A Monforte, nel cuore delle Langhe: il Ristorante FRE del Réva Resort
Langhe, nel Wine Resort Rèva il Ristorante FRE
Loc. San Sebastiano, 68 - 12065 Monforte d’Alba (CN)
T: +39 0173 789269
E: [email protected]
Aperto Sabato e Domenica per pranzo e cena; Lunedì Martedì e Venerdì a cena. Chiuso Mercoledì e Giovedì.
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Siamo nel cuore delle Langhe, a Monforte, forse oggi il luogo più vivo dal punto di vista gastronomico e culturale.
Più precisamente ci troviamo in una delle tante borgate immerse tra le colline del Barolo. Qui ormai i vitigni sono solo nebbiolo dal quale si ricava, appunto, il vino Barolo, un vino rosso pregiato famoso tra i più rinomati d’Italia. Un tempo si incontravano anche vigne di dolcetto barbera, mentre attualmente sempre meno bosco e sempre più vigne e ristoranti. D'altronde il turismo oggi cerca questo: la gastronomia di livello, di qualità.
Penso che oggi Réva rappresenti qualcosa che in Langa non c’era,
questo non toglie nulla ai tanti bravissimi ristoratori presenti in questo territorio; è superfluo dire che sia presente un’immensità di bravi chef e di straordinari ristoranti. Ma questa proposta per me è diversa!
Unire la tecnica francese all’amore per l’Italia di Alleno, con la passione per la gastronomia e la conoscenza del territorio di Daniele Scaglia che - per la proprietà - segue il ristorante con una brigata di cucina guidata dallo chef Francesco Marchese.
A mio parere è un unicum!
Da tempo volevo venire in questo ristorante, che è molto di più: nasce come cantina di vini, diviene resort ed ha anche un bistrot. Un progetto completo e complesso dove la ristorazione di altissima qualità si unisce alla produzione di vini, dove il turismo incontra l’alta gastronomia.
Ho provato il ristorante, un progetto che ha preso il volo ormai tre anni fa con la consulenza di uno dei più grandi chef viventi, Yannick Alléno,
scuola francese, rigore, tecnica e passione per questo lavoro. Appena si entra al ristorante si percepisce questa incredibile capacità di fare ristorazione che per me solo i francesi hanno: la tecnica in cucina l’hanno creata loro. l'hanno codificata e mi sento di dire che l’hanno amata e tutt’ora la amano. La tecnica in cucina è indispensabile, non mi stuferò mai di dire che per me l’unione di tecnica ed emozione crea un progetto unico e indimenticabile. Qui ci sono entrambi, c’è la ricerca della perfezione nel piatto, nella sala e nell’attenzione al dettaglio.
Per la prima volta dopo anni qui ho trovato un’esaltazione assoluta del territorio e delle sue materie prime, il tutto unito ad una capacità di trasformazione di un piatto che unisce emozione, appartenenza e gusto.
Il servizio è perfettamente integrato con la location: grande eleganza, competenza, tempi giusti tra le portate. Colpisce molto la delicatezza del personale in sala che sa raccontare i piatti senza nessuna parola di troppo, piuttosto andando subito al cuore, con quell’attenzione sempre più rara di raccontare il di più al cliente solo se lo chiede.
Ogni piatto ha una sua anima, ma non solo,
la cura nella scelta del pane, due le proposte attuali una focaccia servita con un olio siciliano, Mancuso monocultivar Nocella del Belice, e una pagnotta dedicata proprio al pane di langa con molta mollica e una stupenda croccante costa, perfetta da abbinare alle salse, unendo anche qui la golosità della salsa con la dolcezza della farina inuma: perfetto pairing con la tradizione.
Infatti la scarpetta è forse un simbolo della cucina italiana e l’unione con una grande salsa francese fatta con i prodotti della terra piemontese, risulta una delizia per il palato.
I piatti sono un crescendo di sapori,
un menù (per me interamente vegetale) dove le salse si uniscono con delicatezza ai sapori intensi del territorio, una ricercatezza di equilibrio nei piatti dove l’umami del fungo incontra la dolcezza del riso, con la tendenza grassa di una salsa delicata ed esplosiva nel sapore.
Mi ha colpito molto la delicatezza dei piatti, pur essendo tutti estremamente verticali nel gusto,
si respira un’aria di leggerezza nei piatti che dimostra quanto anche in cucina ci sia un buon clima, è una mia idea fissa, nelle cucine dove si respira tensione poi nei piatti quella tensione la ritrovi, al contrario se un piatto è delicato equilibrato per me c’è anche un clima di tranquillità anche in cucina.
La tecnica di cucina si percepisce nella perfezione di gusto del piatto iniziale che declina le tante verdure di stagione con una geleè di sedano rapa, piatto sempre presente in carta e che perfettamente descrive l’anima di questo luogo.
Ho amato molto l’estetica dei piatti e le sedute eleganti curate ma mai sopra le righe.
Il tutto è reso perfetto da una carta dei vini costruita con grande sapienza tra territorio e attenzione alla Francia: bottiglie selezionate con cura e perfettamente conosciute dal giovane e bravo sommelier.
Insomma, sono convinto che questa sia una tappa fondamentale per chi vuole gustare una cucina gastronomica ma di territorio, per chi vuole esplorare i gusti di questo luogo seppur cercando di scoprire cosa è davvero oggi l’alta gastronomia.
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