Chef Locatelli: "Le aragoste sono sensibili, no al tuffo in acqua bollente. Le ho sentite gridare"
La sofferenza delle aragoste cucinate da vive va alleviata. Lo sostiene lo chef Giorgio Locatelli, che dirige Locanda Locatelli a Londra ed è un volto noto della tv, avendo partecipato a diverse edizioni di Masterchef.
"Le ho sentite gridare", giura Locatelli, secondo cui vanno adottati dei metodi per anestetizzarle. Un punto di vista condiviso anche con i veterinari britannici, che di recente hanno rivolto un appello ai cuochi affinché adottino una sistema meno crudele per cucinare i crostacei.
I crostacei sono tra i pochissimi animali per cui è prevista la cottura da vivi, una tradizione che si basa sull'idea che aragoste e astici non soffrano. Ma non è così: diverse ricerche hanno dimostrato che questi animali soffrono, dunque meglio stordirli prima di gettarli in pentola.
"Non solo è più umano, ma migliora anche la qualità della carne", spiega Locatelli, che è uno dei pionieri nel trattamento delle aragoste, stando a quanto racconta il Daily Mail. "Qualche anno fa mia moglie ha visto un nostro cuoco buttare un'aragosta viva nell'acqua bollente e mi ha quasi chiesto il divorzio", spiega Locatelli.
"Da quel momento utilizziamo una macchina speciale". Si chiama Crustastun, costa 2.500 euro e dà ai crostacei una scarica elettrica letale prima della cottura. "Tra i vantaggi culinari ci sono i tempi di conservazione, più lunghi dopo l'uccisione, e la qualità del cibo, astici e granchi sono più morbidi perché la loro polpa non si irrigidisce.
Breve riflessione a margine:
La morte provoca sempre dolore, che sia un taglio netto o uno shock elettrico, non credo si possa mai rendere l'abbandono alla vita tramite uccisione, un evento indolore.
Su tutte le tavole quotidianamente vengono serviti animali morti, quindi mi chiedo e vi chiedo: Ha senso condurre queste battaglie etiche a meno che non si sia disposti a non mangiare nessun tipo di animale?