Vini da barca, vini da aMare: mai perdere il gusto di stappare!
Vini da barca, vini da amare
I piaceri della vita vanno sempre accompagnati da un calice di vino. E che sia buono!
Andare in barca è uno dei più grandi piaceri, e privilegi, della vita. Specie se si sceglie la navigazione a vela, ineguagliabile nel suo andamento elegante e in armonia con quella grande massa di acqua salata che tanto ci affascina.
L’importante è non esagerare, limitarsi ad un bicchiere se stiamo navigando, se invece siamo fermi, attraccati in porto o in una insenatura esclusiva, possiamo aumentarne il numero.
Puntiamo alla leggerezza vista la stagione calda e la necessità di essere vigili sulla nostra imbarcazione.
Sicuramente le bollicine sono una occasione in piena armonia con il senso di leggerezza, di piacere, di festa, sì perché quando siamo al mare sembra sempre festa.
Partiamo con lo stappare una bollicina francese che tanto mi è piaciuta.
Già nel nome ci vuole trasmettere il senso di gioia e di positività: Champagne Joyeuse Brut Pinot Chevauchet . Siamo nell’area dei vini naturali, azienda storica di Vigneron Récoltant-Manipulant tra Moussy e Pierry, primier cru a sud di Epernay, tra la Cote des Blancs e la Vallée de la Marne. Vigne vecchie su terreni calcarei argillosi, ricchi di selce danno un’impronta decisa a questo champagne che va atteso nel bicchiere con un po’ di pazienza perché possa raccontarsi al meglio. 80% pinot meunier e 20% chardonnay - Nel bicchiere mostra un carattere deciso e profondo, accattivante, ampio nei profumi marcanti di gesso in apertura, sui quali si distendono lentamente le note di glicine, pompelmo, mela cotogna e un sottile accento polveroso di cipria. Il sorso si mostra fiero, a tratti ruvido per la freschezza spinta, vuole osare e ci riesce senza sbagliare un passo. Sarà molto difficile non farsi fuori l’intera bottiglia da soli.
Dalla fascia centrale del Portogallo tra l’Oceano Atlantico e la Serra du Bucaco arriva 3B SPUMANTE BLANC DE BLANCS METODO CLASSICO di FILIPA PATO. Suo padre Luis Pato ha acceso con grande energia l’attenzione sui vini del Bairrada, regione vocata per la viticoltura, vicino la città di Coimbra –anche qui siamo in fascia vini naturali da agricoltura biodinamica. Solo vitigni storici del territorio e vigne vecchie. Il vitigno a bacca bianca dominante è il Bical - metodo classico per queste bollicine che a loro volta hanno puntato ad una etichetta che esprima senso di leggerezza e di allegria. Sa coinvolgere già nei profumi, sottili e gioiosi di muschio bianco in apertura, agrume di mandarino, poi vira su sentori di uva appassita, di erbe mediterranee come salvia e mentuccia, seguiti da fiori di camomilla. All’assaggio è piacevolissimo, rimarca la sua solarità e quel senso di leggerezza che accompagna ogni aspetto di queste bollicine, fresco e cremoso, salino sul finale.
Mata Metodo Classico Brut Rosé Villa Matilde nasce in un territorio storico per la produzione del vino, e punta moltissimo sull’innovazione. La famiglia Avallone è protagonista dagli anni Sessanta nel nobilissimo Ager Falernus, l’areale ai piedi del vulcano spento Roccamonfina, vicino la fascia costiera a nord di Napoli, dove si produceva uno dei vini più famoso e ambito nella storia antica, il Falerno. Mata rosé è un metodo classico da uve aglianico, antico testimonial tra i filari alle pendici del monte Massico, in un contesto paesaggistico estremamente bello, che parte dal vulcano di Roccamonfina e degrada verso la baia di Mondragone – la bellezza era sempre al centro delle scelte dei romani. Una bollicina di notevole finezza che segna con decisione l’espressione della qualità dei vini di casa Avallone. Mata rosé brut mette insieme leggerezza e complessità, riuscendo in questo modo ad offrire un’ampia possibilità di abbinamenti con il cibo e l’opportunità di stappare una bottiglia in momenti e occasioni diverse, portando con sé un andamento brioso e luccicante. Rosa ramato luminoso nel bicchiere, offre profumi eleganti nell’insieme, ritroviamo il mandarino, la rosa canina, la cipria e uno sbuffo di salvia. Il sorso è leggiadro e cremoso, divertente nel suo carattere salino ben definito, accompagnato lungamente da una freschezza ben centrata, con la fierezza dovuta a quanto rappresenta in questa terra antica.
Rachtl Sauvignon Blanc Alto Adige Riserva 2017 Tiefenbrunner - per me fu un vero e proprio colpo di fulmine, un sauvignon blanc incredibile. Chi ama questa tipologia di vino ne è innamorato e alla continua ricerca di bevute stimolanti. Tiefenbrunner con la selezione Rachtl Sauvignon Blanc 2017 ci concede una bevuta memorabile, dove il filo conduttore sta nell’eleganza e nei giochi di equilibrio. È una delle cantine più antiche dell’Alto Adige, ben nota agli appassionati di vini di questo territorio ai piedi delle Dolomiti - Sabio e Christof rappresentano la quinta generazione alla Tenuta Tiefenbrunner Castel Turmhof. Altitudine, suoli calcarei, vicinanza alle Dolomiti e la lunghissima storia legata alla vitivinicoltura sono tutte energie che convergono sinergicamente nella espressività dei vini. Il Sauvugnon Blanc Riserva 2017, Rachtl è un cru, la vigna è posta a 600 metri di altitudine, a sud di Aica di Fié, versante ripido esposto a sudest, sulla valle di Tires dove il suolo è unico, dà la sua impronta decisa al vino, con presenza di porfido grigio che non troviamo in altre zone, ricco di sabbia e di polvere rocciosa dilavata dalle Dolomiti esprime grande energia ed eleganza allo stesso tempo, corre veloce, avvolgente e profondo nei profumi che si inseguono con ritmo cadenzato: minerali nei toni della pietra focaia in apertura, poi delicatamente fumé, seguiti dalla freschezza un po’ dolce del bergamotto, spuntano con discrezione il muschio bianco, la salvia e fiorellini bianchi di campo. Rapisce il sorso nella sua esuberanza e nel ritmo dinamico, ruvido e affilato, roccioso e solare, riporta quell’agrume dolcino e uno sbuffo di cenere che si posa come cipria, salino e appena amaro sul finale lunghissimo e sfrontato.
Collio Riserva 2016 Gradis’ciutta - Il vino che racconta la Ponca sulla linea di confine tra il Friuli e la Slovenia. Ponca è il territorio sul quale prende forma il Collio, fatto a scaglie di marne silicee e marne argillose che ben drenano l’eccesso di acqua causato dalle piogge frequenti e allo stesso tempo costituiscono una riserva idrica nei periodi di siccità. Con la Ponca, o Opoca, i vitigni storici hanno stretto un patto antico e prezioso, che si traduce in grandi bevute in bianco. Il micro clima, unico a sua volta, imprime la sua impronta all’identità dei vini attraverso la vicinanza del mare, che mitiga le temperature, e le Alpi Giulie, che costituiscono una barriera protettiva dai venti gelidi. Dai sette ettari di partenza, in venticinque anni Robert Princic è passato ad averne cinquanta, con una produzione annua di 200 mila bottiglie e tanti progetti in via di attuazione. Gradis’ciutta è l’antico borgo vicino San Floriano del Collio, distante 500 metri dalla cantina dove sono i vigneti storici della famiglia. Vinificato solo con i vitigni storici Ribolla, Friulano e Malvasia, viene fermentato in botti di rovere e slavonia da dieci ettolitri, riprendendo la tradizione secolare del vino bianco del Collio, qui detto Cogliaren, e destinato anche al mercato austriaco. Le uve provengono dalle vigne Bukova sul Monte Calvario e nei vigneti Ruttars, frazione di Dolegna del Collio, ad un’altitudine dai 120 ai 180 metri s.l.m. Esprime tutta la sua forza e la profondità che identifica i vini della Ponca. Sa coinvolgere già al naso con una espressione ampia e vivace di profumi che vanno dalla cenere sulle prime, alla lavanda, è appena pepato, ricorda molto l’albicocca e note di bergamotto, sfuma in seguito sulle nuance di fiore di genziana e sasso marino. L’assaggio è ricco ed espressivo, dinamico nel ritmo, ruvido, vitale, complesso e agile allo stesso tempo, si dilunga sulla freschezza per concludere con una sottile vena salina. Viene immediato chiedersi come sia nei tempi lunghi e vale la pena metterne qualche bottiglia in cantina concedendole la virtù dell’attesa.
Fiano Oi Nì 2018 Tenuta Scuotto – Lapio e le botti alsaziane. Giochiamo in casa adesso, in Irpinia il regno del Fiano. Le uve fiano della vigna a Lapio vengono vinificate nelle grandi botti alsaziane di 25 ettolitri nelle quali sosta sulle fecce fini per 12 mesi, segue un breve passaggio in acciaio e poi almeno sei mesi n bottiglia. Oggi di Oi Nì, si producono circa diecimila bottiglie. ”Ehi ragazzo” è il significato nella lingua napoletana, espressione che in etichetta accompagna l’immagine di un padre che cammina tenendo il figlio per mano – inutile starne a spiegare il significato già così chiaro.Fiano Oi Nì 2018 è la conferma del progetto di Tenuta Scuotto del quale i produttori possono andare fieri. Elegante e profondo, si fa notare la stoffa di un grande vino, appena fumé in apertura, piacevolissimo nei toni di bergamotto, albicocca poi mallo di noce, sa di cipria e miele di acacia. Il sorso è carnoso, ruvido nella freschezza che ne accende la vivacità, si mostra un vino solare, elegante e preciso, saporito con un ritmo ben cadenzato che invoglia a sorseggiarlo come se non ci fosse un domani.
Etna Bianco Guardoilvento 2018 di Tenute Pietro Caciorgna. Mi ricorda un moento bellissimo avendo avuto il piacere di presentarlo in anteprima con il produttore e enologo Paolo Caciorgna in occasione di Oro Nero Eruzioni del Gusto, il grande evento dedicato ai territori vulcanici del mondo. Guardoilvento richiama in etichetta l’immagine del vecchio alberello sull’Etna piegato dal vento, con il quale ha stretto un antico patto di convivenza pacifica. Si sa che il soffio di Eolo in agricoltura risulta un alleato prezioso essendo garanzia di sanità. È singolare pensare come tutt’oggi, alla luce di studi avanzati e dell’impiego di alta tecnologia, l’allevamento della vite ad alberello mantenga la sua fierezza convincendo molti della propria solidità e “professionalità”. Guardolivento 2018 è il primo bianco da carricante che Paolo Caciorgna produce nel territorio di Randazzo. Gli alberelli di carricante sono sparsi tra le viti di nerello mascalese, come si faceva un tempo, sopravvissuti grazie alla sensibilità dei vigneri che mantengono un legame forte e viscerale con la propria terra. Ne è venuto fuori un insieme gioioso di finezza, precisione ed emozioni. Racchiude in sé sicuramente l’essenza dei bianchi dell’Etna, la loro straordinaria espressività rafforzata dall’unicità del territorio. Guardoilvento è cristallino nei profumi come all’assaggio, sulle prime ha ricordi di rosa e mandarino, poi di piccole erbe aromatiche e pietra bagnata, sottile e succoso il sorso, verticale nella freschezza e nei toni sapidi. Proprio un grande Etna bianco!
Passiamo in Umbria per il bere rosa: Narni Ciliegiolo Rosato 2018 Leonardo Bussoletti - è uno dei vini rosati italiani più interessanti che abbia provato. Leonardo ha voluto dedicare un importante lavoro di studio e valorizzazione del ciliegiolo. Da venditore di vino a vignaiolo in Narni il passo è stato quasi scontato, considerando la grande passione il proprio modo di sentire la vigna e il vino. La sua è una storia piuttosto recente avendo iniziato questo percorso nel 2008, affiancato dall’amico Federico Curtaz, il noto enologo valdostano. Come ho già detto, questo Ciliegiolo Rosato è particolarmente interessante avendo una personalità tutta sua, a tratti decisa, a tratti elegante e profonda. Se la gioca partendo proprio dai profumi che vanno un po’ attesi nel bicchiere. Timidamente polverosi e di muschio bianco sulle prime, prendono mano a mano un tono più deciso nelle tonalità del gelso, del pepe rosa e buccia di arancia. L’assaggio è pieno e scattante, lungo sulle note saline con le quali riprende leggerezza e fiducia.
Altro vino rosa memorabile è quello di Ettore Ciancico, siciliano impegnato nel rilanciare il territorio del Valdarno di Sopra. Osato Valdarno di Sopra 2019 La Salceta - è il rosato di casa, al quale il nostro vignaiolo FIVI è particolarmente legato, amando molto questa tipologia di vini. Da uve cabernet franc in purezza. Le uve sostano per una settimana sulle fecce fini, ne consegue un colore ramato brillante e una bella intensità di profumi che vanno dalla grafite alle erbe aromatiche di campo, poi lampone e mandarino. Il sorso sa mantenere alta l’attenzione, si mostra succoso e saporito, ruvido e lungamente salino.
Etna Rosso Cisterna Fuori 2018 Contrada Ronzinidi Ciro Biondi: versante sud est, a Trecastagni in contrada Ronzini, 80% nerello mascalese, 20% nerello cappuccio. Una delle massime espressioni. Riporta la fierezza e la vocazione delle vigne di Trecastagni, il vino è profondo, particolarmente espressivo e ampio. In apertura rimanda sbuffi di cenere e un soffio di erbe officinali, lentamente risalgono i toni della viola, del mirtillo e una delicata nota amaricante. Si fa apprezzare soprattutto all’assaggio, elegante e leggiadro, fresco e lunghissimo.
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