C-ucina a Firenze. Messaggio di felicità nei piatti e nel bicchiere.

Gae Saccocciolun 23 gen 2023

C-ucina

Via Giano della Bella, 3/R, 50124 Firenze
Tel: 0559062965
Email: info@c-ucina.it
Prenotazioni
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La gentrificazione delle città d’arte italiane non è affatto una novità e neppure un segreto.

È un processo implacabile cominciato dal dopoguerra, intensificatosi durante il Boom economico, giunto a fasi di non ritorno fino ai giorni nostri. 

Firenze, Venezia, Roma, Napoli, per nominare solo le più universalmente note, sono in ostaggio dei vari Captain Candy, piadinerie, Sushi bar e Kentucky Fried Chicken spuntati come funghi atomici su tutta la penisola. 

Se osserviamo il centro di Firenze sul lato dell’offerta gastronomica, evidentemente per quietare il fabbisogno famelico del turismo in massa, è tutta un’esposizione spudorata a cielo aperto di celle frollatura con tranci di carni inquietanti alla Francis Bacon, tartuferie improbabili, paninoteche coi loro bei salumi industriali esposti, vinerie ricolme delle solite etichette insulse acchiappamosche.

C-ucina - la sala

Menomale però che qualche ristoratore prova a resistere e a far bene. 

È il caso di Beppe e Simonetta del C-ucina, leggermente fuori dal centro, in via Giano della Bella. Architetti, librai e ristoratori già in Todo Modo, la libreria bistrot fiore all’occhiello per una città dove le librerie fatte da librai veri e non da commessi semi-analfabeti, stanno scomparendo da anni per lasciare il posto a Lottomatica e mutanderie varie.

Ambiente caldo ed essenziale, sviluppato su uno spazio abitativo che in lunghezza dall’entrata proietta a ragione verso la cucina giù in fondo. Cucina che è luogo dei tepori materni, dei saperi e sapori casalinghi, cuore propulsivo del ristorante, “dispensa di affetti famigliari”.

Ho mangiato davvero molto bene, ingredienti di sostanziale qualità per un menu assai consapevole nei fatti non a parole, sulla stagionalità e sostenibilità agricola. Il menù e i piatti cambiano ogni giorno.

Radicchi scoltellati con la radice di rapa conditi sale olio pepe e aceto dell’Acetaia San Giacomo;
Crostini di pane col burro alpino e acciuga cantabrica (il burro glielo porta direttamente in casaro dalle montagne bresciane);
Passatelli in brodo di canocchie, la buccia di limone a donare un calore più mediterraneo alla minestra; 
Seppie nere con la polenta di Orsigna

Ho accompagnato le varie pietanze con un paio di bicchieri del Felix 2019 di Michele “Miscia” della Tenuta Montiani, uvaggio di Sangiovese, Mammolo e Canaiolo prodotto a San Polo in Chianti. 

Messaggio di felicità nel bicchiere come scrive Miscia, a rafforzare l’altrettanto messaggio di felicità nei piatti di Simonetta e Beppe.

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