Nelle terre della Pietra Lunare. Lo Stuzzichino dei Capirchio a Campodimele (LT)
Ristorante Lo Stuzzichino a Campodimele (Latina) la Taverna della Pietra Lunare
Via Taverna, 14 – Campodimele (LT)
Tel: (+39) 0771.598099
(+39) 0771.598131
(+39) 349.3678486
(+39) 393.2191750
Email: [email protected]
Menu // Carta dei vini
"I turisti son razza insipiente quanto infausta."
Tommaso Landolfi
Campodimele in provincia di Latina è nella lista dei borghi più belli d’Italia.
Un mare di fitti boschi tutt’attorno che segnano la contiguità degli Ausoni con gli Aurunci. Nei secoli rifugio sicuro di briganti nella “Terra di Nessuno" al confine tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio. Nomi di briganti storici che si sono nascosti tra le boscaglie di Campodimele sono: Antonio Gasbarrone di Sonnino, Alessandro Massaroni di Vallecorsa, Gaetano Mammone di Sora, Angelo Ferro di Sant'Oliva e Michele Pezza di Itri, il celebre “Fra’ Diavolo”. Pico Farnese che confina col territorio di Campodimele è il luogo di nascita del grandissimo Tommaso Landolfi che trasfigura poeticamente questi paesaggi in molti suoi libri tra cui anche nel suo capolavoro del 1937: La Pietra Lunare.
Alla fine del ‘600 queste le condizioni dei campomelani: “In detta terra non vi sono persone facoltose, né medico, né spetiale di medicina, né manuale, né vi è nessuno artista, solo vi è uno barbiero; non vi è nessuna sorte di boteche e quello li bisogna si servono dalle terre convecine. Sono tutti poveri e si esercitano a coltivare li campi et altri esercizi foresi, et le donne agiutano li loro mariti; et vestono generalmente tutti di lana e dormono quasi tutti sopra pagliaricci; et lo grano che produce il territorio lo vendono per pagare li pesi, e mangiano la maggior parte dell'anno pane di grano d'India e miglio”.
Questo territorio magico così come lo ha dipinto Landolfi con la sua lingua spumeggiante, dal punto di vista gastronomico purtroppo continua a rimanere una terra di nessuno.
Menomale però che nella parte bassa di Campodimele, a Taverna, ci sono i talentuosi fratelli Capirchio. Roberto in sala e Francesco in cucina, che continuano la gestione familiare del ristorante Lo Stuzzichino. Prodotti di territorio coltivati da loro stessi. Cucina povera di sostanza nel rispetto della dignitosa povertà degli avi.
Francesco ha una mano felicissima nei condimenti delle ricette tradizionali, mai sopra le righe, sempre di estrema digeribilità pure nei piatti più grassi o pesanti. Roberto in sala è un padrone di casa magnifico, mai una parola di troppo o un sorriso forzato e quando porta ai commensali un piatto di legumi nel gesto naturale e orgoglioso di lasciarlo al tavolo sappiamo senza ombra di dubbio che quei legumi è lui stesso che li ha coltivati nel “tempo libero” dal ristorante.
Eccelente il pane di Campodimele con farina di carrube. Succulenti i crostini di pane di grano “Serena” cotto al forno a legna coi finferli trifolati.
La zuppa di cicerchie di Campodimele solo quella vale il viaggio, consiglio la versione da menu servita nella pagnotta di grano “Serena”. La cottura di questi legumi è molto insidiosa, Francesco riesce a cuocerli alla perfezione non ce n’è neppure una dura o granulosa e Roberto ci racconta le fatiche di coltivare questo legume del territorio selezionato con l’aiuto dell’università e le battaglie contro le gelate, i temporali e i cinghiali.
Il fagiolone di Valle pietra (Presidio Slow Food) con scarola sempre dal ricco Antipasto Stuzzichino che da solo varrebbe un pasto completo.
La trippa al pomodoro di Francesco se non è in grado di convertire un vegano al quinto quarto potrebbe sicuramente convincere gli scettici e gli schizzinosi che non mangiano interiora almeno ad assaggiarla.
Orgasmo persistente al palato sono le Lumache ammuccate, una ricetta tradizionale che si prepara con le lumache bianche di montagna, olio, peperoncino, mentuccia, code d’aglio verdi. Proprio tra queste montagne dei briganti, da bambino con i miei appena veniva giù un po’ di pioggia marzolina, scarrozzavamo con gli ombrelli a raccogliere le lumache di cui i miei erano ghiotti e di cui sono diventato ghiottissimo anch’io crescendo. Da noi a Itri la ricetta della nonna trasmessa alla mamma sono in umido con patate e pomodoro, un gulasch di lumache o ciammaruche come si dice nel nostro dialetto.
A un certo punto ho smesso di fotografare, ero troppo preso dalla frenesia della masticazione mammiferina, ma tocca che vi fidiate a scatola chiusa e senza ulteriori immagini se non l’etichetta del Pinot Grigio sulle bucce del bravissimo Stefano Novello “Ronco Severo” 2018 che a Prepotto sui Colli Orientali del Friuli produce dei vini solari e sostanziosi.
Gnocchi “ricetta storica di nonna Romilda, gnocchi di patate e farina al ragù di cinghiale.
Calamarata del pastore, calamarata di Gragnano, ragù di agnello e ricotta stagionata.
La capra alla compomelana, bocconcini di capra cotta lentamente nel tegame di coccio con aromi nostrani.
Il coniglio come una porchetta, coniglio disossato e farcito alle verdure, cotto al forno e accompagnato da un tortino tartufato di patate.
L’Agnello, costatelle di agnello alla scottadito cotte ala brace.
Il “pesce” in montagna, tegame di baccalà e patate con pomodoro torpedino, olive e pinoli.
Devo continuare? Ora tocca a voi. Prenotate subito, salite in macchina e correte da Francesco e Roberto a Taverna di Campodimele!
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