IL RISTORANTE LE MUSE DEL GRANDE HOTEL PARKER’S E LA TRADIZIONE GASTRONOMICA PARTENOPEA
Al Ristorante Le Muse del Grand Hotel Parker's, in risalto la tradizione gastronomica campana.
c/o Grand Hotel Parker's
Corso Vittorio Emanuele, 135 - 80121 Napoli
Menu // Vini
Spetta all’executive chef Vincenzo Fioravante rappresentare il retaggio culinario regionale, con una proposta complementare a quella dello stellato George, all’interno della medesima struttura alberghiera.
LA LOCATION
Dal 2019 un ruolo di grande responsabilità, presidio del rigore della tradizione, sulla storica terrazza liberty panoramica del Grand Hotel Parker’s: nello storico hotel di proprietà della famiglia Avallone, fondatori anche dell’Azienda enologica Villa Matilde, affianco al ristorante fine-dining “George” – premiato dalla stella Michelin e diretto dallo chef Domenico Candela – si affianca quello dalla vocazione più tradizionale, Le Muse, che vede al timone lo chef Vincenzo Fioravante, originariamente ispirato alle ricette di "Mamma Matilde", agli albori della storia aziendale.
L’indiscutibile merito dell’asset proprietario è stato quello di aver posto l’accento sulla valorizzazione della proposta eno-gastronomica, all’interno della propria struttura ricettiva: numerose le iniziative dispiegate, tra pop-up, proficue collaborazioni con brand nazionali, ed un grande risalto conferito alla miscelazione e cocktail bar, con il Bond-point del Bartender Antonio Boccia, di cui ci occuperemo prossimamente.
Impossibile soprassedere sul fascino della location,
ubicata al piano panoramico dell’albergo, una destinazione originaria votata all’accoglienza per ricevimenti, ora convertita nel solco dell’intimità conviviale della ristorazione tradizionale.
Rifulgono, sull’ampia terrazza liberty che circoscrive la lounge, le sagome delle sette statue in bronzo rivestite di drappi e raffiguranti altrettante divinità olimpiche, figlie di Zeus e Mnemosime, simboleggianti le virtù dell’Antica Grecia come arte, eloquenza, saggezza e persuasione, a fare da contraltare all’eleganza degli ambienti interni, luminosi e dal forte potere evocativo.
LO CHEF
Prestigioso il cursus honorem del quarantenne chef Fioravante, dalla passione coltivata per pani e lievitazione nell’ambito dell’attività familiare, sino alle esperienze all’estero, dalle cucine del Bulgari Hotel e del Palazzo Versace di Dubai, passando per la gavetta con Nino Di Costanzo al “Mosaico” – stella Michelin – dell’Hotel Manzi Terme di Ischia, senza tralasciare l’intermezzo al “Flauto di Pan” (altra stella Michelin), dell’Hotel Villa Cimbrone di Ravello, sino all’approdo al Grand Hotel Parker’s.
LA DEGUSTAZIONE
Passando alla degustazione, iniziamo dagli appetizer, “polpo arrosto con salsa di provola, peperoncini verdi e pomodoro San Marzano semi dry” – perfetta la cottura del mollusco di origine messicana, croccante e sapida, seguito dal “baccalà in olio cottura con gazpacho e pesto di olive caiazzane”, senza difficoltà configurabile come uno dei signature dish dello chef, interessante il gioco di consistenze degli ingredienti.
Qualche cedimento sui primi, lo “spaghetto al riccio di mare e pomodorini vesuviani” risulta avere una punta di acidità eccessiva, nonostante l’impiego della polpa di riccio fresca tarantina, un connubio forse azzardato, idem per il successivo “linguine cacio e pepe con tartare di tonno rosso”, in cui la crema di cacio è eccessivamente invasiva al palato, discorso analogo per la qualità assoluta del tonno impiegato.
Passando ai secondi, sovviene un altro paradigma della cucina partenopea, la parmigiana di melenzana, secondo ricetta tramandata da secoli davvero gustosa, seguita dalla “tagliata di vitello da latte con salsa di pecorino e noci, rucola e pomodorino semi-dry”, eccezionale anche l’olio evo impiegato, Galateo e Friends, cultivar taggiasca, caratterizzato da un aroma delicato di pinoli e mandorle, con una punta finale amara.
Si conclude con la deliziosa “cheesecake ai frutti rossi”, in cui emerge il sostrato di crumble, nascosto all’impiattamento, seguito dai cookies al cioccolato, sempre e rigorosamente home-made.
I VINI
In pairing, ovviamente, neanche a dirlo, i vini della Maison “di casa” Villa Matilde, in particolare il Falerno del Massico, nelle due declinazioni Rosso e Bianco, riportato in vita dalla signora Matilde, insieme al proprio marito, l’avvocato Francesco Paolo Avallone, fil rouge della loro storia d’amore di altri tempi.
Si inizia dal Matà Metodo Classico V.S.Q. Extra Brut, la “cuvee de la famille” da uve falanghina in purezza, con affinamento sui lieviti per almeno 48 mesi, passando per l’eccezionale cru “Vigna Caracci” Falerno del Massico D.O.C. Bianco 2008, prodotto esclusivamente nelle migliori annate, l’annata risalente – neanche eccessiva – non sottrae nulla all’incontenibile freschezza, all’olfatto sentori di frutta secca tostata, con rimandi fumè e note di idrocarburi.
Proseguiamo con il cru “Vigna Camarato Falerno del Massico D.o.c. Rosso Riserva 2010”, da uve vocate dell’omonimo vigneto alle pendici del vulcano spento di Roccamonfina, di un colore rosso rubino intenso, grande persistenza al palato, un bouquet con sentori di confettura di ciliegia, liquirizia caffè e cacao.
Si conclude, infine, con il Passito di Falanghina Eleusi Roccamonfina I.G.T. 2010, ideale per l’abbinamento con dolci e biscotti secchi, dal corredo aromatico incredibile, vaniglia, fichi secchi, crema pasticciera e fiori rosa in evidenza, a rimarcare l’incredibile complessità di un territorio unico al mondo.
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