Wine Not: Gennaro Papa Winery “Memoriae 2018 vino bianco ”
Degustazione del vino Memoriae 2018 bianco di Gennaro Papa Winery
Ogni volta che mi reco in visita presso qualche azienda vitivinicola sono sempre munito di taccuino per prendere due appunti, segnare qualche chicca o informazione poco nota data dal un produttore…purtroppo questo approccio non è sempre il migliore ed alcune volte si corre il rischio di perdere qualche/troppe informazioni.
Con le cantine Papa l’arma migliore per carpire ogni chicca uscita dalla bocca di Antonio è il registratore in modo da non perdersi nulla, anche perché con Antonio il sapere trasmesso è veramente tanto e non mi riferisco ad una conoscenza vitivinicola o meglio non solo, ma anche ad un sapere storico che non si può improvvisare o sperare di ricordare da informazioni lette su qualche rivista per mettere insieme due nozioni da raccontare al turista di turno. La conoscenza del sapere è dato da studio e passione.
Molte volte per conoscere un vino si potrebbe osservare il “Vigneron” per poter comprenderne filosofia ed autenticità, Antonio Papa è la seconda generazione che con cura e rispetto porta avanti quanto iniziato dal padre Gennaro prima di lui.
Un duro lavoro fatto di sacrifici che ritrova i primi riconoscimenti nella “Cattedra Ambulante di Agricoltura”… parliamo di quella che è stata per oltre un secolo la più importante istituzione di istruzione agraria rivolta ai piccoli produttori e promossa da comizi agrari con l’aiuto di amministrazioni locali, società agrarie e prefettura.
Non ho intenzione di spendere parole e darvi informazioni che potete trovare andando direttamente sul solo website, mi interessa molto di più fare un focus su Antonio papa e la sua filosofia vitivinicola.
Antonio è schietto e diretto, non te la manda a dire…è sempre pronto a difendere il suo territorio ma è coerente e non ha timore di puntare il dito contro tutto ciò che c’è di sbagliato nelle nostre terre e l’Italia tutta, soprattutto se considerate il delicato periodo che stiamo affrontando.
Interessantissima la diversità di terreno che caratterizza l’areale del Falerno, basti pensare che il monte Massico in se ha una sua composizione molto diversificata con rocce nate da formazioni piroclastiche la cui base è generalmente in ignimbrite, in parole povere un terreno che subito nel corso del tempo attività vulcanica tipica della regione Campania.
Ricordiamo che la natura vulcanica caratterizza le terre campane e quindi la possibilità di impiantare vigneti a piede franco che non possono essere impiantati a piacimento nei terreni italiani.
Quando vidi l’ultima volta Antonio nella sua azienda, circa un anno e mezzo fa mi aveva accennato di volersi cimentare nella realizzazione di un Falerno bianco, arrivato in azienda ci rechiamo alla base del monte Massico, dove ci sono le vigne rigorosamente recintate per proteggerle dai cinghiali e dagli esseri umani.
Giunti sul fazzoletto di terra dedito al Falerno bianco, guardando quella vigna ho trovato una certa affinità con la vigne di chardonnay ritrovate in Borgogna a Chassagne Montrachet ho quindi chiesto spiegazioni…parliamo di 1000 m² di primitivo con ceppo gioia del colle allevati ad alberello con un sistema a controspalliera che riprende l’organizzazione della vita adottata nello Champagne chiamata appunto “Metodo Champagne” con altezza della pianta ad un metro e cinquanta centimetri e circa due metri e cinquanta centimetri di distanza tra i filari e le piante.
Tornati in cantina ci accingiamo alla nostra degustazione di “Memoriae” 2018 vino bianco.
Il vino è caratterizzato al 60% da Falanghina di cui 50% clone beneventano e l’altro 50% clone dei campi flegrei ed un restante 40% Moscato clone di Terracina.
Bella presentazione a partire dall’etichetta in linea con la filosofia e l’immagine aziendale, il vino trasmette eleganza visiva già dal colore giallo paglierino acceso con sfumature dorate e verdoline che ne amplificano la vista.
Un naso particolare, ricco ma soprattutto diverso che io personalmente non ho mai avuto il piacere di trovare in altri vini…il cedro apre le danze per lasciar spazio ad un delicatissimo lime che avvolge il palato, in chiusura un elegante pompelmo rosa deciso ma non invasivo, un mix citrico che non ti aspetti.
Al secondo passaggio il naso si arricchisce e la frutta incontra lauro e alloro due piante officinali che hanno presenza massiccia nel monte Massico.
Bocca rotonda e avvolgente, dal sorso fresco e minerale riporta in bocca una bella salivazione e stimola la bevuta, sicuramente un vino molto beverino. L’annata 2018 manca di intensità ma ciò è rimandato all’età della vite che illo tempore aveva solo tre anni e quindi non pienamente pronta per svolgere il proprio dovere in maniera fedele non avendo raggiunto la sua piena e corretta intensità.
Un vino bianco appositamente voluto con grande anima e personalità.
Produzione annua di 4.000 bottiglie e costo medio di € 12/15