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Taverna Nonna Vera, a Latronico la Lucania autentica incontra Napoli

Valerio Elefante è lo chef napoletano che mescola Basilicata e Campania da Taverna Nonna Vera

Taverna Nonna Vera, a Latronico la Lucania autentica incontra Napoli

Taverna Nonna Vera

Via Pietro La Cava, 6 - 85043 Latronico (PZ)
Chiuso il lunedì
Tel: 333 204 9406 oppure 0973 258328
Email: [email protected]
Chiuso dal lunedì al mercoledì.
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C'è Lucania e Lucania: quella più affascinante è certamente la più remota e autentica.

Proprio come lo è Latronico, un grazioso borgo a monte della Valle del Sinni che ha conservato intatta la sua cultura e la sua tradizione, quasi senza cedere il passo al turismo di massa.

Le terme, fiore all'occhiello della cittadina, infatti, sono poco frequentate rispetto a quelle di altre località ben più conosciute: ma, ultimamente, la città ha puntato su un cartellone di eventi che spazia lungo tutto l'arco dell'anno e anche sulla valorizzazione di prodotti autoctoni che sono decisamente meno conosciuti di altre eccellenze lucane ben più note al pubblico più mainstream.

Fino a qualche anno fa a Latronico ristoranti non ce n'erano quasi, e anche oggi, dopo la svolta turistica, la cittadina non pullula di indirizzi: praticamente nella piazza centrale del paese, da poco più di un anno, c'è però un indirizzo che sta provando a farsi spazio, superando il semplice (per quanto onorevole) ruolo di interprete della cucina locale.

"Nonna Vera" è la "taverna" di Valerio Elefante: napoletano doc di origini, porta la sua terra di origine non solo nel cuore ma visibilmente e orgogliosamente anche nel piatto.

Taverna Nonna Vera, a Latronico la Lucania autentica incontra Napoli

La mission a mio parere ben riuscita di Nonna Vera è infatti quella di aver saputo integrare, con successo, la materia prima napoletana in un menù autenticamente lucano. Come farlo? Certo, dev'essere un impresa non semplice, ma facilitata, senz'altro, dalla distanza non abissale che c'è tra Campania e Lucania.

Per fortuna, infatti, l'autostrada Salerno-Reggio da qualche anno è divenuta, fatta eccezione per la nebbia fitta che spessissimo si impossessa del tratto lucano, (quasi) comodamente percorribile e non più ostaggio di infiniti cantieri: in altri termini, in due ore o poco più da qui si è al centro di Napoli a sorseggiare un buon caffè.

E così i friarielli (che a sud di Nocera sono i peperoncini verdi: peccato mortale non definire così i broccoli di rapa per chi è nato all'ombra del Vesuvio) arrivano dall'agro aversano o dal vesuviano.

E allo stesso modo i pomodori sono della zona di Sarno, mentre un pezzo di "corazza", liddove serva, arriva direttamente da Napoli, dove - spiega il patron che segue anche direttamente sala e cucina - si reca spesso, almeno due volte al mese.

La ricerca della territorialità si traduce nel menù, a cominciare dagli antipasti:

simpatico il binomio tra gli scagliozzi di polenta di granone quarantino del molino Cantisani di Agromonte, una frazione di Latronico che, però, è orgogliosa di conservare la sua identità, anche gastronomica, friarielli e lardo di Pata Negra.

Taverna Nonna Vera, a Latronico la Lucania autentica incontra Napoli

Non è casuale la scelta del nome della portata in carta: Quartieri Spagnoli, a sottolineare, da un lato, il richiamo alla napoletanità, dall'altro, a rievocare l'esperienza spagnola dello chef-patron prima di cimentarsi in un'avventura autonoma nella ristorazione.

Di ispirazione decisamente più lucana, invece, è un piatto signature del locale, sempre presente in carta: il tortino di patate, salsiccia lucanica, fonduta di canestrato di Moliterno e peperone crusco.

Taverna Nonna Vera, a Latronico la Lucania autentica incontra Napoli

Il primo piatto più recentemente sperimentato si chiama, invece, Giappo-Pollino: la tecnica ispirata al Sol Levante ben innova un grande classico della tradizione.

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Ecco, infatti, che giungono in tavola ravioli giapponesi di farina di grano carosella, sempre di Agromonte, ripieni di pezzente della montagna materana, un mix di funghi del Pollino (cardoncelli, porcini e galletti su tutti), e le patate a conferire più consistenza al piatto.

Per secondo si può optare, volendo, per una costoletta di agnello cbt, cotta a bassa temperatura, con purea di topinambur e una salsa con aglianico del vulture e melograno, coltivata a Rivello, non lontano da qui.

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Il dessert è invece un tuffo nella napoletanità più autentica: dedicato alla nonna di Valerio, Vera, da cui prende il nome anche il locale, è una ben riuscita rivisitazione della "zuppa di latte" napoletana con la crema di latte ed il pane raffermo inzuppati - ma non troppo - nel caffè bollente della moka. A impreziosire e addolcire ulteriormente la chiusura del pasto, un tartufino con rhum e cioccolato fondente.

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