Embarcadero, la nuova vita coraggiosa di un locale storico salernitano

Andrea Bignardimar 22 nov 2022

Embarcadero

Lungomare Trieste 164, 84121 Salerno (SA)
Tel: 089 231372
Giorno di chiusura: mai
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Ci sono luoghi che segnano la storia di una città,

urbanisticamente prima ancora che gastronomicamente parlando.

L'Embarcadero, a Salerno, è uno di questi.

Negli anni '60 era un chiosco tutto proteso sul Lungomare appena costruito sulle macerie dell'alluvione del '54. Vi attraccavano i traghetti (o, meglio, i "vaporetti") per la Costiera Amalfitana (e fu proprio da quest'aspetto che assunse il nome).

Il bar divenne, quindi, un vero e proprio crocevia, un luogo simbolo della passeggiata borghese salernitana. A metà anni '70, tuttavia, qualcosa per il locale andò storto: con l'inauagrazione del nuovo porto turistico a Piazza della Concordia, da dove ancora oggi ci si imbarca per raggiungere Cetara, Maiori, Minori, Amalfi e Positano iniziò, purtroppo, una decadenza quasi senza fine per il locale, divenuto un bar piccolo ed anonimo. Ogni tentativo di rilanciarlo, negli anni, mantenendo la conformazione originale, fallì.

Servì una svolta radicale per riportare luce sulla storica struttura salernitana, una delle poche ad essere ancora operative e non divorate dalla crisi: dopo un primo esperimento da parte del Marennà di Feudi di San Gregorio, nel 2019 la gestione dell'Embarcadero è passata ad Alessandro Vicidomini.

Storico imprenditore del mondo della notte salernitano, si è cimentato con un discreto successo in un'avventura non semplice, che lentamente ma in maniera tutto sommato costante sta portando i suoi frutti.

In cucina la voglia di fare, ma soprattutto quella di essere all'altezza della location probabilmente migliore tra quelle esistenti in una città che ha 11 km di costa ma che vive da sempre un grande paradosso: i locali affacciati sul mare si contano sulle punte delle dita di una sola mano.

Così come, al tempo stesso, si avverte anche la concorrenza di molti altri indirizzi emergenti ai quali l'Embarcadero, però, riesce tutto sommato a tenere testa, considerata la giovane età dello chef Emanuele Pio Sibilio, che guida la brigata. Ad assisterlo, come sous chef, c'è, invece, Antonio Perna.

In una sala interamente verandata, che diviene un terrazzo durante la bella stagione, si pranza e si cena in un'atmosfera che, a dispetto della centralità del posto, risulta tranquilla e rilassante.

Il tutto ad accompagnare un'esperienza salernitana sicuramente degna di nota.

L'entrèe prova a strizzare l'occhio a quella di indirizzi dall'imprinting culinario consolidato: tacos di mais, tonno, panna acida e foglia di spinaci, salmone marinato e maionese di gambero rosso.

Nel percorso degustativo proposto, l'antipasto è all'insegna della tradizione: si va in scena con i calamaretti spillo fritti, ripieni di bufala, acciughe e lime, accompagnati da ceci e zucca in doppia consistenza.

Più ardito e coraggioso il primo piatto di punta della carta: un risotto con zucca, scampi, blu di Jersey e polvere di cacao, a rendere in chiave estremamente autunnale, e come tale ricca di contrasti di consistenze e sapidità, un piatto dal concept abbastanza interessante.

Più classico e modaiolo al tempo stesso nel concept, ma ben riuscito, il polpo cotto a bassa temperatura con spuma di patate, broccoli, cracker integrale e guanciale croccante.

Si chiude con un dessert davvero ben riuscito: namelaka al pistacchio, ricotta mantecata e meringa alla liquirizia.

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Una conclusione da accompagnare con un distillato della carta, che vede varie sezioni e che, probabilmente, è in proporzione più ricca della cantina stessa: la scelta è abbastanza vasta e va al di là degli standard, soprattutto per i whisky, ma non manca anche una selezione di cognac, rhum e vini liquorosi.

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