Che impatto avrà il Covid sull'obesità infantile? Gli esperti parlano di Coviobesity.
Coviobesity: è l'aumento di peso dato dall’alimentazione sregolata e dal calo dell'attività fisica dovuta al lockdown
Con la chiusura delle palestre e delle piscine per via dell'emergenza da Covid-19, per molti ragazzi e bambini non resta che trascorrere il tempo a casa e a casa si sà: ci si lascia andare. Si mangia male, si dorme poco, e subito si prospetta un incremento dell'obesità.
Tra le varie conseguenze che i blocchi da lockdown imposti dalle autorità durante questa pandemia di COVID-19 hanno apportato c’è anche quello relativo ad un aumento del rischio di obesità infantile secondo un nuovo studio apparso su Obesity e realizzato, tra gli altri, anche da ricercatori dell’Università di Buffalo.
In America è già allarme rosso, come ha denunciato il Washington Post nei giorni scorsi. Ma in Italia com'è la situazione?
Dopo aver esaminato i dati di 41 bambini sovrappeso che sono stati in isolamento nei mesi di marzo e aprile a Verona, i ricercatori sono giunti alla conclusione che in generale l’aumento di rischio dell’obesità per i bambini possa essere stato effettivo durante queste settimane di lockdown.
Rispetto a come si comportavano un anno prima, i bambini, durante la “quarantena” in casa, tendevano in media mangiare un pasto in più al giorno, a dormire in media una mezz’ora in più al giorno e a passare ben cinque ore in più al giorno davanti ad uno schermo, sia quello della TV che quello del computer o dello smartphone.
Contemporaneamente i ricercatori notavano un aumento di consumo di carne rossa, di bevande zuccherate e in generale di cibi spazzatura.
E, ovviamente, l’attività fisica, rispetto all’anno precedente, era diminuita notevolmente.
“La chiusura delle scuole e l’ordinanza di stare in casa - sostiene Alexis Elias Malavazos responsabile Servizio di Nutrizione Clinica e Prevenzione Cardiovascolare IRCCS Policlinico San Donato -, mettono a dura prova l’ambiente alimentare domestico e l’attività fisica dei bambini e potrebbero aggravare l’epidemia dell’obesità infantile e aumentare le disparità nell’esposizione al rischio dell’obesità. Infatti, se da una parte l’aumento della sedentarietà colpirà tutti i bambini, quelli che ne subiranno di più le conseguenze saranno i bambini che abitano nei centri urbani e che vivono in spazi limitati. In più molti bambini hanno consumato alimenti a più alta densità calorica durante il periodo di quarantena, hanno passato molte ore davanti allo schermo e non solo per la didattica a distanza. Sarebbe opportuno, durante un altro possibile lockdown, che le ore trascorse davanti allo schermo, non per scopi didattici, fossero usate per promuovere l’attività fisica”.
In questi casi è la figura del pediatra a svolgere un ruolo fondamentale.