pekò Offida Pecorino DOCG 2022,
dal nome del vitigno che tradizionalmente era il cibo prediletto delle pecore. Pecorino in purezza che matura in acciaio, inteso e ricco con una spiccata mela al naso, fresco e dal buon corpo in bocca. Il bianco dalla spalla rossa, lo definisce il produttore, per la sua struttura che offre un’ampia possibilità di abbinamenti con il cibo, può accompagnare piatti di carne, rallegrare grigliate senza timori. Le vigne sono a metà tra i Monti Sibillini e il mare, posizione nella quale il Pecorino si esprime in maniera ottimale.
Molto interessanti anche i rossi, da Montepulciano in prevalenza, ma per ora rimaniamo su questa ricca e eccellente espressione dei bianchi marchigiani.
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