Ristoratori trentini: "La riapertura di bar e ristoranti sia all’insegna di regole che salvaguardano la salute, ma che non mettono a rischio i bilanci delle aziende"
Più di 50 tra ristoratori ed esercenti di Trento scrivono una lettera comune e pretendono chiarezza
Sono più di 50, i ristoratori e gli esercenti del capoluogo trentino che hanno fatto fronte comune scrivendo una lettera che manifesta chiaramente tutti i seri dubbi nei confronti delle eventuali misure da applicare una volta che l'emergenza da COVID-19 sarà scongiurata.
Indirizzata alla Confesercenti di Trento e a svariati gruppi sindacali, la lettera, che vede tra i firmatari, tra gli altri, Nicola Malossini, del Forst, Christian Ravelli della Pasticceria Viennese, Walter Botto del Tridente, Valter Rensi del Ristorante Rebuffo e Francesco Antoniolli del Ristorante al Vo’, risulta chiara e diretta.
Riportiamo alcuni punti più salienti: "Il nostro lavoro si basa principalmente su un servizio fatto nel locale; è impensabile che puntando sul delivery si possa recuperare il mancato fatturato derivante da norme troppo stringenti. Prima di questo virus non erano certo rose e fiori per molti di noi, per rimanere aperti bisognava fare “numeri”: i due 2 metri di distanza sono una follia. Quanti locali possono permettersi logisticamente questa soluzione? Si ridurrebbe la disponibilità del 60%. Quanti giorni riuscirebbero a rimanere aperti i bar?".
"Nella migliore delle ipotesi gli incassi si dimezzeranno, come dovremmo comportarci con il personale in esubero? Sarebbero drammatico dover licenziare risorse umane preziose per il futuro dell’azienda. Conti alla mano, le restrizioni dovessero essere impraticabili, saremmo impossibilitati ad aprire» e «per non vedere aziende costrette a “portare i libri in tribunale” l’ente pubblico deve farsi carico in toto della situazione: Cassa integrazione fino ad apertura totale, moratoria sugli affitti dei locali e blocco totale di utenze e tributi".
"Ora il problema non è quando riapriremo ma come riapriremo, se il come è peggio di restare chiusi meglio restare chiusi con i sostegni pubblici. Ma è fondamentale, per evitarlo, avere un confronto con le autorità per poter capire cosa si può fare. Prima che ci siano le regole serve un confronto. Inoltre al Comune chiediamo che dia in fretta la autorizzazioni su ampliamenti dei locali o modifiche interne se serve per la sicurezza sanitaria".