Occupazione di suolo pubblico per la ristorazione: La grande beffa
Il provvedimento per l'autorizzazione ad aumentare il suolo pubblico utilizzabile ha deluso i ristoratori romani
"Più spazio subito per i dehors delle attività commerciali, turistiche e di ristorazione, oltre all'esonero dal canone di occupazione di suolo pubblico per tutto il 2020. È una delle nostre ricette per rilanciare il tessuto produttivo di Roma: ampliare gli spazi esterni a disposizione dei locali consentirà di bilanciare la riduzione di quelli interni, dovuta all'obbligo di distanziamento fisico. Una soluzione rapidissima, considerato che prima l’iter delle concessioni poteva durare mesi e mesi, soprattutto nell'area del Centro Storico. Sosteniamo la ripartenza di queste attività e le persone che vi lavorano, sempre nel rispetto della pubblica sicurezza e della tutela del patrimonio artistico capitolino".
Queste erano state le dichiarazioni della sindaca di Roma, Virginia Raggi, alla vigilia dell'attivazione del provvedimento, ma molti ristoratori del capoluogo laziale hanno manifestato a gran voce e con forte rammarico, che si tratta in realtà di una grande beffa teorica e assolutamente non applicabile. La motivazione è ben chiara sugli stessi moduli da compilare ai fini della richiesta.
Per ottenere l'ampliamento del 35 per cento della superficie esterna occupata, si deve comunque far fede alla Deliberazione del Consiglio Capitolino n. 39 del 2014: deve restare una "sezione libera di 2 metri sul marciapiede rialzato per il transito pedonale, sia filo fabbricato che filo marciapiede". Arcangelo Dandini, del ristorante L'Arcangelo, rassegnato commenta: "Posso anche accettare la cosa, ma almeno non facciano propaganda, non vengano a dire che abbiamo questo vantaggio, perché non è vero. Questo 35 per cento in più può valere per chi ha una piazza privata o si trova comunque su una piazza, non certo per chi ha un semplice affaccio in strada. Io non avrei comunque messo tavoli fuori, però dico che è una falsa facilitazione, hanno fatto una finta. La prova? A Milano ci hanno messo un giorno per attuare l'ordinanza, spostando parcheggi di motorini e qualche striscia blu. Qui non si vuole rinunciare a un paio di parcheggi. Nel 90 per cento dei casi a Roma non è applicabile. La vogliono far passare come un atto del Comune che va incontro al cittadino, ma sanno che non è così. Non si vogliono assumere rischi. Non vogliono scontentare le associazioni degli abitanti del centro storico, che sono fortissime e molto ascoltate. Lo chiamano decoro urbano questo evitare i tavoli all’esterno. Avrebbero potuto sino a settembre derogare a vecchie norme. I tempi sono eccezionali ".
Gli fa eco Fabrizio Pagliardi di Barnaba: "Saranno contenti tutti quelli che metteranno tavoli esterni illegalmente, perché gli uffici comunali hanno 60 giorni di tempo per controllare le pratiche e rispondere a quelle che saranno 5-6mila richieste. Nel frattempo si fa cassa. Sono sincero: per quanto riguarda il mio locale è perfetta, però fa ridere per tutti quelli che hanno il ristorante in centro. Facevano prima a dire che non lo possiamo fare perché altrimenti i residenti si arrabbiano. Solo pensare che si debbano lasciare un due metri su un marciapiede romano fa ridere. Non ci sono marciapiedi così grandi. E poi l'ordinanza ha molte incongruenze. Per esempio il mio vicino ha già il permesso di occupazione di suolo pubblico. Lo aveva di 25 metri, quindi ora può ampliare del 35 per cento di quei 25. Io che non ho mai chiesto dunque avuto l'occupazione adesso ho diritto a molto più di lui, mi spetta il 35 per cento della superficie del locale. Insomma bizzarro. Hanno partorito una normativa che finge di voler andare incontro ai ristoratori. Ma non è colpa di questa giunta. Ci siamo abituati. In 25 anni è cambiato poco. Chi ci governa è ancora convinto che i turisti vengano a guardare i monumenti. Il problema è che poi la città la devi vivere."
Enormemente deluso Mario Sansone di Marzapane: "Ero a mille perché quando hanno annunciato l'ordinanza speravo di aprire coi tavoli fuori, ma ora la delusione è cocente, visti i moduli con i criteri per far accettare la richiesta. La buona volontà noi ristoratori ce la mettiamo, ma così è davvero demoralizzante. Siamo in una situazione drammatica, almeno si eviti di fare proclami, perché oltre che in crisi ci sentiamo disperati. Avevo richiamato i ragazzi a lavorare, ma ho dovuto stoppare il rientro. Non riesco a mettere fuori nemmeno un tavolo, anche se teoricamente avrei il 35 per cento della superficie del locale interno. Eppure niente: tutti i parcheggi tariffari non si possono occupare, i parcheggi con strisce bianche non si possono occupare, idem per i parcheggi motorini. Il Comune prima ci ha detto che avrebbe dato la possibilità di far accomodare fuori, anche per compensare i ridotti posti all’interno, poi la doccia fredda. Eravamo felicissimi per un provvedimento che finalmente ci avrebba aiutato. Ma la fregatura è in agguato nei fogli applicativi."