BACCANALIA XXX edizione - una fotografia d’epoca da restaurare
Una festa locale diventata fenomeno:questa è BACCANALIA a S.Gregorio Magno
Una festa locale diventata “fenomeno” fino a raggiungere quota 30 quest’anno e picchi di affluenza in costante ascesa: questa è BACCANALIA, celebrazione del vino e degli usi contadini nel borgo di San Gregorio Magno in provincia di Salerno.
Il nome prende ispirazione dalle cerimonie in onore al Dio Bacco e a quanto pare, come era successo agli stessi romani nel 186 A.C. è giunta per la piccola comunità locale l’ora di una riforma a seguito di questa travagliata edizione tra luci, ombre e diffamazioni.
Non solo vino infatti a generare situazioni ad alto rischio, ma anche un tremendo fatto di cronaca che ha gettato nello scompiglio l’intera comunità chiamata ad affrontare in tempi non adeguati una situazione in cui gli affari di cuore si sono sovrapposti a quelli dell’ordinaria amministrazione.
I dati parlano chiaro: crollo dell’affluenza ed è strage di commenti, insulti, ipotesi e boicottaggi per questo che doveva essere un importante anniversario di una kermesse che ha sempre poggiato sul senso di comunità, convivialità ed accoglienza.
Quanto accaduto ha poi trasformato le decisioni degli amministratori locali e degli organizzatori nel più classico stadio all’italiana in cui la rete, inferocita dalle notizie che si susseguivano, si è prontamente scagliata contro l’una o l’altra fazione, perdendo totalmente di vista proprio quel legame e quel senso di umanità che avevano per i precedenti 29 anni contraddistinto popolazione locale ed avventori.
Alle tante parole di quest’anno, ci auguriamo seguano i fatti, perchè si possa “restaurare” con rispetto e coerenza questa fotografia d’epoca indelebilmente macchiata da questa edizione.
Disponibile ad un confronto diretto, gregoriano doc e nuovo rappresentante della componente artistica di quest’edizione di Baccanalia è Donatello Iacullo. Sarà lui il termometro delle azioni in essere, mancate, intraprese e future di questo “format” giunto ad un bivio.
Donatello, mio malgrado tocca partire dall’argomento più triste: fatto salvo che la vicinanza e il cordoglio non si esprimono tramite un commento su Facebook o un comunicato stampa, pensi a posteriori si sia sbagliato il modo e la forma di gestire questa tanto discussa “ripresa delle attività”?
È stato un anno molto difficile. Si sono allineate varie situazioni negative che ci hanno messo a dura prova. Nel mondo dello spettacolo questo fenomeno si chiama “il cigno nero” e quando passa, bisogna essere molto cauti e attenti nell’evitare ulteriori danni. Noi ci abbiamo provato ma non tutto è stato gestito nel miglior dei modi. Circa la prima serata, vorrei chiarire che prima di prendere qualsiasi decisione ci siamo riuniti per discutere dei fatti accaduti e la situazione che si era generata, analizzando ogni punto e prospettiva: le Istituzioni, le autorità e i rappresentanti di legge dopo aver analizzato accuratamente le dinamiche del caso avevano dato l’ok per continuare, mentre tra la comunità di Ricigliano e quella di San Gregorio Magno in quelle ore si era generata una solidarietà incredibile e un forte senso di coesione. Nessuna guerra, tutti comprendevano la difficile situazione, compresa la famiglia di Mariarosa, una famiglia con un cuore grandissimo, che non ha mai additato colpe alla festa. Diversa è stata la questione che ha investito l’opinione pubblica, dove nutrivamo già forti dubbi. Era stata mia premura invitare tutti a ragionare, di non farsi condizionare dalla polemica né comandare dalla paura ricordando valutazioni, valori e principi della manifestazione stessa, in cui andava rispettato quanto era accaduto. Questo però non è traspirato dal comunicato stampa, redatto in forma di un simil articolo di cronaca e condiviso su pagina istituzionale mettendo al centro l’emotività sentimentale anziché la manifestazione, un errore a mio avviso che abbiamo pagato a caro prezzo in termini di collettività, in quanto è mancata la comunicazione ben definita, pragmatica, sintetica, ovvero quella che avrebbe chiarito da subito le idee, le scelte e le relative motivazioni. A posteriori, una più lineare presa di posizione avrebbe fatto capire ai turisti come bisognava riorganizzarsi ed evitare la voragine sui giudizi, chissà.
Quale sarà il messaggio tangibile di una comunità che ci ha sempre dato l’impressione di essere coesa, leale ed attaccata ai valori?
Preciso una cosa, non è vero che ce ne siamo fregati, anzi, abbiamo subito istituito un vademecum per esprimere massimo rispetto per il lutto. Il Vademecum prevedeva:
prima serata annullata, seconda serata toni bassi, il palco principale spento, musica solo di accompagnamento al tavolo ed energia dei turisti sotto controllo, nessuno doveva cantare/urlare a squarciagola. Terza, quarta e quinta serata chiusura cantine alle 2 e per ogni sera alle 21 abbiamo osservato un minuto di silenzio spegnendo le luci. Stiamo già lavorando al progetto 2024, in cui la manifestazione necessariamente cambierà pelle e al suo interno sicuramente ci sarà un legame tangibile con Mariarosa. Aumenterà la macchina organizzativa e terremo sicuramente conto delle nuove necessità.
Oltre ciò, un altro problema affligge la manifestazione, sempre più sotto i riflettori per quel vino che perde molto velocemente il suo fine conviviale. Non temi questo focus incentrato sul vino, aggravato da prezzi dolosamente invitanti possa generare uno squilibrio nella percezione della manifestazione stessa, trasformandola da elogio alla tradizione a posto in cui semplicemente ubriacarsi con pochi spicci?
Questo è il focus del mio progetto; per anni il principale veicolo è stato il vino e così facendo, con il passare del tempo abbiamo sottovalutato gli effetti collaterali generando noi stessi un pubblico “assetato”. Personalmente sono stanco di una parte di questo pubblico che poco ha a che vedere con lo spirito genuino della manifestazione, di questa gente possiamo farne a meno. Per il cambio di rotta, dobbiamo noi in primis praticare una “bonifica” attraverso manovre strategiche e la creazione di attività culturali che mettano in luce ciò che siamo in un contesto storico, artistico e culturale. Serve solo il coraggio di scremare, porre obiettivi a lungo termine, istituire regole sensate e rispettarle.
Il vino dovrà essere uno dei tanti elementi ma non più il protagonista, in quanto la manifestazione sarà incentrata sulla promozione del territorio e la storia dei briganti, allargando le proposte anche durante il giorno. Nel progetto 2024 ho previsto escursioni pomeridiane per conoscere i produttori gregoriani, gli artigiani e la loro operatività, la storia e i monumenti. Vi farò vedere dove nasce ciò che mangiate la sera e quanto amore c’è verso il proprio paese.
Tra le tante manifestazioni d’affetto e la popolarità in crescita delle ultime edizioni, si leggono anche diverse critiche principalmente incentrate sulla questione prezzi. Ingresso a pagamento, costo del coperto e altre spese sono ferocemente condannate da una parte del vostro pubblico. Sono critiche positive che valuterete?
La macchina operativa è molto costosa e serve a garantire che tutti i servizi funzionino, dai servizi igienici a quelli di sicurezza. Senza dubbi Baccanalia è un indotto economico che aiuta le economie di un intero areale, non solo del paese, ecco perché non ha senso denigrare o abbattere una locomotiva organizzativa fossilizzandoci su piccole questioni volte tra l’altro a garantire il suo funzionamento. Un sacco di famiglie lavorano un anno intero per generare i prodotti che poi propone in questi pochi giorni, quindi abbiamo ben chiaro il senso del dovere e del sacrificio di ogni attore coinvolto, oltre ad essere pieni di micro iniziative che contribuisco a rendere Baccanalia un grande successo. Come spiegarlo? Baccanalia è un cantiere emotivo, è vita in un deserto di rimpianti.
Nasce dalla volontà di pochi ed è diventata nel corso di pochi anni un centro economico di grande importanza per San Gregorio Magno. Saprà Baccanalia gestire e preservare quella spontaneità che ha sempre caratterizzato la comunità locale viste le ombre gettate da quest’ultima edizione?
Deve farlo, altrimenti è l’inizio del ridimensionamento. Per questo grande progetto ci vogliono grandi visioni e uomini di responsabilità, leader capaci di interagire con altre personalità e disposte a lavorare in gruppo. Ora è necessario dare uno stop alle iniziative personali che riempiono ego e orgoglio, basta al “tanto poi si fa come dico io”.
Facciamo i conti col presente Donatello: questo evento nasce quando parole come “biodegradabile”, “impatto” e “digital” non erano ancora state monopolizzate dalla scena nazionale in ogni campo. Si è aperto uno spiraglio per una Baccanalia 2.0?
Esatto, Baccanalia 2.0 si fonda su 3 principi: comunicazione, direzione artistica e marketing. Il mio obiettivo è quello di trasformare una sagra regionale in festa popolare nazionale. Non so se ci riuscirò, ma un tentativo sento di farlo, mettendo a disposizione 5 anni del mio tempo. Tra le prime mosse che mi sento di anticipare, forse nascerà una associazione dei cantinieri, si apriranno collaborazioni con consorzi e tanto altro: occorre in primis l’aiuto dei gregoriani per raggiungere la meta finale.
Ringraziando per le dovute spiegazioni, cala il sipario su quello che potrebbe essere l’anno zero, la pietra tombale o la rinascita di quell’ultimo baluardo tra Campania e Lucania in cui sopravvive uno spirito che è già alle prese con un’altra sfida: l’edizione 2024.
Circa l’accaduto, vista la personale partecipazione da semplice visitatore nella giornata di sabato, lascio il senso della parole all’autore Cesare Pavese, augurandomi si possa affrontare senza retorica, con senso morale e del dovere questo groviglio.
“Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola”.
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