Lettera alla Michelin: Cara Rossa ho visto le stelle!
Cosa pensare della Guida Michelin Italia 202: la recensione
Cara Michelin, nuovo anno stessa storia.
Hai parlato e come sempre il tuo giudizio non si contesta, resti la massima autorità in quanto ti è dato ancora decidere chi vive e chi muore.
Tante belle realtà sono state premiate, ma soprattutto tanti ristoranti con il nome giusto e una cucina francofila.
A farne le spese, ancora una volta, sono quelli che decidono di lasciare la strada battuta per avventurarsi nel nuovo, per tracciare altri percorsi e offrire idee fresche.
I nomi dei grandi esclusi sono ormai da anni sempre gli stessi, quasi noiosi da ripetere anche se la loro cucina noiosa sicuramente non è.
Frizzante, avventurosa e avanguardistica cerca con grande impegno di impostare la rotta verso un possibile futuro venendo puntualmente ignorata.
Perché? Sicuramente non per incompetenza, probabilmente per una scelta stilistica e per proprie idiosincrasie che portano a prediligere gusti più rotondi e classici. Ancora una volta ci si domanda perché.
Le incongruenze sono molte:
in altri paesi, soprattutto quelli nordici, i riconoscimenti a cucine decisamente più spinte e lontane dalla tradizione francese non mancano. É possibile, cara Guida, che nel giudicare l'Italia tu sia ancora ancorata a vecchi stilemi, vivendo nei ricordi dei mostri sacri che ci hanno reso resi grandi? A loro dobbiamo moltissimo, ma, come ogni forma d'arte, anche la gastronomia evolve, attinge a nuovi pensieri, si mette in dubbio e crea nuove correnti. I loro allievi sono ora le nostre punte di diamante ed indicano la via. Negli anni hanno apportato numerosi cambiamenti ed hanno sempre maggiormente celebrato, affinato ed elevato contrasti e sapori decisi, un tempo indigesti, cambiando lentamente il volto della cucina Italiana. E se ancora la proposta della penisola non è ardita come quella dei paesi scandinavi, ed è giusto così date le nostre origini, da anni si stanno affermando questi bravissimi chef capaci di mostrare l'altra faccia dei sapori italici.
Audaci e rischiosi vengono probabilmente visti come non appartenenti al nostro genoma, ma in realtà ne ampliano gli orizzonti, permettendo di scoprire tutti i sentori di cui i nostri prodotti sono capaci.
Questa nuova verve, che da più di un decennio si sta diffondendo, fino a diventare la colonna portante di alcuni dei migliori locali italiani, può non piacerti, può anche non riflettersi in quello che i turisti gastronomici si aspettano e va bene così (più o meno). Ma questo impulso non cesserà di crescere ed entusiasmare soltanto perché tu lo ignori; questi talenti non smetteranno di creare e plasmare quella che è - e forse sarà - la cucina italiana che, cara Michelin, non è una copia sbiadita di quella francese.
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