Sopraquota 900 il Vino Bianco 2019 di Rosset che sorprende tutti
Sopraquota 900 Rosset Terroir Valle d'Aosta
Se almeno una volta hai avuto la fortuna di camminare tra le vigne di montagna in Valle d’Aosta, difficilmente dimenticherai le emozioni di tanta bellezza. I costoni rocciosi vengono lavorati a terrazze strappate alle Alpi con enorme fatica e le viti sono mantenute molto basse per difenderle dai venti gelidi.
Tutto è fatica a queste altitudini, per i suoli sassosi, per le pendenze quasi impossibili, per il freddo tagliente, per le strade poco praticabili. Eppure i vignaioli valdostani non hanno mai abbandonato il campo, seppure le aree vitate nel tempo si siano ridotte. Ci hanno pensato i consorzi a ridare fiducia, con ottimi risultati. É venuto poi il tempo delle cantine private che un po’ tutte hanno saputo portare buoni risultati a casa.
Ora è il momento dei Rosset, si parla moltissimo del loro vino bianco Sopraquota 900 ed effettivamente è straordinario nell’unicità della sua espressione e nell’estrema finezza.
Sembra che questa famiglia faccia tale nobile mestiere da generazioni, eppure l’azienda agricola ha una storia recente, nasce nel 2001 con un progetto ambizioso. Si pensi che nel caso del Vino Bianco Sopraquota 900, utilizza tutte le tipologie di contenitori per vinificare le uve di petit arvine, dall’anfora, all’orcio, all’acciaio ed il legno.
La vigna di due ettari situata a Cumiod, nel comune di Villeneuve, si spinge coraggiosamente oltre i 900 metri di altitudine, fino a toccare i 1.050. Ha un’età di circa trent’anni e ha ancora tanto da dare su questi suoli ardui, sassosi, ricchi di ardesia, granito e quarzo.
Mi sono sempre molto piaciuti i vini da petit arvine, un vitigno che è arrivato su questo versante delle Alpi dalla Svizzera, dal Valais, che sa regalare grandi bevute e sa sempre sorprendere con una personalità che varia molto sia per l’interpretazione del produttore che per la zona specifica dove sono allevate le viti.
Devo dire che Sopraquota 900 è un fuori classe, già solo mettendo il naso sul bicchiere si intuisce l’estrema finezza del vino. Sorprende per l’eleganza, per la profondità e ampiezza dei profumi, per il suo andamento sinuoso e leggiadro che non fa minimamente pensare alle asperità del territorio dal quale prende vita.
Va detto che il vino trasmette in maniera nitida l’idea di entusiasmo che sicuramente anima i suoi produttori.
Delicato nel colore e nella trama, cristallino nella luminosità, sussurra una dopo l’altra le note olfattive che aprono sui toni balsamici sottili di menta secca, poi di liquirizia, ancora mandarino, etereo il muschio bianco come l’anice stellato e il fiore bianco che ricorda un piccolo giglio selvatico. Il sorso ha materia e assume leggerezza sulla spinta della freschezza tagliente, lunghissimo e salato, elegante, cristallino, si fa bere con curiosità e emozione.
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