Il Faro di Capo D'Orso, quando il rischio paga

Foodclubbersmar 11 ago 2020
Il Faro Di Capo D'Orso
Via D.Taiani, 48 - 84010 Maiori - Salerno
Costiera Amalfitana - Italy
+39 089 877022
Sito Web: http://www.ilfarodicapodorso.it/it/
E-mail: info@ilfarodicapodorso.it
Fascia di prezzo: 70/140 euro

Stravolgere totalmente la cucina di una delle mete più conosciute della Costiera Amalfitana: genialità o incoscienza?

Spesso i due attributi viaggiano all’unisono, ed è questo il caso di Bonny Ferrara, e tutta la sua squadra, al Faro di Capo d’Orso, pionieri di un nuovo stile di ristorazione in Costiera Amalfitana.

La cucina, dello chef Francesco Sodano, è puro movimento, ricerca continua: ci si ritrova nel bel mezzo di un viaggio, molto personale dello chef, che pian piano diviene proprio del cliente.

SALA. La sala trasuda classicità, tra maioliche dipinte a mano, tovaglie bianche e una mise en place, che risulta essere forviante rispetto al viaggio che si sta per intraprendere. Spiazzante è, invece, la vista, che si può ammirare da uno dei quattro tavoli panoramici: da sola vale la visita.

MENU’. Sfogliando il menù, risulta essere molto chiara l’impronta del locale: viene meno la possibilità della scelta alla carta, sostituita da quattro menù degustazione fissi, che riescono a soddisfare gusti ed esigenze di tutti, e due menu al buio, ESSENZE e CONTAMINAZIONI.

La nostra scelta, in questo caso, ricade sul CONTAMINAZIONI.

I PIATTI

APERITIVO. Si inizia con una serie di amuse bouche da mangiare con le mani, e servite in due step.

Disco di pasta di mais, acciuga di Cetara, caviale di aringa e spuma di ricotta di capra affumicata; sfoglia con miso ai semi di zucca, cannolicchi, crema di mandorla amara e foglie di cappero fermentate; won- ton ripieno di pulled beef; cracker al grano arso, foie gras, pecorino e tartufo.

La seconda parte dell’aperitivo, è una rappresentazione, in chiave contemporanea, di uno dei capi saldi della tradizione campana, la mozzarella di bufala. Si tratta di un fazzoletto di mozzarella, da prendere con le mani, ed intingere nel suo siero.

SCONCIGLIO, ABBASSA LA CRETA: sconcigli, creste di gallo e midollo rancido di Patanegra.

GRANCHIO TRA VARANASI E HONG KONG: granchio, cozze, ricci di mare, curry giallo e salsa XO. Piatto che, a partire dal supporto, vuole ricreare uno scoglio di Capo d’Orso, rendendolo cosmopolita. Contaminazione, nel senso più riuscito del termine.

PORRO, CENERE, MOSTARDA ED AGLIO NERO Piatto vegetale e completamente spiazzante, alla vista e al palato: nella sua complessità, ricorda a tutti gli effetti la salsa di uno dei fast food più conosciuti al mondo. Cos’è il genio?

A CAPO D’ORSO C’E’ UN TOTANO: eliche, conserva di peperoni arrosto, salumi e quinto quarto di totano. Omaggio al territorio, piatto pieno, avvolgente, mai stucchevole. Richiede il bis.

TRA LA COSTIERA E L’OMAN: Carnaroli al limone nero, capperi fermentati e bottarga in cera d’api. Sapori intensi, contrastanti, note acide e sapide che si rincorrono, sentori finali di miele: in bocca si ha un’orchestra sinfonica, che però suona rock.

COME UNA TAGLIATA AI FUNGHI: Palamita dry aged, cardoncello in crusca di riso e aglio nero.

PICCIONE 120: Servizio alla francese per il piccione, frollato 120 giorni: petto assoluto e, a seguire, un ramen di quinto quarto. Senza parole, perfezione.

PRE DESSERT: Gelato di ciliegia, spuma di cioccolato ossidato e crumble di cacao

QUEL CHE RESTA DI UNA PINA COLADA: Ananas ossidato, gelato al cocco, spugna di rum, vaniglia e lime. Il dolce che ci si aspetta a chiosa di un menù del genere.

PICCOLA PASTICCERIA. Serie di assaggi in cui è presente, l’ormai iconico, SHAVE THE CHEF: disco di cioccolato temperato, spuma di menta ed eucalipto.

CONCLUSIONI. Al faro si corre, molto velocemente. Bonny è riuscito, spalleggiato da Antonio Cannoniero e una sala giovanissima, a creare un servizio fresco, dinamico, ma con una cura maniacale ai dettagli: ci si diverte, senza che nulla venga lasciato al caso. La cucina dello chef Sodano, è difficile da raccontare, merita di essere provata.

L’azzardo è stato grande, il percorso è cominciato da poco e i traguardi da raggiungere sono importanti; personalmente credo, che la strada sia quella giusta: Si rischia ma senza alcuna improvvisazione, le basi sono solidissime.

I report dei #foodclubbers: Gian Marco Toriello

Classe 1995, ingegnere meccanico, ma con la passione del cibo e dei fine dining, trasmessi dal padre.
La svolta è avvenuta dopo un incontro casuale con Paolo Barrale, circa dieci anni fa. Da lì si è
semplicemente ampliata la fame di sapere e di capire come, lo studio, applicato ad un settore come
la cucina, possa rendere possibile determinate emozioni.

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