T.D.S.O.R. feat Vanessa Vialardi: Nel mio mondo non ho mai dovuto combattere stereotipi e pregiudizi
La parte oscura della ristorazione: Le donne e la cucina, a casa si nei ristoranti no!
THE DARK SIDE OF RESTAURANTS feat Vanessa Vialardi: “ ”
Le criticità legate al lavoro e nello specifico al modo della ristorazione.
In una serie di interventi, che abbiamo deciso di chiamare “tracce” come in un disco, cercheremo di analizzare temi che spesso vengono messi in secondo piano. Queste dinamiche meriterebbero la giusta attenzione per provare a migliorare un lavoro che di per sé ha, intrinseche, delle criticità che difficilmente potranno essere eliminate se non attraverso dei tavoli di discussione e una maggiore attenzione al fattore umano che manda avanti questo settore.
Dalla cucina alla sala, dalla proprietà ai clienti ecc, cercheremo di analizzare le criticità, in che modo influenzino il lavoro e quali strategie utilizzare perché si possa migliorare la vita di chi opera nel settore ristorativo.
Nello specifico, con questa rubrica andremo ad analizzare come il mondo della ristorazione sia un mondo molto stressante e cercheremo di analizzare e descrivere le strategie da mettere in atto per migliorare lo stile di vita degli addetti al settore, nonostante le criticità intrinseche in questo lavoro (orari, rinunce, rapporti interpersonali, spazi di lavoro ecc).
LE DONNE IN CUCINA
Track 7 - Like a Girl
E lo lancio (come una ragazza)
Lo lancio, lo lancio (come una ragazza)
Uscendo fuori alle sette e cinquanta, mi sento prepotente nella mia citta
Perché io lo dirigo (come una ragazza)
Lo dirigo, lo dirigo (come una ragazza)
……
Adesso guardami farlo, guardami farlo
Guarda, guarda, lo faccio
Come una ragazza (come una ragazza)
Come una ragazza (come una ragazza)
(Lizzo)
I lati oscuri dei ristoranti feat. Vanessa Vialardi - Donne in Cucina
Eccoci, continuiamo con il racconto e la riflessione della donna nella nostra società, la narrazione che ne viene fatta e tutti gli stereotipi che le girano attorno.
Il punto che vogliamo mettere in luce in questa serie di articoli e interviste è il lato oscuro della cucina, tutti quegli argomenti di cui si parla poco o solo in determinati giorni dell’anno per ricorrenze etc. senza creare una vera sensibilizzazione sul tema.
In questo articolo abbiamo ritenuto interessante ascoltare un altro punto di vista all’interno dell’ampio spettro della ristorazione, la barlady Vanessa Vialardi, una dei titolari del cocktail bar D.ONE a Torino, in zona San Salvario e del Soho.23 in Piazza Vittorio. Inizia a lavorare in sala e poi viene affascinata dal mondo del bartending. Frequenta dei corsi di american bartendig e AIBES (Associazione Italiana Barmen e Sostenitori), quindi la gavetta in alcuni famosi locali di Torino per poi diventare un’imprenditrice di questo mondo.
Ma come al solito vi lasciamo alle parole di Vanessa, quindi buona lettura…magari con un bel cocktail in riva al mare.
Ciao, iniziamo con la nostra domanda di rito, come va in questo periodo di ripresa dopo un anno particolarmente impegnativo?
Come va? Direi bene! Sicuramente è stato un periodo difficile per tutti noi in questo settore lavorativamente e anche emotivamente, ma ora siamo ripartiti! Per quanto mi riguarda io e miei soci nei mesi di chiusura abbiamo continuato a lavorare per le nostre attività in vista della ripresa. Abbiamo ristrutturato uno dei due locali, abbiamo lavorato alle nuove drink list e ai nuovi menù, abbiamo pensato e realizzato idea volte a incrementare le nostre proposte. Quindi, tutto sommato, abbiamo tenuto la testa occupata e questo è stato un bene!
Sicuramente il Covid e questo anno passato hanno cambiato un po’ gli scenari e il modo di lavorare, ci siamo dovuti adattare alle nuove regole, abbiamo dovuto “ridimensionare” i nostri locali e magari anche adattare la nostra proposta al particolare momento, ma ora siamo ripartiti e questo è quello che conta. Siamo felici di poter tornare a fare ciò che amiamo! Le difficoltà le affrontiamo e le affronteremo sempre. Ma crediamo in quello che facciamo e non ci facciamo abbattere dalle situazioni, men che meno da questa. Quindi siamo motivati e pronti a ricominciare!
Ottimo spirito per affrontare il futuro. Buttiamoci nell’argomento principe dell’intervista, credi che essere una barlady sia diverso dall’essere un barman? In termini di credibilità e di percepito della società?
Non posso dire di no, ma per fortuna non è sempre così!
Ci sono e ci sono state sicuramente delle situazioni e delle circostanze nella mia carriera in cui essere donna ha influito negativamente sul percepito che altre persone potessero avere di me in termini di affidabilità e credibilità, ma vi sono state anche situazioni in cui l’essere donna è stato apprezzato o preferito, e parlo sia in ambito lavorativo tra colleghi, sia ad esempio nel rapporto titolare-dipendente.
E invece per ciò che concerne la tua formazione il tuo essere donna ha influito? Se sì, se no, in che modo?
Come dicevo prima dipende dalle situazioni, sicuramente in alcune cose credo di sì. Come in molti aspetti della vita anche in quello lavorativo uomini e donne hanno un approccio diverso, sia dal punto di vista creativo, sia organizzativo, di gestione dei tempi e delle risorse. Poi, ovvio, molto fa il carattere, la formazione e l’attitudine delle persone a prescindere dal sesso, ma sicuramente in alcune circostanze essere donna ha influito positivamente nel mio percorso di formazione e crescita, per attitudine e capacità!
Spesso analizzando la figura della donna nel ambito lavorativo notiamo che ci sia ancora tanto da fare. Crediamo che nella ristorazione (intesa a 360° compresi i cocktails bar ecc) ci sia ancora molta discriminazione verso le donne, anche di rinunce in termini umani e pregiudizi legati alla visione della donna, secondo te è così? Quali sono gli ostacoli maggiori nel tuo settore?
Per quanto mi riguarda poche volte mi sono trovata in “difficoltà” in ambito lavorativo in termini di discriminazione o bassa considerazione da parte dei colleghi. È capitato sì, ma spesso era la classica impressione iniziale (sbagliata) che purtroppo molti hanno quando vedono affacciarsi, soprattutto ad un lavoro ritenuto prettamente o principalmente maschile, una donna.
Mi è capitato più spesso invece da parte dei clienti che preferissero il mio collega “uomo” a me semplicemente perché uomo o, ad esempio, quando da responsabile o titolare mi capita di interfacciarmi con rappresentanti o aziende o comunque collaboratori esterni che a volte pensano a quanto pare che in quanto donna io come altre credo, non siamo in grado di gestire o amministrare qualcosa.
L’ostacolo maggiore quindi è sicuramente superare questi pregiudizi iniziali!
Quando si parla di parità di genere, si fa giustamente notare come l’aspetto estetico influenzi molto la percezione degli altri quando la professionista in questione è una donna. Come se l’essere più o meno conformi ai canoni estetici imposti dalla società (qui potremmo aprire un capitolo a parte) renda più o meno capaci le persone nella loro professione.
Quindi ora vorremmo chiederti in un mondo dove spesso l’idea di una barlady significa essere solo una “bella ragazza” che versa alcolici in un bicchiere, tu cosa ne pensi? Ti è mai successo di essere stata giudicata dal tuo mero aspetto esteriore in campo professionale?
Non posso negare che in certe situazioni mi sia capitato di essere inizialmente apprezzata, notata, giudicata per il mio aspetto. Ma credo che poi la professionalità, la preparazione e la competenza abbiamo avuto voce al di là del mio aspetto fisico o del semplice fatto di essere donna!
Che ne pensi del racconto che viene fatto nel mondo della ristorazione della “cucina al femminile” e del “bere al femminile”, mettendo automaticamente in risalto che sia quasi un altro tipo di cucina? C’è gente che parla ancora di piatti femminili, ingredienti al femminile, vini femminili, cocktail femminili ci piacerebbe sapere una tua riflessione.
Uomini e donne sono diversi e aggiungerei, per fortuna, se no sai che noia! Quindi lavorativamente e creativamente parlando sicuramente abbiamo un approccio diverso! Riguardo al fatto che si parli di ingredienti, piatti, cocktail femminili, credo sia un pregiudizio ormai superato. Nel senso che i gusti, i modi di bere, parlo soprattutto per il mio campo, negli anni si sono evoluti e sono cambiati. È cresciuta la proposta e la disponibilità di prodotti. Quindi parlare di prodotti “femminili” mi sembra solo uno stereotipo superato. Non vedo molte differenze nel bere tra uomini e donne. Le differenze le fanno i gusti personali di ognuno.
In un tempo dove ancora molte donne non sono economicamente autonome e gli imprenditori preferiscono investire principalmente sugli uomini, è semplice trovare investitori che investano in una donna come risorsa e come punto di riferimento per un locale, ovviamente in base alla tua esperienza e al tuo campo?
Da questo punto di vista io ho avuto la fortuna di interfacciarmi quasi sempre con persone che hanno creduto in me e che hanno investito su di me, sulla mia professionalità e sul mio lavoro.
Come per la cucina, secondo te perché ci sono così poche barlady conosciute al grande pubblico?
Credo che in generale il nostro settore non abbia mai avuto un gran risalto, se ad esempio paragonato alla cucina. Il fatto che ci siano poche barlady conosciute al grande pubblico credo sia più che altro una questione di numeri. Siamo sicuramente molte meno rispetto ai nostri colleghi uomini.
Grazie mille Vanessa per averci offerto una panoramica su un mondo che è ancora poco conosciuto e che in effetti, a sentire le sue parole, pare essere un'isola felice in cui non esistono stereotipi di genere e difficoltà particolari.
Fateci sapere cosa ne pensate, a presto con una nuova Track che vedrà protagonista un altro chef…siete curiosi? Allora seguiteci e lo scoprirete.
Next Track – LIKE A GIRL Nel frattempo se volete passare un po' di tempo accompagnati da un po' di musica vi lasciamo il link della Compilation creata per questa rubrica. Siete curiosi di sapere quali saranno i prossimi temi…cercate di scoprirlo attraverso i brani.
La Playlist - The Dark Side of Restaurants
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