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WINE STAR WARS - Episodio II: Cristina Mercuri

Cristina Mercuri, il volto femminile di tre W in Italia: Wine, WSET e Wine-Club.

WINE STAR WARS - Episodio II: Cristina Mercuri

Cristina Mercuri, il volto femminile di tre W in Italia: Wine, WSET e Wine-Club. Parla un linguaggio

internazionale, forma ed informa un intero ecosistema con la sua Accademia mentre si candida a diventare una delle prossime Master of Wine .

WINE STAR WARS - Episodio II: Cristina Mercuri

WSET: L’obbligo della lingua inglese è un plus o un limite? Tu come lo affronti?

Non è tecnicamente un obbligo a meno che non ci si riferisca al Level 3. Level 1 e 2 possono essere fatti in Italiano, ma personalmente preferisco offrire la formazione in Inglese perchè è il linguaggio del vino oggi, e sempre di più lo sarà in futuro. L'Italia è molto meno resistente rispetto al passato ad abbracciare la cultura anglosassone e - in generale - all'internazionalizzazione perchè ha capito che si tratta di una risorsa e una ricchezza per dare valore al vino italiano nel mondo.

Per questo ritengo che sia un grande plus poter seguire un corso in lingua. Alcuni mi dicono che hanno timore di non comprendere le lezioni, ma quando scoprono che l'inglese tecnico è facile da comprendere si ricredono e superano l'esame con successo. Inoltre, gli examiners a Londra sanno che non siamo native speaker e che non è un esame di lingua, quindi c'è massima tolleranza a errori che non riguardano il vino in senso tecnico.

Tuttavia, ho ancora qualche studente restio e per questo offro anche un WSET Level 2 in wines in lingua italiana.

Essere una professionista del vino di sesso femminile ha un peso differente rispetto al passato? Qual è lo scenario attuale anche secondo la tua esperienza?

Domanda molto complessa, quanti mesi abbiamo a disposizione per discuterne? A parte le battute. Il tema diversity è variegato e stratificato in tutti i settori, vino incluso. I recenti scandali riguardanti The Court of Master Sommeliers fa capire che essere donna, oggi, è ancora un segno di differenza. È un problema generazionale e culturale, e per questo è difficile parlarne in poche righe. Per la mia esperienza, noto che per la fascia giovane dei Millennials (quelli sotto i 30 per intenderci) e i Gen Z questo è un "non problema", nel senso che la diveristy in senso lato è qualcosa di out of fashion. Le motivazioni? Cultura, forse, o forse un concetto del sesso più sdoganato (il che - però - crea altri problemi da un punto di vista del valore e della dignità, ma ne parleremo la prossima volta). Personalmente, ho subito discriminazione da maschi (definirli uomini potrebbe essere fuorviante) di età superiore ai 40, con poca cultura. Come sai, tra le motivazioni per cui ho ceduto la mia società c'è anche il clima che si era creato nell'asset societario. Mi sentivo sbagliata, in difetto o in colpa, senza valore.. era necessario uscirne. Perciò, ho deciso che Wine Club, la mia nuova accademia, sarà impegnata ogni giorno a garantire un ambiente multiculturale e variegato, e - in quanto Società Benefit - donerà parte dei suoi profitti anche ad un'associazione impegnata nella tutela delle donne vittime di violenza. C'è ancora molto da fare, ma dobbiamo partire da noi.

C’è ancora un grande distacco tra pubblico e professionisti del vino. Timore della divisa o c’è effettivamente bisogno di svecchiare alcuni schemi?

Distanza che si accorcia, per fortuna, proprio perché alcuni schemi del passato si stanno svecchiando. Ciò sta accadendo grazie all'offerta crescente di corsi a diversi livelli. Non per ripetermi, ma il WSET ha accorciato molto le distanze tra consumatore e professionista. Lo scopo del WSET e - in generale - dei corsi anglosassoni è far sì che il professionista trasferisca un messaggio chiaro usando un linguaggio tecnicamente esatto ma prossimo. Infatti, al Level 2 in Wines si insegna a discutere lo stile del vino. Raccontare un vino per il suo stile usando termini esatti ma comprensibili fa sentire l'interlocutore accolto. Ciò è commercialmente più appealing, quindi fa vendere di più e meglio, accorciando le distanze.

Tra le nuove tendenze, sempre più consensi ricevono alcuni formati tra cui il bag-in-box, lattine o vini monouso. È la nuova frontiera per un mondo più green o semplice trovate pubblicitarie?

È senza dubbio la sintomatologia di una sensibilità maggiore verso temi ambientali. Uno studio recente di Deloitte mostra come oltre il 50% dei giovani nel mondo sia preoccupato per le conseguenze del cambiamento climatico. Come per la risposta sulla diversity, anche qui il cambio generazionale e la cultura decidono i trend. Finalmente quello che è la prassi nei paesi del nord Europa, adesso inizia ad essere visto anche negli scaffali dei nostri supermercati. Non solo: si inizia a percepire che certi formati non sono necessariamente sinonimo di qualità scadente. Il consumatore è consapevole che vini aspirazionali con grande potenziale di invecchiamento necessitano della bottiglia in vetro, ma è anche consapevole che esistono milioni di etichette di vini per il consumo immediato che potrebbero quindi agilmente essere confezionati in formati e materiali più sostenibili per l'ambiente. Mi conforta molto vedere bottiglie più leggere, bag-in-box e vini in lattina per la fascia mid-premium. Aggiungo anche che statisticamente sono in aumento le famiglie mononucleari e che offrire un vino in un formato minore è sintomo di apertura e inclusione, oltre che essere una mossa commerciale davvero smart.

Cosa consiglieresti ad un tuo studente che non trova più motivazioni per proseguire nella formazione vino?

È del tutto normale attraversare momenti di sconforto. La stanchezza e la delusione possono scoraggiare nel proseguire studi così difficili come quelli in questo settore. C'è una divertente vignetta che rappresenta il Dunning Kruger effect: chi ha poche competenze si crede altamente qualificato, al contrario, più si va avanti nello studio e più ci si rende conto di saperne poco. La maggior parte delle persone che inzia il Diploma Level WSET attraversa una fase di smarrimento. La tipica sensazione da "non so nulla, sono un incapace" è normale. Quello che suggerisco è di non mollare e di non guardare la vetta del percorso, ma lavorare per singoli passi. Rispettare i propri tempi. Il vino è una materia complessa che mescola chimica, fisiologia e sensibilità. Soprattutto sul tasting, possono capitare le giornate dove il nostro corpo è meno sensibile. Non ci si deve arrabbiare, perchè è controproducente: il naso si chiude ancora di più e il palato fornisce segnali sbagliati. Lo studio del vino ha i suoi ritmi e ognuno di noi deve accettare il proprio.

Altri motivi per cui uno studente può perdere motivazione? I soldi. In Italia questo settore è molto poco pagato, soprattutto se paragonato con il resto del mondo. Questo settore non ci farà arricchire, ma quello che suggerisco è di perseguire sempre ciò che ci fa stare bene.
L'ultimo motivo per cui si può perdere motivazione è sentirsi soli. Capita spesso a chi affronta i livelli più alti. Io per esempio mi sono sentita sola in certe fasi della mia preparazione, e non è una bella sensazione. Un mio suggerimento? Creare uno study group con altri studenti. Questo percorso permette di fare amicizia con i migliori degustatori al mondo, creare una rete solida perchè si condividono strategie e delusioni. Quando il gioco si fa duro, è meglio non essere soli. Parola di MW Student.

L’Italia detiene il record assoluto di vitigni autoctoni. Come addentrarsi con metodo in questo labirinto?

Credo che sia importante conoscere le strategie di approccio logico sistematico. Ce ne sono tanti e ognuno può adottare, o inventare il proprio. Basta che funzioni! Io ad esempio cerco di dare un approccio per macro gruppi, e poi via via dividere per stile, struttura e aromi. Anche l'approccio climatico (ovvero come il clima si ripercuote sullo stile dei vini) potrebbe essere un buon metodo per memorizzare i vitigni autoctoni. L'importante è dare un metodo che sia logico e renda facile raggruppare vitigni simili, confrontarli e dargli un segno distintivo che li renda unici e identificabili.

Un Paese (o Regione) che ti affascina e un Paese da tenere sott’occhio

Domanda difficile, ce ne sono tante. A parte le mie amate Borgogna e Champagne, se dovessi pensare a una regione affascinante, ma allo stesso tempo da tenere d'occhio è la Sicilia. Sempre di più la Sicilia si sta affermando sul panorama internazionale con un'offerta di vitigni autoctoni che pare soddisfare bene i bisogni dei nuovi consumatori: l'eleganza sobria di un Nerello Mascalese, la fragranza leggera di certi Frappato, o le acidità vibranti dei Catarratto e Grillo. I produttori sono sempre più attenti a comunicare il loro attaccamento alla terra, alla loro cura del passato come tutela di una ricchezza da trasmettere al mondo. Sono sempre piena di gioia quando scendo a trovare i miei amici siciliani.

Perché è ricorrente il paragone con la Francia quando si parla di risultati e problemi legati all’Italia?

Non ho una risposta oggettiva a questo, però posso dare una mia impressione. La Francia è considerata il benchmark per la produzione di vino di qualità. Ogni regione del mondo produce, o tenta di produrre, stili che ricordano i vini francesi. Si veda Barossa, che dopo il boom di produzione di Shiraz dallo stile ricco e abbondante, sta iniziando a spostarsi - per certi segmenti di nicchia - su stili di Syrah più vicini al Rodano; o Hawke's Bay, che produce Chardonnay molto simili agli stili di Puligny Montrachet. Questi sono solo due dei tanti esempi per dimostrare che la Francia è il punto di riferimento per la produzione di vino di qualità. Le regioni della Francia godono di una complessità di terroir, possono beneficiare di diversi metodi di produzione, e il fatto di avere una storicità importante ha contribuito alla costruzione del valore del vino. Il loro savoir-faire è anche quello di saper veicolare un messaggio del vino alto e prezioso. Hanno mediamente un posizionamento elevato. Probabilmente anche per questo l'Italia tende a fare sempre paragoni con la Francia. In comune abbiamo i grandi volumi di produzione, ma non siamo ancora riusciti a elevare il valore del vino al loro livello. Ovviamente generalizzare è sbagliato, ci sono molte realtà di lusso anche in Italia e - in generale - negli ultimi anni c'è più apertura ad una comunicazione del vino più professionale. Noto però che continua questo atteggiamento di comparazione tra numeri che forse non ci fa bene. Se vogliamo costruire una brand identity forte dobbiamo cercare di spingere sui valori della nostra unicità. Indagare di più su cosa ci rende distintivi e costruire valore su quei pilastri. Guardare gli altri è utile, ma correre dietro agli altri no.

Oltre all’insegnamento, quale servizio ti impegni a promuovere con maggiore fervore?

Oltre ai corsi di formazione a diversi livelli, offro consulenze tailor made, sia per consumatori che per aziende. Il motto di Wine Club è Beyond bespoke education - oltre la formazione su misura. Quando un cliente - che sia consumatore o azienda - si rivolge a me voglio che abbia la certezza che alla fine del percorso abbia acquisito gli strumenti per colmare le sue esigenze o i suoi bisogni. Abbiamo compreso che essere Wine Expert ha un significato diverso a seconda del significato che si dà al vino. Mi sono chiesta: Cosa vuol dire oggi formare un Wine Expert? Le diverse forme di expertise smuovono il business del vino e contribuiscono a un turnover mondiale di oltre 300 miliardi di dollari, in crescita. Per Wine Club, formare un Wine Expert significa garantire la certificazione più appropriata al proprio scopo culturale. È un progetto ambizioso, e per ora non posso svelare di più. Ma invito i tuoi lettori a seguirmi sui social e iscriversi alla mia newsletter: ne berremo delle belle!

Parliamo infine della tua ultima iniziativa, come è nata Wine Club?

Dopo le brutte esperienze passate, ho trascorso qualche mese pensando a quale potesse essere il mio futuro. Rimettermi in gioco con una nuova azienda rappresentava una sfida che avrebbe consumato molte energie e - onestamente - lo scorso anno di energie ne avevo davvero poche. Ero molto delusa dalle persone, non riuscivo a fidarmi di nessuno e provavo un grande senso di solitudine.

Ho preferito chiudermi in casa e studiare per prepararmi all'esame MW. I mesi di duro sacrificio sono stati fondamentali per far sì che le mie prestazioni in sede d'esame fossero dignitose. Quei quattro giorni sono molto provanti, da un punto di vista morale, fisico e psicologico. È un esame molto difficile, solo il 2% dei candidati passa sia teoria che pratica al primo colpo. I miei nervi hanno retto e sono uscita con dei voti dignitosi, ma non abbastanza per passare. Aver raggiunto quasi la sufficienza è stato il mio piccolo successo, che mi ha dato la carica giusta per rimettermi in gioco in prima persona sul lavoro.. ed ecco Wine Club.

Wine Club è un’accademia innovativa. Innovativa perché offre servizi a diversi livelli di interesse: formazione, informazione e consulenza. Crediamo nella formazione di qualità in un approccio sempre più tailor made. Vogliamo che il mondo del vino sia comunicato in maniera chiara, onesta, trasparente e facilmente fruibile a tutti i livelli. Per questo, il nostro impegno è quello di puntare all'eccellenza dei nostri studenti, e di stabilire relazioni durevoli con gli interlocutori della industry nazionale e internazionale.
Wine Club propone formazione, attraverso diverse soluzioni di apprendimento, rivolte sia al settore B2B che B2C. Si spazia dai corsi di avvicinamento al vino, corsi professionali come il WSET o un'innovativa formula di apprendimento e potenziamento delle conoscenze su misura.
Inoltre puntiamo sull’informazione, con contenuti editoriali pensati per i diversi bisogni dei lettori, siano essi wine lovers, wine enthusiasts o wine geeks, con articoli sempre originali e aggiornati ogni settimana.
Infine, propone consulenza tailor made, mettendo a disposizione il proprio bagaglio di wine knowledge per soddisfare diverse necessità di cantine e ristoranti, tra cui Staff training, Tecniche di vendita, Redazione carta vini, Social media management ed altri tipi di collaborazione volti a migliorare il valore del vino anche nel B2B.

Le cose belle richiedono tempo e io voglio dedicarci tutta me stessa per far sì che la mia accademia possa diventare, un giorno, uno dei punti di riferimento per la formazione e informazione di qualità in Italia.

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