Dino Impagliazzo, lo "chef dei poveri" eroe del Lockdown, è morto
Il sardo Dino Impagliazzo, insignito nel 2020 in pieno lockdown dal Presidente Della Repubblica Sergio Mattarella con l'onorificenza al merito di Cavaliere si è spento all'età di 91 anni.
Dino, romano di adozione era soprannominato lo “chef dei poveri” perché ogni giorno sfamava oltre 300 persone tra le strade della capitale, amava ripetere: “La cosa più bella nella vita è amare il prossimo”. Testimonianza prima che parole, azioni concrete prima di tutto.
Negli anni di maggior vigore fisico Dino aveva compiuto anche numerosi viaggi nell’Est Europa. Nel 1989, all’indomani del crollo del Muro di Berlino, partì a bordo di un tir per portare rifornimenti alimentari alle popolazioni che fino a quel momento erano state sotto il regime comunista. Una vita spesa anche per aiutare i detenuti, in particolare nel carcere di Rebibbia, i baraccati, gli sfollati e i terremotati. Ovvero gli ultimi e il prossimo. Come il mendicante sotto casa al quale non ha mai fatto mancare le sue premure.
Testimonianza e solidarietà: due parole chiave nell’esistenza di Dino, unite a una riservatezza personale e una mitezza che hanno pochi eguali.
Come insegnava san Paolo VI nella sua esortazione apostolica Evangelii nuntiandi: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”. E Dino Impagliazzo è stato maestro perché testimone.
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