Addio a Franco Allegrini, icona del vino italiano. Lo ricorda Paolo Caciorgna
Franco Allegrini. Il ricordo di Paolo Caciorgna per la scomparsa di un genio del vino
di Paolo Caciorgna
Ho avuto la fortuna di conoscere Franco Allegrini nei primi anni del 2000.
L’amico Owsley Brown, del gruppo Brown Forman, all’epoca proprietaria dell’Azienda Bolla di Verona, mi chiese di seguire un progetto per una linea “signature” di vini Soave, Valpolicella e Valpolicella Amarone.
In quel momento collaboravo a Soave con l’Azienda Tamellini ed in Valpolicella con l’Azienda Roberto Mazzi e Figli, quindi non ero proprio digiuno di quei territori di quei vitigni.
Ma la sfida che avevo di fronte era qualcosa che non riguardava solo me, riguardava un territorio intero.
Bolla era la storia del Soave e dell’Amarone, che cercava di dare una svolta allo stile dei suoi vini.
Sicuramente una sfida impegnativa e che incuteva timore, nello stesso tempo avevo le idee molto chiare, perché sapevo quale esempio seguire: si trattava dell’Amarone Allegrini.
I Fratelli Allegrini Marilisa, Franco e Walter, avevano preso in mano l’Azienda dal padre Giovanni, ed in pochi anni costruirono l’Azienda che oggi è l’icona dell’Amarone, del Valpolicella e del vino di qualità nel mondo.
Grazie ad un amico che ben conosceva il territorio, venni a contatto con Franco Allegrini e con il professor Roberto Ferrarini, (il destino ce li ha portati via entrambi troppo presto), i quali mi portarono a conoscenza delle ricerche che avevano fatto insieme, delle innovazioni che avevano introdotto sia nella tecnica di appassimento delle uve sia nelle tecniche di vinificazione.
Franco era un genio, aveva delle intuizioni incredibili, Roberto lo supportava con le conoscenze scientifiche e la ricerca.
Ed era così generoso ed amava così tanto il vino, soprattutto la sua Valpolicella ed il suo Amarone, che non aveva segreti, gelosie, aveva piacere che tutti i vini del territorio fossero buoni.
Non avrei mai pensato di trovare così tanta collaborazione ed aiuto , ma si sa , anche queste sono doti che appartengono ai “grandi”.
Il suo riferimento erano i vini della Borgogna, vini bevibili, ineccepibili nella fattura, eleganti.
Anche sui bianchi ho potuto sperimentare tecniche consigliate da Franco: il Vermentino che produce a Bolgheri testimonia la sua sensibilità e grande capacità.
Con lui ci siamo confrontati fino a pochi giorni fa. Ci accomunava il piacere di lavorare con il vino stando lontano dai riflettori, ci piaceva parlare della cura dei dettagli che fanno la differenza in un vino d’autore.
Mi ha onorato della sua stima ed amicizia apprezzando i miei vini, incoraggiandomi e dandomi preziosi consigli, in particolare per i miei vini dell’Etna.
Ho avuto la fortuna di conoscere i suoi figli, in particolare Matteo, ma anche Francesco e Giovanni, che con la stessa passione, umiltà e semplicità stanno seguendo le sue orme.
Il mondo del vino perde uno degli interpreti migliori, autentico fuoriclasse e persona straordinaria.
Stasera, in suo onore, aprirò La Poia 2016, un altro vino icona del genio, del Maestro, dell’amico Franco!
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