Fase 2 in Veneto, aperti solo 1 ristorante su 3 e i prezzi volano
Cinquanta baristi di Vicenza si sono accordati per alzare il prezzo delle tazzine di caffè a 1,30 euro
In Veneto il ritmo per tornare alla normalità prosegue lento, ma si continua a sperare, giorno dopo giorno. Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio, parla di "timida ripartenza all’insegna di una clientela rispettosa e responsabile. Certo... di ristoranti se ne sono aperti pochini. Colpa dei testi definitivi con le prescrizioni da rispettare usciti a tarda sera domenica. Nel complesso, però, il bilancio è positivo."
I piccoli borghi e le città venete si sono risvegliate con una distesa festosa di tavolini all'aperto che si sono man mano affollati. Così in piazza Bra a Verona, così nelle piazze del centro di Padova, Treviso e Vicenza.
Completamente diversa la situazione a Venezia, che paga chiaramente lo scotto della mancanza di turisti. Cristina Giussani, presidente di Confesercenti, si chiede "per chi dovremmo riaprire? Per i piccioni e i gabbiani? Il convitato di pietra del primo giorno di piena normalità è proprio il turismo. I convitati di pietra, in questo caso, sono 5 milioni, tanti sono i turisti svaniti nel nulla."
"Tanti dipendenti di attività riaperte sono ancora in cassa integrazione perché la domanda, appunto, è «timida». Così arriva il primo caso di significativo (e simbolico) rialzo dei prezzi. Succede a Vicenza, dove una cinquantina di gestori di bar hanno scelto di portare un caffè a 1,30 euro e un cappuccino a 1,80. Strategia non condivisa, per ora, da altri centri. Del resto, c’è anche chi, proprio a Vicenza, lunedì ha lasciato sul bancone 20 euro per un caffè come gesto di solidarietà. La frase che riecheggia è «tenga il resto»."