WINE DISASTER No.2 – La strada del vino italiano: d’Autore o d’Autogrill?
Wine Disaster: Una raccolta di 10 casi eclatanti che dividono il mondo del vino.
“Sì… viaggiare, evitando le buche più dure” cantava Battisti, ma durante le soste, come evitiamo il colpo al cuore davanti alle offerte dei vini in Autogrill?
Perché sarà capitata a chiunque, per mille svariati motivi, una tappa in area di servizio e ciò che nessun essere umano può assolutamente evitare è la serpentina di prodotti che ci accompagna verso l’uscita. Così, come in un girone dantesco, è proprio questo il luogo in cui, nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per un’offerta oscura.
Si chiama “angolo offerte vino”, si legge Barolo DOCG a 9,99 Euro.
Ma come? L’iconico rosso delle Langhe, svilito del suo prestigio, è offerto in pasto ad un pubblico generico tra caffè e Camogli sotto la ridicola soglia dei 10 Euro?!
Potrebbe forse trattarsi di una boccata d’ossigeno, visto il momento, per alcune piccole Cantine in difficoltà o di un mercato “vetrina” per attrarre nuovi consumatori? Niente di più sbagliato.
Le Aziende in questione imbottigliano un numero di esemplari che sfora di gran lunga il parametro degli artigiani e, seppure le esigenze di liquidità dovessero far abbassare i prezzi di vendita, questo dumping genera una scossa a danno di un intero sistema.
Perché? Analizziamolo ripercorrendo la filiera, dal produttore al consumatore: I primi saranno costretti al paragone e quindi ad allinearsi quantomeno a questa cifra al ribasso, pena l’esclusione dai mercati. Il pubblico, invece, sarà sicuramente attratto dal fattore risparmio per aggiudicarsi il brand. Poco importa del vino al suo interno, un Barolo a questa cifra quando ci ricapita!
Siamo quindi davanti ad un collasso del sistema vino o all’ennesima commedia all’italiana? Occorre guardarsi intorno per capire che stiamo ahimè percorrendo la seconda strada.
In Francia, infatti, a tutela delle loro principali denominazioni, per cifre simili non ci si sognerebbe neanche di accaparrarsi una bottiglia del peggior Bordeaux Premier Grand Cru o del più scadente Champagne. I dati lo confermano e ci bacchettano: nonostante l’Italia primeggi in termini di produzione di vino nel mondo, la Francia è campione d’incassi.
Oltretutto, il nostro amato stivale deve già combattere l’agguerrita concorrenza sleale del “Fake” e “Italian Sounding”, che strategia sarebbe mai quella di abbatterli ribassando i prezzi dei nostri prodotti di punta?!
Per tutto questo, un lieto fine c’è: l’impossibilità nel poter viaggiare ci risparmierà almeno di soffermarci nuovamente su questo scempio di Made in Italy, l’ennesimo.
Inoltre, affinché non si ripeta mai più tale vilipendio al Tricolore, potremmo rivolgere un appello alle categorie bersaglio di questo attacco: innanzitutto agli artisti del Barolo, vittime di un vero e proprio “broglio” da scaffale che potrebbe addirittura incitarli ad uscire dal disciplinare.
Nel resto d’Italia, invece, per scrostarsi di dosso quel paragone verso il grande rosso piemontese ed incominciare ad intraprendere una propria fase di marketing vitivinicolo. In Campania, ad esempio, si parla ancora di Taurasi come “Barolo del Sud”. Ecco, visto quanto sopra, evitiamo tali parallelismi, in primis perché i paragoni tendono a relegare il vino paragonato a ruolo di non-protagonista e secondo, si rischia di condannare anche quest’altro grande prodotto ad essere venduto sotto i 10 euro in Autogrill.
Vino italiano, scegli la tua strada: d’autore o d’Autogrill.