Domenico Iavarone: "Siamo Campani, abbiamo materie prime invidiate in tutto il mondo, il futuro della ristorazione non sarà così diverso dal passato"
Domenico Iavarone del Josè Restaurant a Torre Del Greco a servizio della comunità, cucina per i bisognosi
Caro Domenico, l'ultima volta che ci siamo visti abbiamo gioito per la gioia di una stella Michelin appena conquistata, abbiamo parlato di futuro e di come quel riconoscimento non avrebbe cambiato minimamente quello che sei e quello che fai. Da sempre il tuo unico obiettivo è stato far bene gli ospiti. Ora è che tutto fermo, come vive questo momento un cuoco che fa della comunicazione attraverso i piatti il centro del proprio benessere emotivo?
Per fortuna sto bene anche se basta un colpo di tosse per condizionarti psicologicamente. In questo periodo di quarantena noi al Josè stiamo operando quotidianamente a pranzo con l'associazione gli occhi di Claudio che si occupa di sostenere i meno abbienti sul territorio di Torre del Greco. Tommasina, una donna di ammirevole energia ci ha chiamati in causa e essere utile alla comunità mi da energie extra. La famiglia Confuorto-Guidone del José non se lo è fatto ripetere due volte, si è mostrata subito disponibile a prendere parte all'iniziativa mettendo a disposizione mezzi e ristorante per aiutare i bisognosi, quando si tratta di essere solidali sono sempre in prima linea.
Iniziativa nobile, che come ben sai tengo a diffondere, tanti in queste settimane leggendo di queste iniziative hanno dichiarato "Si certo, lo si fa solo per pubblicità, la vera beneficenza si fa in silenzio blà, blà ", io credo che in momenti così drammatici comunicare le buone azioni metta in circolo l'amore, il bene non può che generare altro bene.
Gli esseri umani hanno la caratteristica di comportarsi a specchio e appunto per questo credo che raccontare possa indurre i tanti in ascolto ad emulare iniziative del genere a prescindere delle loro intenzioni.
In fin dei conti, cosa vuoi che importi a chi non ha niente perché lo si fa? E' pur sempre un pasto caldo, o no?
Tornando a noi, che misure hai adottato per far lavorare in sicurezza insieme alla tua squadra?
Io in cucina lavoro nella massima sicurezza, sono solo!(ride) il contatto con i membri associativi al ritiro e veramente ridotto al minimo. Questo progetto viene portato avanti grazie alla grande generosità di alcuni angeli, aziende che anche se non hanno venduto mai nemmeno un singolo prodotto al ristorante ci hanno dato piena disponibilità nel fornirci materie prime di qualità per far sì che quotidianamente possiamo avere i mezzi per garantire pasti caldi per 50 persone.
In particolare ci sono stati vicini Alberto Zampino del Pastificio Gentile, Alfredo Tammaro della Ardolino Carni e tanti altri che ogni giorno mettono a disposizione con un atto di generosità viveri.
Cosa ti sta insegnando questo momento?
La cosa che ci fa stare più bene e quando nel pomeriggio ci arrivano i messaggi vocali veri, spontanei e ricchi di gioia, e le foto dei bambini che felici ci ringraziano, questo è un carburante inesauribile che ci fa venire ancor voglia di pensare bene e di guardare avanti.
Immagini una ristorazione diversa nel post Coronavirus?
Purtroppo il nostro futuro per ora e un grande punto interrogativo perché nessuno di noi in vede il nastro di arrivo, non riesco immaginare cosa sarà nel post-coronavirus. Personalmente sono un ottimista di natura da sempre mi sono concentrato esclusivamente sul lavoro e preferisco far parlare i fatti. Volendo fare dei pensieri, penso che la ristorazione almeno in una fase iniziale dovrà fare i conti con periodi grigio dove sarà difficile adattarsi con uno stile di vita che non appartiene al nostro dna. Noi campani siamo il popolo dell'accoglienza per eccellenza e a quanto pare per un po' di tempo dovremo frenare la nostra indole, però vorrei rassicurare chi frequenta i nostri ristoranti con un messaggio chiaro e deciso, rispettate le regole in attesa di una cura che metta fine a questa storia.
Pensi che dovrai rivedere la tua proposta ristorativa?
Siamo un popolo che da sempre fa del proprio territorio un patrimonio, il made in italy, le nostre materie prime uniche sono e saranno un valore anche nel futuro, quindi non credo sarà necessario rivedere lo stile più di tanto. La cucina italiana è di una semplicità "Non semplice", per il resto spero quanto prima che tutto questo diventi semplicemente un ricordo capace di rafforzarci nell'anima e stimolarci a vivere meglio e continuare a far addirittura meglio di prima perché le persone alla ripresa avranno ancora più necessità di divertirsi ed essere felici e come sai io vivo della gioia dei miei commensali. Non vedo l'ora di ricominciare a sentire le urla dei bambini felici che corrono per gli spazi verdi antistanti al Josè.
Che consiglio daresti ai tuoi colleghi?
Io non posso consigliare niente, però sono da sempre convinto che l'unione fa la forza e noi in quanto a gruppo in Campania siamo sempre stati un esempio. Un abbraccio Virtuale a tutti gli amici di foodclub, sperando quanto prima di poterci riabbracciare davvero, perché senza calore umano siamo poca cosa.