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Cantine Di Marzo, alla ricerca delle origini del Greco di Tufo - Verticale storica

Origini Greco di Tufo Cantine di Marzo

Cantine Di Marzo, alla ricerca delle origini del Greco di Tufo - Verticale storica

Cantine di Marzo

Azienda Agricola di Marzo S.S.
Strada Statale, 371 - 83010 Tufo (AV)
Tel +39 0825 998022
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Le antiche origini della viticoltura alle quali sono legati a filo doppio i territori italiani, rappresentano uno dei motivi di grande attrazione verso il mondo del vino.

Nel castello medioevale della famiglia Di Marzo, a Tufo, si respira il fascino della storia enologica, che poi è una storia di famiglia e di territorio. Ferrante Di Somma, diretto discendente, ha voluto ricostruire le origini del Greco di Tufo, importante DOCG della Campania. Uno dei bianchi più interessanti in Italia, unico nella personalità e, soprattutto, nelle ardite evoluzioni. Imprevedibile nei tempi lunghi, nei quali riesce a sorprendere in modo straordinario, come conferma la verticale storica organizzata da Ferrante in questa occasione.

Il convegno “Sulle possibili origini del Greco di Tufo” ha visto protagonista l’ampelografa Antonella Monaco, nome ben noto per i suoi studi scientifici sulla storicità della viticoltura in Campania. L’evento ha dato il via al programma del Tufo Greco Festival 2023. Tra i relatori, insieme alla Monaco, sono intervenuti Tommaso Luongo Presidente AIS Campania, Annito Abbate delegato AIS Avellino, moderati da Annibale Discepolo giornalista de Il Mattino.

Ha sfatato tante credenze comuni Antonella, puntualizzando che le certezze sui fatti, e sulla storia, le danno la ricerca dei documenti scritti e degli studi scientifici. Il suo intervento ha un titolo significativo “Dalle Aminnee gemelle al Greco di Tufo”, un’associazione rivelatasi fantasiosa nel corso del suo puntualissimo studio.

Cantine Di Marzo, alla ricerca delle origini del Greco di Tufo - Verticale storica

Sta di fatto che le Cantine Di Marzo rappresentino la storia del Greco di Tufo, e dell’enologia campana,

essendo la cantina più antica della regione, e una delle più datate in Italia, senza interruzione di attività enologica. La loro presenza a Tufo risale alla terribile peste del 1647: all’epoca la famiglia era residente a San Paolo Belsito, nel nolano, dove praticava la vitivinicoltura. Per sfuggire alla catastrofica epidemia (quasi dimezzò la popolazione partenopea), i Di Marzo si rifugiarono nelle terre di proprietà a Tufo, dove possedevano anche le importanti miniere di zolfo, portando con sé le piante di vite.

La dottoressa Monaco specifica che nell’areale del nolano, come in altri territori pianeggianti della provincia di Napoli, si allevava soprattutto Asprinio, l’unico che bene si adattasse alla tipologia di territorio. L’inciampo storico sta nelle affermazioni del Columella (I sec. d.C.), scrittore latino di agricoltura, il quale associa le uve Aminnee ( provenienti dalla Grecia - Tessaglia) presenti sul Vesuvio, al nome vino Greco. Di fatto in antichità non si usava descrivere le uve e dare loro un nome – per arrivare ai nomi delle uve bisogna attendere il Settecento. Si parlava unicamente dei vini e dei loro nomi strettamente legati al territorio di produzione. Pertanto rimane alquanto misteriosa la ricostruzione storica di un vitigno.

Allora perché è stato chiamato “Greco”? Semplicemente il “vino Greco” era uno dei più apprezzati e prestigiosi dell’epoca classica. Quindi ben vendibile sul mercato. Un vino d’élite dell’epoca, come lo è stato anche il Falerno. Questo è il motivo per cui nel sud Italia più volte incontriamo il nome “Greco” associato ad un’uva. Le analisi genetiche sul vitigno evidenziano valori comuni unicamente con l’Asprinio, ci racconta la Monaco, e, la parentela strettamente legata al territorio intorno a Napoli, non ci dispiace affatto. Certo è che i Di Marzo abbiano introdotto importanti miglioramenti nella produzione di questo bianco straordinario, che dai vignaioli del luogo veniva vinificato per lo più frizzante e dolcino. Che spreco per un vino di tale carattere!

Interessantissima è stata anche la degustazione storica dei Greco di Tufo delle Cantine Di Marzo, dalla quale è emersa tutta la magnificenza del loro vino.

Cantine Di Marzo, alla ricerca delle origini del Greco di Tufo - Verticale storica

Di grande rilevanza è anche lo studio accurato che Ferrante, alla direzione dal 2009, ha fortemente voluto suoi suoli e sulle zonazioni del territorio di produzione, sviluppando una conoscenza accurata che ritroviamo nelle diverse etichette, ognuna dedicata alle singole vigne.

  • Greco di Tufo Vigna Serrone 2020, vigneto nella frazione di Santa Lucia esposizione a sud – sud est, caratterizzata da argilla e forte presenza di zioliti, minerali cristallizzati di origine vulcanica. Definito, dal carattere minerale che ritroviamo in tutta la produzione. Ancora giovane, citrino in prevalenza, e affilato.
  • Greco di Tufo Vigna Ortale 2017, vigneto nella zona di Santa Lucia, a 400 metri di altitudine, terreno per lo più calcareo argilloso, con presenza di zolfo. Annata calda come caldi sono i profumi che richiamano la frutta esotica, l’agrume candito, il muschio bianco. Di carattere il sorso, fresco e salmastro.
  • Greco di Tufo Vigna Laure 2016, nella frazione di San Paolo, 350 metri di altitudine, esposizione nord – nord ovest. È molto Greco di Tufo, in tutti i suoi aspetti. Elegante al naso che spazia ampiamente dalla cenere, all’incenso, cedro, fiore di acacia, anice stellato, poi ancora muschio bianco. Gran bel vino, confermato anche nel sorso vigoroso, di grande energia, ruvido a tratti, cristallino nella freschezza infinita.
  • Greco di Tufo Scipio 2011: spettacolare, di grande personalità che mette insieme potenza, eleganza e una certa precisione che lascia bene esprimere ogni particolare del vino. Sa di gesso, di pera, poi zafferano, muschio bianco, il sorso è molto accattivante e dinamico, di piena energia minerale, affilato e lungo.
  • Greco di Tufo 1990, è un po’ marsalato, ma interessantissima l’esperienza che lascia evincere all’assaggio ancora tanto vigore e territorio.
  • Greco di Tufo 1988, strepitoso, una grande emozione. Integro e sicuro nel racconto del tempo e del luogo. Delicato nei profumi che spaziano dalla noce moscata al tabacco, incenso, mandorla, citronella. Il sorso incanta nella trama sottile e elegante, fresco e lungamente salino, da provare di continuo nel suo costante mutare, sorprendendo con un certo entusiasmo.

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