Esplode l'Ampi: "Caro Presidente, tu avevi il dovere oltre che il diritto di buttare fuori dall’ampi questi mafiosi se avevi la certezza di ciò di cui hai avanzato le accuse."
Esplode l'Ampi, Associazione Maestri Pasticceri Italiani, Gino Fabbri e Iginio Massari si dimettono.
Che il periodo fosse stato catalizzatore di cambiamento e restyling era chiaro, ma che addirittura in pasticceria si arrivasse allo stravolgimento non ce lo aspettavamo. La notizia di uno scisma nel mondo della pasticceria è arrivata come il sapore della uvetta su quello che credevamo un cookie al cioccolato: spiazzante e spiacevole.
L’AMPI (Accademia Maestri Pasticceri Italiani) rende noto che “temporaneamente proseguiranno solamente le attività ordinarie dell’associazione in attesa di poter riavviare completamente l’amministrazione sociale di Accademia Maestri Pasticceri Italiani in seguito all’elezione del presidente successore. Eh sì perché il nodo della questione è sta nell’inaspettate dimissioni di Gino Fabbri da presidente dell’associazione ed al contempo anche le dimissioni del Presidente Onorario Iginio Massari e di alcuni membri del Consiglio Direttivo, ovvero di Davide Comaschi, Debora Massari, Fabrizio Galla, Alessandro Servida, Maurizio Vittorio Colenghi e Giovanni Tullio.
Alla lettura del verbale dell’incontro (di cui siamo venuti in possesso tramite Simone gusto) avvenuto in data 15 aprile, si ha subito chiara la situazione dalle prime righe: si tratta di un intervento da parte della maggioranza mirato a dare una scossa all’associazione; un’azione che seppur non direttamente, sembra voler mettere in discussione la Presidenza attraverso la sottolineatura che il Consiglio Direttivo non è stato eletto regolarmente.
Nel verbale si legge: “E’ innegabile che all’interno di Ampi ci si è schierati spesso dove trovavamo una motivazione per un tornaconto personale, mortificando il senso comune di appartenenza.”
A prendere parola è quasi subito Palazzolo Santi che legge una lettera a nome dei membri dell’AMPI e rivolta a tutto il consiglio direttivo ed in primis al presidente Fabbri.
Si legge dal verbale:
“Pur condividendo i principi che costituiscono AMPI, non condividono lo svolgersi di simposi dove molti Accademici sono stati considerati spettatori o semplici comparse.
Ciò, non è più accettabile. Tutti gli associati devono partecipare attivamente ad Accademia pur assumendosi le proprie responsabilità come rappresentanti dell’associazione. Bisogna lavorare tutti insieme in una visione comune, liberi di esprimere i propri pensieri e sapendo accettare le critiche oggettive e sincere.
Dovrebbero essere tutti coinvolti al servizio di tutti, affrontando l’oceano dell’opportunità tutti sulla stessa barca e lasciando a terra invidie, gelosie, personalismi e permalosità. Lavorare tutti con altruismo, solidarietà e lealtà.”
La situazione prende ancor più corpo quando si fa riferimento ad un particolare atteggiamento del presidente Fabbri. Pare infatti che in una lettera scritta a seguito della mancata partecipazione al Simposio di ottobre 2020 da parte di ben 45 membri, il Fabbri avrebbe usato toni molto duri in una accusa troppo forte, dichiarando che agli assenti avrebbero assunto “atteggiamenti mafiosi”.
Il tutto evidenzia delle problematiche ed una rottura che vanno ben oltre il momento storico, più che altro sembra la ciliegina sulla torta ad un malessere e ad una inadeguatezza nel sentirsi rappresentati. Da diversi anni l’Accademia ha affrontato poco il cambiamento e il rinnovarsi ed è venuto il momento di farlo velocemente. La scarsa attività dell’associazione, ha favorito anche la nascita di una nuova accademia. Cosa evidente quando Palazzolo dice:
“Non serve un nuovo e rinnovato impegno da parte di ognuno, basta avere più coerenza in ciò che si dice e di conseguenza in ciò che si fa. Occorre rispettare per essere rispettati, chi non condivide questo non condivide lo spirito con cui Ampi fu fondata tanti anni fa.
Dobbiamo sentirci liberi di affermare le nostre idee senza la paura di esprimere la propria opinione, e dobbiamo anche saper accettare le critiche, se queste sono oggettive e sincere.”
L’ultima parte della lettera riguarda proprio il Presidente e quanto dichiarato in maniera accusatoria dal Fabbri:
“Il presidente ha un ruolo importantissimo, deve riuscire ad essere un mediatore, il suo compito è quello di saper tenere unita una squadra che ha tante anime all’interno e far si che queste anime non si disperdano. Non può permettersi di lanciare accuse generiche e infamanti di atteggiamenti mafiosi , tu avevi il dovere oltre che il diritto di buttare fuori dall’ampi questi mafiosi se avevi la certezza di ciò di cui hai avanzato le accuse.”
Durante la riunione si è poi passati al punto all’ordine del giorno riguardante la votazione delle cariche istituzionali dei consiglieri che dovranno far parte del Direttivo dell’Associazione.
È stato deciso dai votanti di procedere esprimendo 11 preferenze, dando così luogo alla seguente situazione:
65 voti Zizzola Stefano
61 voti Dalmasso Alessandro
48 voti Palazzolo Santi
47 voti De Riso Salvatore
43 voti Amato Giuseppe
41 voti Alverà Massimo
40 voti Dianin Denis
40 voti Gabbiano Salvatore
40 voti Urbani Andrea
39 voti Pozza Carlo
37 voti Ferretti Sandro
È parsa chiaro e quasi inevitabile una necessità di rinnovo e di mettersi in gioco, per la squadra e per il bene comune della pasticceria italiana così come succede per le attività individuali. Il cambiamento corre veloce ed ovviamente è nei periodi di crisi che si palesano chiaramente sia le cause che gli effetti.
Negli ultimi decenni poco e niente si è mosso in un comparto che è indubbiamente risultato l’incompreso del settore ristorazione; era ora si definissero dei punti forti che facciano da motivazione e da traino per una evoluzione che porti ancora una volta ad affacciarsi ad una maggiore internazionalizzazione nonché ad una valorizzazione dei tratti essenziali identitari.
Non basta creare una associazione, fissare un obiettivo e rendere partecipi il minimo necessario dei colleghi con il solo fine della gloria personale, perché quella può bastare per poco. In ogni comparto, in tutte le realtà, serve essere davvero una team: ruoli differenti, tener conto delle competenze e dell'esperienza dei singoli ma un obiettivo comune, lavorare per la crescita individuale e lasciare che la forza del singolo sia vanto e a vantaggio della squadra, solo quando ciò avviene si può aspirare ad un'associazione coesa, longeva e che arrivi ai risultati preposti.
COLLABORAZIONE, questa è indubbiamente l'insegnamento cardine che il 2020 avrebbe dovuto portarci in dono. Insomma chi porta il pallone non deve avere la pretesa che gli vengano per sempre serviti palloni da infilare a porta vuota perché solo quando in una squadra tutti collaborano e si sentono partecipi e ugualmente importanti si può aspirare a raggiungere obiettivi che facciano il bene della comunità.
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