Shiro Vino Bianco 2019 Canlibero, la "bevuta semplice" di Ennio Romano
Nel Sannio, a Torrecuso, il vino naturale e biodinamico di Ennio Romano: Shiro Vino Bianco 2019 Canlibero
"È un bianco da aperitivo, una bevuta semplice", così ha definito Ennio Romano il suo Vino Bianco Shiro. Ad avercene di bevute semplici come questa!
Le bottiglie di Canlibero spiccano con prepotenza e simpatia sugli scaffali delle enoteche che scelgono i canali dei vini naturali. Faccio molta attenzione alla grafica in etichetta, e questa con l’immagine fiera e accogliente di Brando, l’american bulldog del nostro vignaiolo grafico - o grafico vignaiolo, fa proprio bene il suo mestiere.
Oggi quel “cane sciolto”, come lo definisce, non c’è più, e così gli ha dedicato l’immagine grafica sulle sue bottiglie di vino. Lo rievoca poi anche nel nome dell’azienda, Canlibero, dove Libero è il richiamo al territorio di Torrecuso, il suo santo patrono. Insomma, il tutto è frutto di una storia singolare che rimanda con trasparenza l’idea di “vinificare” questo areale del vino, uno dei più vitati in Italia, secondo il proprio modo di essere e di sentire la terra.
Canlibero nasce nel 2011 e il riscontro è stato immediato. Il Monte Taburno sta a guardia delle vigne sparse tra i 280 e i 420 metri di altitudine in località Tora. Siamo nel Sannio, dove la tradizione vitivinicola è predominante nella storia delle famiglie e dove tutto va piuttosto lento.
Proprio a causa di questa lentezza, molti dei giovani vanno via, proprio come è accaduto al nostro produttore. A Roma in quegli anni c’era un gran parlare intorno al mondo dei vini naturali, con eventi dedicati che hanno raccolto molti proseliti. Questa opzione ha iniziato a tracciare la giusta dimensione nella mente di Ennio, fino a scegliere di ripiantare radici a Torrecuso.
Sia lui che la moglie Mena Iannella sono figli di vignaioli e, tra i tre ettari di vigna del nonno di lei, prendono forma i vini immaginati con idee di grande libertà di espressione. Le prime etichette a uscire sul mercato sono Iastemma nel 2012 e poi Turrumpiso nel 2014. Il mondo degli appassionati dei vini naturali risucchia immediatamente la produzione mentre l’incontro con Mads Kleppe, sommelier del Noma, è stato un trampolino di lancio molto importante. Kleppe si è innamorato del suo V for Vittorio, il bianco macerato di fiano e trebbiano, acquistando tutte le bottiglie disponibili in Danimarca.
Ancora oggi Ennio e Mena in azienda fanno tutto da soli, con l’aiuto del figlio Vittorio, e i loro vini continuano a piacere e a raccogliere consensi.
Shiro, il Vino Bianco da uve trebbiano e falanghina che in questa specifica annata, 2019, sono presenti rispettivamente al 70 e 30%, mentre nella precedente (quella del 2018) il blend era in misura opposta. Il vino è vinificato in acciaio, senza macerazione sulle bucce, come accade invece per altri bianchi, la fermentazione del mosto è spontanea, zero solfiti aggiunti, non è filtrato, si effettuano unicamente i travasi.
In vigna si lavora secondo i principi della certificazione biologica, con alcuni preparati biodinamici. Mostra un colore ambra luminoso nel bicchiere, è accattivante al naso e con il tempo amplifica l’insieme di profumi cha va dal mandarino, all’albicocca, poi il fiore di lavanda, zenzero e fico d’india. Sa conquistare anche all’assaggio, quello che dovrebbe essere molto semplice secondo Ennio.
Sì, scivola via con facilità, è succoso e ruvido, ma anche setoso, sembra di poterlo masticare. Sa incuriosire il palato che richiede subito un altro bicchiere riportando delicatamente i sentori del mandarino e delle sue foglie.
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