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The Dark Side of Restaurants - Track 4 - Paranoid - La Paura di Chiedere Aiuto

Il lato oscuro della ristorazione: psicologia e stress degli chef, la paura di chiedere aiuto

The Dark Side of Restaurants - Track 4 - Paranoid - La Paura di Chiedere Aiuto

THE DARK SIDE OF RESTAURANTS

Le criticità legate al lavoro e nello specifico al modo della ristorazione.
In una serie di interventi, che abbiamo deciso di chiamare “tracce” come in un disco, cercheremo di analizzare temi che spesso vengono messi in secondo piano. Queste dinamiche meriterebbero la giusta attenzione per provare a migliorare un lavoro che di per sé ha, intrinseche, delle criticità che difficilmente potranno essere eliminate se non attraverso dei tavoli di discussione e una maggiore attenzione al fattore umano che manda avanti questo settore.
Dalla cucina alla sala, dalla proprietà ai clienti ecc, cercheremo di analizzare le criticità, in che modo influenzino il lavoro e quali strategie utilizzare perché si possa migliorare la vita di chi opera nel settore ristorativo.

Nello specifico, con questa rubrica andremo ad analizzare come il mondo della ristorazione sia un mondo molto stressante e cercheremo di analizzare e descrivere le strategie da mettere in atto per migliorare lo stile di vita degli addetti al settore, nonostante le criticità intrinseche in questo lavoro (orari, rinunce, rapporti interpersonali, spazi di lavoro ecc).

La Paura di chiedere Aiuto

Track 4 - PARANOID

Tutto il giorno penso a cose
ma nulla sembra soddisfacente
Penso che perderò la testa
Se non trovo qualcosa per calmarmi
Puoi aiutarmi
Occupando la mia mente?
Oh yeah
Ho bisogno di qualcuno che mi mostri
Le cose nella vita che non riesco a trovare
Non riesco a vedere le cose che portano la vera felicità
Devo essere cieco

(Black Sabbath)

In questo articolo affronteremo un tema a noi molto caro, che non riguarda solamente il mondo della ristorazione ma tutti, in ogni ambito, e cioè la paura di chiedere aiuto. Questo argomento è strettamente correlato con il focus dello scorso articolo cioè con l‘immagine di sé e con l’immagine veicolata, perché avendo in mente o venendoci veicolato ed introiettato un certo immaginario, tutto ciò che si discosta non andrà bene e avremo delle difficoltà a farlo rientrare nelle “normali” dinamiche della vita.

In realtà il chiedere aiuto non è sinonimo di debolezza o vulnerabilità, ma un atto dove riconosciamo i nostri limiti comprendendo e accettando il ruolo degli altri nella nostra crescita personale.

In questo articolo vorremo provare a normalizzare il bisogno di chiedere aiuto, la necessità di essere supportati da altri senza lo stigma o l’esaltazione della scelta fatta. Cioè, amplifichiamo il ragionamento evidenziando un aspetto fondamentale: l’importanza data alla salute mentale non è come l’importanza data alla salute in generale.

Facciamo un esempio, se ci si sente male si va da un medico, ortopedico, medico di base, gastroenterologo etc. e lo si può dire a tutti senza troppi problemi. Ma, se si ha un problema di salute mentale, quindi attacchi di panico, stress e disturbi da stress, depressione, ansia generalizza, bournout, etc. dobbiamo tenercelo per noi e se ne parliamo allora abbiamo coraggio. Quindi, se ci si rompe una gamba e andiamo da un chirurgo ortopedico è normale, ma se soffriamo di depressione e diciamo di andare da un* psicoterapeuta o da un* psichiatra, se necessario, siamo coraggios*.

Capite che tutto ciò non ha molto senso, è come se ci dovessimo vergognare di chiedere un supporto, un aiuto, perché dovremmo farcela da sol*. Ci insegnano che dobbiamo essere indipendenti, capaci di gestire le vittorie e i fallimenti, rialzandoci da sol* dalle nostre cadute, senza chiedere aiuto, anzi, gli altri, se ci vogliono bene e se si preoccupano realmente per noi, dovrebbero capirci al volo; ma se noi per primi non sappiamo esplicitare questo malessere e non lo verbalizziamo, anzi nemmeno riusciamo a riconoscerlo, sicuramente chi ci vede “da fuori” non sarà mai la soluzione al nostro malessere, a meno che non ci apriamo e sveliamo il nostro mondo interiore.

Tutto ciò in contesti chiusi o ristretti come quelli della cucina si amplifica, poiché le dinamiche più disfunzionali vengono normalizzate proprio perché condivise dal gruppo. Gli orari, la struttura del lavoro, la richiesta di perfezione a cui si è sottoposti, il lavoro in giorni festivi o in orari che non permettono la presenza ad eventi importanti della vita delle persone per noi importanti, fanno sì di condividere sempre più tempo con le persone con cui lavoriamo e di normalizzare le mancanze e lo stress a cui si è sottoposti. Inoltre, il lavoro in cucina è percepito come un lavoro per duri, per gente che riesce a gestire lo stress e la fatica e dove non si può avere un momento di debolezza. Insomma, per fare i cuochi sembra quasi che si debba essere degli ironman con tanto di corazza capaci di affrontare tutto e tutti senza mai cedere o essere fragili. Ma non è così! In cucina molto spesso ci si sente sopraffatti, stanchi, demotivati, depressi, agitati e pronti a mollare, e se lo si dice si passa per fragili o deboli quindi la prassi è buttare giù il boccone e andare avanti, ma prima o poi tutti questi vissuti torneranno a bussare e si ripeterà tutto nuovamente fino a che qualcosa si romperà definitivamente.

Si può arrivare ad un punto in cui si manifestino forti sintomi di disagio, è bene non ignorarli ma prestare attenzione alla loro evoluzione. Perché arrivare a questo punto? Perché non agire prima?

In una ricetta, mentre la stiamo preparando, se ci rendiamo conto che qualcosa non va chiediamo allo chef o chi ne sa più di noi, perché non possiamo farlo con il nostro benessere mentale? Davvero non riusciamo ad oggi a comprendere che la mente come tutti gli altri organi ha bisogno di supporto, allenamento e cura?

Secondo noi sono spunti su cui riflettere e effettuare una disanima interiore.

Infine, riteniamo utile darvi - oltre che degli spunti di riflessione - anche alcuni accorgimenti e comportamenti da mettere in atto per migliorare il clima lavorativo e semplificare l’esternazione di emozioni e di vissuti stressanti, facendo sì che si normalizzino le possibili difficoltà riscontrate, si amplifichino le emozioni positive e si crei un gruppo di lavoro sempre più unito e affiatato.

Potrebbe risultare utile mettere in atto i seguenti spunti:

1. Effettuare almeno una/due riunioni al mese con lo staff;

2. Esternare le proprie emozioni positive o negative in modo costruttivo, parlare degli aspetti positivi, delle difficoltà, soprattutto se si è il leader/chef/proprietari* per facilitare le esternazioni dei dipendenti;

3. Cercare di organizzare il lavoro e rendersi disponibili a coprire i turni di un* colleg* in modo che quest* possano essere presenti agli eventi importanti dei propri familiari, visite, o per prendersi cura dei propri animali;

Questi punti e spunti possono aiutare a rende più funzionale l’ambiente di lavoro. Ovviamente se ci si rende conto che non si è in grado di gestire queste dinamiche perché non sono affatto semplici o ci aumentano il carico emotivo, è importante chiedere un supporto a un professionista. Come hanno fatto, ad esempio, i fratelli Roca nel loro famoso ristorante a Girona, assumendo una psicologa, la dottoressa Imma Pluig (che ha seguito anche la squadra del Barcellona…ebbene sì anche i calciatori hanno bisogno di supporto psicologico nonostante nell’immaginario collettivo giochino semplicemente “a pallone”) che si occupa della gestione dello stress e delle emozioni dello staff oltre ad altri interventi.

Certo, non per tutti è sostenibile una spesa del genere, ma prestare più attenzione a voi stessi e al vostro staff vi ripagherà in modi che ora non potete immaginare. Rispetto a questo discorso Joan Roca, chef del El Celler de Can Roca, afferma “Siamo ossessionati da tutto quello che potrebbe andare storto con la nostra attrezzatura in cucina o nel nostro ristorante, ma chissà perché non prestiamo altrettanta attenzione alla macchina umana”.

Fateci sapere cosa ne pensate, a presto con una nuova track.

Next Track – FEAR OF THE DARK – Chef che decino di mollare…

Nel frattempo se volete passare un po' di tempo accompagnati da un po' di musica vi lasciamo il link della Compilation creata per questa rubrica. Siete curiosi di sapere quali saranno i prossimi temi…cercate di scoprirlo attraverso i brani.

La Playlist -

The Dark Side of Restaurants

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Track 1: Under Pressure

Track 2: Harder, Better, Faster, Stronger

Track 3: Cant Stop

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