Ristoranti: perse 60mila prenotazioni per passaggio "intempestivo" in zona arancione. Danni per milioni di euro
Locali e ristoranti nelle regioni arancioni sono state costrette a disdire oltre 60 mila prenotazioni. Questa è la stima di Coldiretti per il weekend appena trascorso, giorni in cui si fa oltre l'80% del fatturato. Oltre il danno anche la beffa, cestinare la spesa, ripulire i locali ed essere costretti a contattare migliaia di persone per giustificarsi dell'inconveniente.
Non sono un ristoratore, quindi non so cosa proverei a subire questa continua violenza. Come giusto che sia non si può andare contro un provvedimento governativo ma, in base al sistema di classificazione di rischio delle regioni attuale, lo Stato dovrebbe si avere il diritto di disporre chiusure per il bene pubblico ma dovrebbe farsi carico di saldare le fatture dell'invenduto. Non si può continuare a pesare ulteriormente e sistematicamente sulle casse dei ristoratori che già da tempo sono state svuotate dai continui provvedimenti. Questa altalena repentina di cambiamenti li ha ridotti a raschiare il fondo e non si può indurli ulteriormente a contrarre debito con la beffa poi di dover cestinare il tutto.
Questi provvedimenti altamente penalizzanti (senza cautela e sostegno) potevano essere comprensibili un anno fa, quando ancora brancolavamo nel buio, e né capivamo ne potevamo sapere a cosa saremmo andati incontro, ma oggi, alla luce di quanto dovremmo aver imparato in quest'anno di apprendistato, è inaccettabile il reiterarsi di schemi senza la minima tutela per migliaia di onesti lavoratori e contribuenti.
Per il solo weekend appena trascorso, i ristoratori che si trovavano nelle regioni passate alla fascia arancione (Emilia Romagna, Campania e Molise), sono stati costretti a disdire, quindi telefonare e dialogare, oltre 60mila prenotazioni che si traduce in una perdita per diversi milioni di euro considerando l'intempestività del provvedimento che a poche ore dal servizio (quindi a spesa già fatta) ha costretto alla serrata generale (e in molti casi) e cestinare il tutto.
Un weekend baciato dal sole in tutta Italia che ha comunque portato gli Italiani a riversarsi nelle piazze, per le strade e le vie dello shopping senza (in molti casi) alcuna cautela, tutela che avrebbero trovato senz'altro al tavolo di un ristorante riducendo di moltissimo le persone in strada e di conseguenza il rischio di assembramenti e infettarsi contraendo il virus.
Stima Coldiretti: l'apertura durante il weekend vale in questo momento l'80% del fatturato settimanale
Ristoranti, pizzerie ed agriturismi duramente provati dall'assenza del turismo e dallo smart working infrasettimanale, raccolgono oltre l'80 degli incassi nel weekend, in un sistema a cascata questo provvedimento travolge interi settori dell'agroalimentare Made in Italy con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all'olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.
In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Se nelle zone arancioni e rosse è consentita la sola la consegna a domicilio o l'asporto, in difficoltà si trovano anche le filiere nelle zone gialle, a minore criticità, dove la ristorazione al tavolo è consentita comunque solo dalle ore 5,00 alle 18,00 con la possibilità della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 per l'asporto.
La filiera della ristorazione, con aperture a singhiozzo, si classifica tra quelle più duramente colpite dalle misure restrittive che hanno provocato un crack senza precedenti per la ristorazione nazionale che dimezza nel 2020 il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro, secondo le stime Coldiretti su dati Ismea. (fonte Agi.it)
E' chiaro a questo punto che il comparto della ristorazione e di conseguenza l'agroalimentare, non sono visti né sentiti come strategici per il paese, d'altronde se le cose dovessero andare veramente male sarebbero comunque costretti a chiudere, una ristorazione viva, vegeta, dinamica e di qualità è prerogativa di paesi benestanti e come da sempre accade, a condizioni favorevoli tornerebbero a proliferare ma, il punto è che questi signori sono Italiani, sono lo Stato come tutti gli altri e non si possono trattare come cittadini di serie B.
Cambi colore con 24h di preavviso? E allora paghi le fatture e disponi chiusura, altrimenti hai la chiara intenzione di far fallire migliaia di aziende.
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