Positano. Terrazza Celè, tra fine dining e stile costierano
Terrazza Celè c/o Hotel Marincanto
Via Cristoforo Colombo, 50 - 84017 Positano (SA)
Tel. (+39) 089 875130
Aperto da aprile ad ottobre.
Prenotazioni
Menu Ristorante // Menu Bistrot
Vini
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Nell'estate - infinita - dell'overtourism per eccellenza, Positano è stata frequentata decisamente più da italiani che da stranieri: dannatamente bella e caotica nella sua verticalità.
Ed è proprio quella sensazione di ascesa (e discesa, a seconda dei punti di vista e dello status soggettivo di ognuno), che si respira alla Terrazza Celè dell'Hotel Marincanto.
Il verde che si proietta sul mare (ma è sera e la vista, per quanto notevole, non rende quanto di giorno), la terrazza baroccheggiante, gli interni in classico stile positanese, le case, la spiaggia grande e, alle spalle, il Fornillo, simboli iconografici e mediatici, di napoletanità ed italianità. E poi il suono di mandolini strimpellati della posteggia che scavalcano i luoghi comuni e suonano Micheal Jackson ben dispongono la mente verso una sperimentazione sospesa lungo l'ampia, ma pur sempre esistente, linea di demarcazione tra il fine dining ed esperienza "alla mano" tenendo conto del contesto costierano a volte fin troppo ingessato e non sempre all'altezza delle pretese.
Un dualismo, quest'ultimo, testimoniato anche dalla convivenza (che si sperimenta anche in altre strutture di medio-alta categoria della Costiera che non sono aperte in pieno inverno) tra un'offerta in stile bistrot a pranzo ed una più strutturata a cena.
A guidare la brigata c'è lo Chef Tommaso Santaniello:
il suo menù fa relativamente poche concessioni agli orientalismi, e si impronta su un'offerta un po' meno politically correct di quanto ci si potrebbe attendere.
Uno stile molto personale e singolare, che si nota già in partenza:
si affiancano nell'entrèe un'interpretazione di parmigiana di zucchine, la chiacchiera salata con caviale di alga, la polpetta di manzo al caramello salato, il bun al salame di ricciola e salsa mirin e la pizzetta con impasto ad alta idratazione, con carpaccio di retrocoscia di manzo, caramello salato e stracciata di bufala.
Si entra nel vivo all'insegna dei contrasti:
il sandwich di tartare di manzo con blu di bufala, con la marmellata di prugna e lo jus di vitello a spezzarne la decisa sapidità. e il più in linea con il contesto dentice marinato con maionese di avocado, salsa di mirtilli fermentati, veli di carota gialla ed arancioni.
I primi puntano sul mare, senza troppi eccessi:
quello meglio riuscito è senz'altro il risotto con brodo di lemon grass, tartare di scampi, e crema di carote grigliate. Leggero, altamente aromatico, distinto.
Buona anche la linguina con vongole, pesto di borragine e salsa leggera all'aglio - quest'ultimo cotto per cinque volte di cui l'ultima in latte di soia, a conferire maggior cremosità al piatto - e pinoli tostati.
Meno pirotecnici gli spaghetti alla carbonara di mare con uova di pesce spada e di salmone, bottarga e salume di calamaro, più territoriale, corposo e convincente il raviolo simil Nerano ripieno di bufala e provolone del Monaco accompagnato da salsa di zucchine e dalle loro chips.
I secondi non potevano non essere all'insegna del pescato del giorno:
non delude l'ombrina con salsa pontzu, e yogurt ai cetrioli, ben valorizzata dalla panna cotta salata alla mela verde. In abbinamento a tutto pasto, si è optato per un Franciacorta Rosè delle cantine Contadi Castaldi.
In chiusura i dessert mostrano una buona fantasia e aderenza al territorio,
dall'assoluto di limone in più consistenze (cremoso di limone, biscotto morbido al limone, gelèe di limone, sorbetto al limoncello) alla canonica piccola pasticceria di commiato.
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