The Inn at Little Washington: Siamo stati catapultati su un set cinematografico tra Hollywood e Disneyworld
The Inn at little Washington
309 Middle St, Washington, VA 22747, Stati Uniti
+1 540-675-3800
Prenotazioni
Il menu degustazione: $ 315 a persona.
Gli abbinamenti di vini opzionali: $ 195 a persona.
Se la gastronomia è un linguaggio che riesce a comunicare l’identità dei suoi creatori e definisce il gusto di chi la vuole ascoltare, allora quando decidiamo di intraprendere la strada meno battuta per arrivare al Little Inn a Washington in Virginia, dobbiamo farlo con spensierata consapevolezza.
Prima ancora di inserire l’indirizzo in google maps, prima ancora di effettuare anche solo la prenotazione, dovremmo cercare di capire l’aroma che pervaderà tutta la nostra esperienza fine dining in questo ristorante che è l’ultimo, in ordine di tempo, ad aver ottenuto nel paese delle stelle strisce, la terza stella Michelin .
The Inn At Little Washington
Un aroma unico e per questo prezioso. Un emozione che giorni dopo aver lasciato questo ristorante vi ritroverete, non tanto ancora in bocca, ma nella cartella mentale dove raccogliete i ricordi di quelle cene dove la gastronomia sembra solo un pretesto.
Fermatevi a pensare…. Quante pranzi o cene stellate potreste ritrovare in quella cartella? Non credo così tanti...
Quindi quali sono gli ingredienti che compongono l’aroma unico dell’Little Inn ?
Siamo in un piccolo curatissimo paesino di campagna dove black lifes never mattered much, in uno stato non tanto a sud, ma abbastanza da essere stato anche recentemente al centro di episodi imbarazzanti per l’America del ventunesimo secolo. Washington è così curato che sembra finto, finto come possono essere certi angoli di Disneyworld e molti angoli dello stesso Little Inn che sembra il set di un film ambientato alla fine del ‘900 fa quando le dame sarebbero arrivate in carrozza e gli uomini ancora a cavallo.Chissà se questi ospiti di altri tempi avrebbero storto il naso nel vedere una grande bandiera francese all’entrata del ristorante di fianco a una onnipresenzialista stelle e strisce. L’unica bandiera che manca e che ben rappresenterebbe il vibe dell’Little Inn e del suo staff sarebbe quella arcobaleno. Tutto il personale sembra fare leva sulla loro personalità molto flamboyant per intrattenere gli ospiti con osservazioni pungenti, con freddure degne di uno Zelig in terza serata e narrazioni improbabili di eventi incredibili ma sorprendentemente divertenti. La cucina è francese, ma è così vintage da ricordare gli interni da set cinematografico di un film sulle proposte gastronomiche della cucina transalpina degli anni 60’ e 70’.
Ti guardi attorno ed ogni tavolo vedi coppie di persone che erano già sposati quando quella cucina francese era attuale e che sembrano uscite dalla versione pensionati di una campagna di Tommy Hilfinger. Mentre noi siamo tutti seduti fuori in un giardino all'aperto sotto un elegantissimo tendone da cerimonie, altri ospiti molto particolari sono stati fatti accomodare all’interno. Sono coppie di manichini seduti a i tavoli come commensali e vestiti ognuno con costumi che proprio ci riportano alla grande Hollywood di Bogart e della Garbo.
Ospiti inusuali
Manichini e dialoghi di sottofondo, peccato non possiate ascoltarli.
Ospiti bizzarri
Se mentre sei seduto in questa versione alternativa della dining room a i tempi del Covid, interrompi anche solo un attimo di conversare, senti addirittura un vociare di commensali venire dalla sala del ristorante. I manichini parlano? Sembrerebbe di sì, oppure lo staff ha pensato di sostituire al sottofondo musicale delle registrazioni originali del ristorante stesso, così da farci sentire tutti meno soli. A dire il vero mi sembrava veramente strano che i pochi tavoli attorno a noi dove senatori, capitani di industria, le loro mogli ( o chi per quella sera ne sta facendo le veci ) fossero così animosamente coinvolti nel dibattere se il carpaccio di agnello con gelato di Caesar Salad fosse più appetitoso del polpettone di funghi spugnola, pure’ di patata e ketchup di peperoni jalapeño. Uno scontro purtroppo senza vincitori direi.Gli ospiti in realtà stanno praticando il political correct con le mogli, parlando del tempo e dei nipotini mentre i più dinamici si vede che sono contenti che Tinder Senior funzioni e quindi loro potrebbero anche ordinare un cocktail di scampi che verrebbe notato allo stesso modo del mio risotto di saggina, vongole, scampi e filetto di spigola.
Alcuni piatti
Buono, anche se l’Italia sounding del risotto adesso è un etichetta che viene appiccicata a qualsiasi cosa venga presentato in chicchi cremosi.In tempi di Covid il ristorante offre due menu: the Gastronaut’s ( con proteine animali ) e il Good Earth, totalmente vegetariano. Niente di nuovo per la maggior parte dei piatti, ma sicuramente un'offerta gastronomica ridotta e costretta da un periodo complicato per qualsiasi ristorante del pianeta, e di fatti il Little Inn ha appena riaperto e per ancora qualche mese si teme, sarà l’unico ristorante con tre o due stelle a poter far sedere i propri clienti negli states. A tavola chiaccherando con i miei commensali abbiamo contato già a 10, gli stellati che non riapriranno mai più. I ristoranti vanno sostenuti ed è per questo che con un gruppo di altri 6 gourmet e industry people siamo arrivati un po' da ogni dove per aiutare Chef O’Connell a credere nella sua scelta coraggiosa di aprire le sue porte e richiamare la sua brigata, in un periodo dove sono 11 milioni gli americani che solo 3 mesi proprio di una brigata facevano parte.
In tutta onestà però è stato il Little Inn ad aiutare noi che per mesi eravamo rimasti in completa astinenza di una vera propria dining experience. La gioia di poter condividere un tavolo stellato era più che sufficiente, quindi non ci siamo soffermati, come di solito facciamo a commentare questo e quello e non ci siamo chiesti che senso avessero le due foglie appassite di insalata grigliata appoggiate sull’ennesima porzione di Wagyu A5 di Kagoshima. Oramai la carne nipponica viene servita in ogni ristorante gastronomico americano come se all’improvviso fossero migrate su Marte tutte le mandrie delle praterie del west lasciando i cow boy a giocare alla playstation. Non ci siamo neanche soffermati a capire il senso delle melanzane fritte alla “Milanese” servite con spaghetti di cipolla e pomodorini stufati con zenzero. Questo piatto parlava francese come può farlo in dialetto una nonnina di Abbiategrasso.
Wagyu A5 di Kagoshima
Carpaccio di agnello con gelato di Caesar Salad
Il custom pairing scelto (bottiglia per bottiglia) da uno di noi e il non-alcoholic pairing la cui selezione avevo affidato al Maestro del Te’, ci ha traghettato con grande eleganza e personalità, riempito la bocca e i sensi, e cullato nelle 4 ore di una cena dall’aroma veramente unico e speciale.
Conclusioni
A volte non abbiamo bisogno di menu trascendentali e innovazioni gastronomiche memorabili per farci sentire tra le stelle. Il Little Inn ha una grande storia, tantissima personalità e non si preoccupa di rendere d'avanguardia la propria cucina, ma punta a creare e mantenere un sorriso e un senso di profondo benessere nei suoi ospiti. Chef O’Connell ha fatto un grande sforzo per esserci e noi ben volentieri abbiamo accettato ancora una volta il suo invito nel cercare di capire quanto preziosa sia la sua visione yankee di un mondo hollywoodiano dove non tutto è come sembra ma dove l’happy ending è di rigore.