Apron Kitchen & Soul - Una nuova esperienza a Caserta
Caserta, Ristorante Apron Kitchen & Soul recensione
Apron - Kitchen & Soul
Via Turati, 6 -81100 Caserta
Tel: +39 392 039 3748
Aperto tutte le sere a cena.
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Nel pieno di questa estate caldissima arriva un’ondata di freschezza da Caserta: è Apron Kitchen & Soul.
Il claim recita “Officina culinaria creativa” spiegazione precisa del progetto dei due amici e soci Giuseppe De Filippo, in sala anche come sommelier, e Carmine Cotronese, executive chef – entrambi padroni di casa impeccabili con l’innato dono dell’accoglienza che sa abbattere ogni distanza fin da subito.
Il locale si racconta immediatamente come un laboratorio artistico che sa centrare la sua filosofia sulla sinergia, sullo scambio costante e appunto sull’annullamento delle distanze: siano quelle tra sala e cucina, quanto quelle con il cliente e questo grazie ad una collaborazione affiatata tra Giuseppe e Carmine che sanno anche cancellare i perimetri tra cucina e sala con l’aiuto della cucina a vista.
Ecco il perché del nome di questo gioiellino al centro di Caserta:
apron, infatti, vuol dire grembiule in inglese e rappresenta un accessorio che può essere utilizzato in tutti gli ambienti di un ristorante. E non solo! Perché questo indumento lega al suo campo semantico tutto ciò che riguarda lavori artigianali. Tutto questo non è un caso, per due ragioni: Carmine ha avuto un’esperienza in cucina a Londra e questa parola gli è risuonata fin da subito; il secondo motivo è che Apron vuole essere più che un ristorante, piuttosto un luogo in cui sentirsi liberi di aprire la propria anima. Qualcosa che avviene attraverso una cucina assai di cuore, legata al territorio ma ricca di incursioni internazionali, ma pure attraverso i consigli di Giuseppe cordiale e garbato nella sua presenza al tavolo – una guida a cui affidarsi nell’assaggio e nella scoperta dei vini.
Ancora, i dettagli in sala fanno da vettore ad un senso di tranquillità che accentua la sensazione di confidenza che si crea con il posto: i magnifici quadri alle pareti, dipinti su cartone e dai colori avvolgenti; i toni degli ambienti che illuminano gli arredi neri.
Carmine ci racconta: “Apron è stato ideato con cura e con l'esigenza di portare qualcosa di nuovo in città, qualcosa che ci rappresentasse e soprattutto che potesse non annoiare pur restando diretto ed essenziale.”
Insomma, tutto converge nella sola ed unica direzione: il comfort. Nell’atmosfera e nel gusto.
E forse è proprio questo il punto: in mezzo a tanti luoghi comuni a Caserta, Apron riesce a creare un insolito spazio.
I tavoli sono provvisti tutti di un cassettino contenente la mise en place di cui il commensale può comodamente sempre rifornirsi.
Lo chef’s table è un posto conviviale dove poter godere della miglior vista sulla cucina e sulla concentrazione di Carmine.
La filosofia del locale è vivere un’esperienza a stretto contatto con la cucina pure attraverso la scelta dei vini. Qui tutto è in continua evoluzione: il menu cambia stagionalmente seguendo i ricordi e le esperienze di Carmine, la carta dei vini si aggiorna sempre grazie alle scoperte ed alla curiosità di Giuseppe.
Nascono piatti come l’ostrica in tempura con salsa di soia, cipolla in agrodolce e jalapeño che ormai è un signature dello chef e che sa rappresentare esattamente l’incontro con il mondo che Apron si propone di offrire ai suoi clienti.
Un ulteriore affaccio esotico è stato il ceviche che potrebbe essere causa di una cittadinanza onoraria in Perù dato l’equilibrio tra acido e dolce. Si trattava di tartare di tonno rosso, jalapeno, cipollotto marinato e leche de tigre al mango. Una esplosione di freschezza.
Nonostante il menù elencasse ancora cruditè di mare e di terra e dei taco bao shrimps da acquolina, vengo rapita dalla scelta dei primi: LI VORREI TUTTI. Soprattutto c’è una frase che Carmine pronuncia che coccola proprio la mia idea di divertimento gastronomico: “abbiamo sempre un risotto in carta!”
Ebbene, ciò mi allieta per gusti personali ma anche perché chiunque faccia questa scelta vuol dire che ha pienamente volontà di fare una cucina che non si ferma a sfamare gli stomaci. Possiamo poi considerare due ulteriori aspetti, cioè che se il risotto è fatto bene ci dà misura della mano dello chef e che tale scelta in carta vuol dire dare sempre una scelta ai celiaci. Resta che Apron offre sempre l’opzione di pasta senza glutine per tutti i piatti in menù.
Prendiamo il risotto a nero di seppia - ça va sans dire – e lo spaghettone cozze e friggitelli. Fin dal profumo si capisce che non sono i soliti piatti pur giocando su accostamenti noti. Ma dopo aver assaggiato non abbiamo più dubbi al tavolo: cotture da urlo, giochi di consistenze e temperature da primo della classe e… bisogna tornare a provare i ravioli homemade (ripieni di baccalà e patate, con pomodoro bruciato, olive nere, foglie di cappero e crumble di pane aromatico) e gli gnocchetti.
Risotto Gran Riserva San Massimo con nero di seppia, stracciatella, tartare di gamberi rossi, menta e limone
Spaghettone cozze, friggitelli, pecorino e peperone crusco di Senise
Se il desiderio era tale, perché non abbiamo optato per un altro primo volendo continuare la cena? Ve lo spiego subito!
Seguendo le instagram stories del profilo social di Apron avevo notato un paio di dettagli: la loro vicinanza emotiva - e dunque culinaria - alla Spagna e poi un piccolo tributo di Carmine ad un piatto britannico. Questo mi ha messa nella inestricabile posizione di dover assaggiare il polpo e l’Italian Fish & Chips.
Il polpo arrostito con friggitelli, ‘nduja e aioli all’aglio nero è squisito – bel contrasto di amari – oltre che (ancora) cotto magnificamente, con quel peperoncino verde quasi crudo a donare una croccantezza gustosissima. La Spagna è vicinissima da qui, tanto che il giovedì sera da Apron trovete sempre la serata a tema paella.
Dall’altro lato della costa però ci si affaccia direttamente sulle friggitrici, un’arma vincente per Apron perché i filetti di orata panati in panko e corn flakes e fritti serviti assieme alle patatine (taglio french fries) al lime e paprika affumicata sono quella che si dice una goduria. Serviti con salsa tartara e salsa bbq, i filetti si presentano all’esterno dorati e asciutti, con un crunch che si vede prima ancora che sentirsi, ed all’interno bianchissimi e tenerissimi, così saporiti da non riuscire a trovare pace tra il morso in assoluto o il tuffo nei vari intingoli.
Le patatine: il vero guilty pleasure di cui ognuno di noi ha bisogno e queste sono eccellenti per colore, profumo, salatura, sapore. Vale la pena tornare da Apron già solo per quest’ultimo piatto.
Certo tra Penisola iberica e isola britannica, una capatina in Francia l’avrei fatta anche perché il branzino sfilettato e spinato, cotto alla brace, con mix di erbe aromatiche, beurre blanc e uova di pesce molto probabilmente sarebbe stato l’ennesimo piatto centrato.
È innegabile che Caserta sia una piazza difficile,
tanto per la presenza sempre più forte della pizza quanto per la poca spinta alla novità dei suoi abitanti. Pari modo indiscutibile è la certezza di questo posto dalla cucina genuina e autentica che mira ad affacciare la città a gusti internazionali che sposano ineccepibilmente ingredienti d’identità campana, senza mai trascurare la forza dei sapori nostrani.
Apron è destinato a divenire una sana abitudine a Caserta! E c’è solo da ringraziare due giovani instancabili e originali come Peppe e Carmine.
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