I vini di Masseria Frattasi incontrano la cucina dell'Agristor Le Due Torri in Presenzano
Dall'Agristor Le Due Torri cena con i vini d'autore di Masseria Frattasi
Strada Statale 85 Venafrana Km. 4 + 700 - Presenzano (Caserta)
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Focus analitico sull’Aglianico Beneventano nella serata organizzata dal Gruppo Le Due Torri, con una degustazione tecnica seguita da una cena con vini aziendali in pairing.
L’EVENTO E LA DEGUSTAZIONE TECNICA
Secondo la narrativa epica, fu Ulisse ad offrire a Polifemo il “rosso vino di miele” in cambio della sua ospitalità; quel vino rosso era il celebre Ellenico, da cui la denominazione Aglianico, ammorbidito dalle influenze aragonesi, tramandato ai giorni nostri.
Di questo vitigno, rilevante è la denominazione del Taburno, ampia “sottocategoria” che si sviluppa attorno a questo massiccio montuoso, all’orizzonte di Benevento, sospeso fra la valle Caudina e quella Telesina.
La casa vinicola Masseria Frattasi è una casa vinicola fondata nel 1779 a Montesarchio dalla famiglia Clemente, coltiva uve da generazioni, con trenta ettari di vigneti e dieci di uliveti, oltre boschi e terreni ubicati in montagna, vigneti ad Anacapri e Baselice – da cui si ricava un’interessante Moscato – e dunque alcuni dei vigneti più antichi della Campania.
Agristor Le due torri - sala degustazione
L’evento – organizzato del gruppo Agristor Le Due Torri, con la controllata direzione del manager di sala e sommelier Giuseppe Ventriglia, da sempre attento alla formazione e story-telling delle eccellenze territoriali regionali – ha avuto lo scopo di sviscerare ed analizzare le peculiarità pedoclimatiche ed organolettiche di questo antico e leggendario vitigno, attraverso la degustazione di tre prodotti iconici della Maison beneventana.
Aglianico “Iovi Tonant” Beneventano D.O.C. 2020, Aglianico “Principato Ultra” Beneventano I.G.P. 2019, ed infine Aglianico “Kapnios” Beneventano I.G.P. 2018: questi i prodotti, tutti cru aziendali, inseriti nella degustazione tecnica in rigorosa progressione, preceduti dall’interessante prolusione del titolare Beniamino Clemente, e dalle chiose tecniche del sommelier Ventriglia.
Con Beniamino Clemente
Il primo, un Aglianico di montagna in purezza, su di un crinale del Taburno, pietra ed argilla ed asperità, vendemmia manuale con affinamento in barriques di rovere francesi per diciotto mesi: il secondo – Principato – selezione di differenti cru aziendali per poche bottiglie, dai medesimi suoli sino a circa cinquecento metri sul livello del mare.
Infine ecco l’iconico Kapnios - definibile senza infingimenti come uno degli alfieri dell'enologia campana nel mondo - da uve Aglianico appassite in fruttaio all’aperto, seguita da affinamento in botte di legno piccola per due anni, oltre al tempo in bottiglia, di grande struttura e complessità.
LA CENA
Circoscritto dal resort, l’accogliente ristorante è collocato nel corpo centrale della struttura, con un focus incentrato sulle carni di qualità da allevamenti autoctoni con capi di proprietà, cucina autoctona di territorio dell’executive chef Giuseppe Auricchio, nel solco della stagionalità e creatività temperata.
Cantina d’autore, con circa millenovecento referenze,
gestita dal sommelier Ventriglia con piglio rigoroso e verve creativa, dove abbiamo apprezzato gli appetizer e l’entree di benevenuto, accompagnati dalla Falanghina spumantizzata metodo Charmat di casa Frattasi, seguita dal Sauvignon Blanc “d’altura” SVG 920, della medesima maison.
Passando alla degustazione vera e propria,
iniziamo dalla “sfoglia di patate al prosciutto cotto Sangiovanni e caciocavallo del Matese con tartufo nero molisano”, seguito dal piatto identitario “tagliolino di pasta home-made con ragout bianco, porcini di Roccamonfina e pecorino Laticauda”, interessante la giustapposizione di consistenze, e l’utilizzo eterodosso di un formato di pasta, usualmente impiegato per brodi e zuppe.
Materia prima in evidenza nel successivo “vitello marchigiano all’Aglianico”, carne perfettamente demolita e succulenta.
Concludendo con la dolcezza del dessert “fichi bianchi del Cilento, mandorle e cioccolato bianco”,
sul quale degustiamo il raro Moscato di Baselice di Masseria Frattasi, da uve raccolte surmature ed essiccate all’aperto, con maturazioni in botti di rovere, nessuna nota zuccherina in eccesso ma grande finezza aromatica e persistenza al palato.
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